La FIMI è molto soddisfatta per la tutela dei diritti con l’AI Act: «Modello per tutti»
La soddisfazione per l’approvazione della legge europea sull’intelligenza artificiale si estende a macchia d’olio. Tra le categorie, monitorate maggiormente da Giornalettismo nell’ultimo periodo, spicca sicuramente quella degli editori musicali, soprattutto in Italia. In tutto il mondo, al contrario, gli editori musicali hanno alzato le barricate contro lo scraping adottato per l’addestramento dell’intelligenza artificiale e l’acquisizione, all’interno dei dataset dei vari strumenti di AI generativa, di opere di ingegno. Bene, dopo la decisione del parlamento europeo di approvare l’AI Act a larga maggioranza, gli editori musicali italiani si sono mostrati d’accordo con le forze politiche che hanno licenziato il regolamento.
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FIMI e AI Act, la soddisfazione degli editori musicali
Enzo Mazza, CEO di FIMI, che in rappresentanza degli editori musicali italiani è sempre stato un punto di riferimento per la battaglia a tutela del lavoro autoriale rispetto alle tecniche di scraping adottate dagli strumenti di intelligenza artificiale, ha manifestato soddisfazione per il voto del parlamento. La sua presenza a Strasburgo nella giornata di ieri, del resto, è stata emblematica: «Un passaggio storico che mostra ancora una volta, dopo la Direttiva Copyright, come l’Europa sia all’avanguardia nel regolamentare l’innovazione evitando il far west – ha dichiarato -. Ora l’Italia, che guida il G7 nel 2024, ha l’opportunità di spingere a un accordo globale. Ringraziamo intanto tutti i parlamentari italiani che hanno votato a favore con uno spirito bipartisan e in particolare il relatore Brando Benifei che ha seguito e negoziato questo fondamentale testo normativo».
Il principio che più viene apprezzato dagli editori musicali italiani è quello della trasparenza sui modelli di addestramento, che viene esplicitato all’interno del testo. Addirittura, quello individuato dall’AI Act – secondo la FIMI – è un modello nel campo della tutela del diritto d’autore. Soprattutto perché, nonostante gli accordi trovati negli Stati Uniti che hanno un po’ mitigato l’impatto dell’intelligenza artificiale sul settore musicale e sulle grandi major del settore, l’Unione Europea ha offerto agli editori musicali un appiglio e uno strumento che altrove non esiste.
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