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Omicidio Mollicone, i testimoni tornano sulle ore della scomparsa: in aula l’angoscia e il buio di quei momenti

Omicidio Mollicone

Omicidio Mollicone, un cold case ancora irrisolto dopo quasi 23 anni. E allora oggi si è tornati in aula, e per la nuova udienza del processo d’appello si è ri-andati indietro, all’inizio di tutto: alla improvvisa scomparsa della ragazza di Arce, e alle ore in cui sono scattate le ricerche. A quella terribile sera del […]

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Omicidio Mollicone

Omicidio Mollicone, un cold case ancora irrisolto dopo quasi 23 anni. E allora oggi si è tornati in aula, e per la nuova udienza del processo d’appello si è ri-andati indietro, all’inizio di tutto: alla improvvisa scomparsa della ragazza di Arce, e alle ore in cui sono scattate le ricerche. A quella terribile sera del 1 giugno 2001, quando tutto è cominciato e, sin dalle prime battute, l’intera, dolorosa vicenda si è avvolta in una coltre di mistero, di sospetti, di verità negate…

Omicidio Mollicone, in aula si riparte dalle prime ore della scomparsa

Questa mattina in aula, allora, le lancette sono tornate indietro a quella maledetta sera di 23 anni fa, al momento della scomparsa della studentessa svanita improvvisamente nel nulla. Ore di preoccupazione e di angoscia che, col passare del tempo, diventano disperazione e choc. Ebbene su quella sparizione di Serena che ha segnato l’inizio della tragedia e l’incipit di un giallo tutt’oggi irrisolto, il primo testimone ascoltato oggi in aula è stato l’appuntato Emilio Cuomo. Era in servizio insieme al brigadiere Santino Tuzi, quando arrivarono le prime segnalazioni sulla scomparsa della ragazza. Tuzi, è il carabiniere che si suicidò nel 2008 dopo aver rivelato di aver visto Serena entrare in caserma la mattina del primo giugno.

La testimonianza dell’l’appuntato Emilio Cuomo

«A me non ha mai detto di aver visto Serena entrare in caserma. Non me lo disse mai neanche mentre facevano le ricerche», ribadisce l’appuntato dei carabinieri Emilio Cuomo, davanti alla prima Corte d’Assise d’Appello di Roma dove è in corso il processo di secondo grado per l’omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce uccisa nel 2001. Processo che vede imputati il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Arce. Il figlio Marco. E la moglie Annamaria, accusati di concorso nell’omicidio insieme al carabiniere Vincenzo Quatrale. Un altro carabiniere, Francesco Suprano, è invece accusato di favoreggiamento. Oggi in aula, allora, erano presenti tre dei cinque imputati, tutti assolti in primo grado: il maresciallo Franco Mottola. Il luogotenente Vincenzo Quatrale. E l’appuntato Francesco Suprano.

«Tuzi non mi disse di aver visto Serena entrare in caserma»

L’appuntato procede. Mette in fila quanto ricorda. Ricostruisce. «Eravamo insieme (Cuomo e Tuzi ndr) quando ci ha chiamato la centrale operativa per dirci di andare in caserma ad Arce, dove alcune persone avevano bisogno di aiuto», ha raccontato l’appuntato in aula nella sua testimonianza. Poi prosegue: «Io ho saputo della scomparsa della ragazza quando siamo arrivati dal papà, Guglielmo Mollicone. Era circa mezzanotte e mezza e poco dopo è rientrato in caserma con la macchina il maresciallo Mottola. Accanto a lui c’era la moglie. Mottola indossava una tuta ginnica».

Omicidio Mollicone, si scava nel passato

I tasselli della ricostruzione di Cuomo vanno ad inanellarsi via via che il racconto procede. «Tuzi entrò in caserma con Mottola e Guglielmo – ha quindi detto Cuomo ripercorrendo quei concitati istanti –. Io sono rimasto finché non è uscito con una busta in mano: dentro c’era la denuncia di scomparsa e qualche foto di Serena che dovevamo portare a Pontecorvo». A quel punto «Tuzi – va avanti Cuomo aggiungendo altri particolari – mi disse che conosceva bene Serena e che conosceva anche il padre che era stato insegnante dei suoi figli».

In aula ascoltato anche lo zio di Serena

Già, il papà di Serena, che ha combattuto fino all’ultimo istante alla ricerca della verità. Una verità che non è riuscito a veder acclamata prima di morire. oggi, a parlare per lui, è stato Antonio Mollicone, lo zio paterno di Serena, che davanti alla prima Corte d’Assise d’Appello di Roma, ha ricordato la sua sera del 1 giugno 2001: quando tornò a casa dal lavoro e apprese della scomparsa della nipote. «La preoccupazione per la scomparsa di Serena si trasformò subito in inquietudine e in angoscia. Serena non si comportava mai così, quando faceva tardi avvisava sempre. Questo silenzio il papà lo leggeva come qualcosa di molto negativo».

Poi tocca al meccanico: e si torna nuovamente alla sera del 1 giugno…

Non solo. «Guglielmo mi raccontò di aver visto Serena turbata, a scuola avevano fatto un dibattito sulla droga e lei diceva “come si fa se le istituzioni non ci aiutano?”. Ad Arce erano morti 4-5 ragazzi per droga e Serena soffriva per questo», racconta lo zio. Poi, tocca a un altro testimone ancora, e a quell’angoscia che intanto montava nell’animo del papà di Serena. Dopo l’appuntato Cuomo è la volta di Pasquale Simone, un meccanico. E si ritorna nuovamente alla sera del 1 giugno. Simone fu chiamato da Guglielmo Mollicone preoccupato per la scomparsa della figlia e lo accompagnò in caserma. Una testimonianza con molti non ricordo: «Sono passati tanti anni», ammette del resto anche la Procura generale.

Omicidio Mollicone, 23 anni senza una verità acclarata

Quasi 23 anni in effetti… Eppure l’omicidio di Serena resta sempre un enigma e un processo ancora aperto. Oggi in aula, allora, erano presenti tre dei cinque imputati, tutti assolti in primo grado: il maresciallo Franco Mottola. Il luogotenente Vincenzo Quatrale. E l’appuntato Francesco Suprano. Testimonianze, ricordi, ricostruzioni nuovamente da decodificare. E una verità a cui mettere ancora la parola fine.

 

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