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Invincibile Sinner (Crivelli, Ercoli, Azzolini, Rossi, Semeraro, Martucci). Sinner in missione con papà (Cocchi, Piccardi). Finalmente Berrettini (Nizegorodcew). Per Alcaraz esame vero con Zverev (Bertellino)-

Invincibile Sinner (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Implacabile. Smessi gli occhiali da Clark Kent che lo accompagnano nella quotidianità extratennis, in campo Jannik Sinner è ormai l’incarnazione di Superman, un eroe sovrumano che con la forza tranquilla del suo gioco senza macchie travolge ogni nemico gli si pari di fronte. Nemmeno la grande speranza yankee Ben Shelton, possessore di uno dei più micidiali servizi del West, ha trovato la criptonite per neutralizzarlo, nonostante abbia perfino tirato una battuta a 223 km all’ora. Malgrado il bombardamento, la Volpe Rossa è sempre rimasta in controllo anche in un primo set in cui ha avuto sul 5-4 la palla per chiudere il parziale, ma un nastro maligno ha propiziato il controbreak dell’americano, e poi quando si è visto rimontare da 4-1 a 4-4 nel tie-break. Da li, però, ha infilato 15 dei successivi 17 punti e ha finito per rompere gli argini. Un fiume in piena che così ha allungato a 15 la striscia di vittorie consecutive nel 2024 […], la quinta miglior partenza stagionale di sempre dal 1990, quando fu introdotto l’attuale calendario Atp. Le 41 di Djokovic del 2011 sono ancora un miraggio […]. Ma se vincerà il torneo, Sinner, che ha già raggiunto Agassi, salirà al terzo posto davanti a giganti come Sampras e Federer. Oggi […], nei quarti, gli tocca intanto il ceco Jiri Lehecka, n.32 del mondo, a Indian Wells giustiziere di Rublev e Tsitsipas e uno dei giocatori più caldi del momento sul veloce, dunque pericoloso: ma nella bolla di Jan non c’è mai stato posto per la sottovalutazione di qualsiasi rivale. […] Tra i due un solo precedente, nel Challenger di Ostrava dell’aprile 2019, quando si affrontarono non ancora diciottenni […]. E vinse Jannik, allora n. 298 Atp, 6-4 6-2 contro un rivale che non aveva ancora classifica. Come sempre, sono le crude statistiche a dare valore alle doti del numero 3 del mondo e al suo stato di grazia: ha sconfitto Shelton con la sua stessa arma, il servizio, fondamentale in cui è stato migliore nella percentuale di prime […] , nei punti con la prima […] e nei punti con la seconda […]. Numeri che esaltano pure la qualità della sua risposta, certificata da uno sconvolgente 43% di punti ottenuti in ribattuta contro uno dei più letali battitori del circuito. Ma se la forza contro il servizio altrui lo accompagna fin dalla culla, in due anni i progressi in battuta sono stati straordinari: «Quando sei così giovane è anche molto più facile migliorare. Fisicamente cresci, lavori tanto in palestra, stai diventando più forte e puoi servire più veloce per un periodo di tempo più lungo. Ho solo 22 anni, spero di poter ancora migliorare il servizio per i prossimi anni finché non otterrò un colpo coerente: mi sto avvicinando. Ho cambiato il movimento del servizio l’anno scorso a metà stagione, c’è molto lavoro dietro». […] Con questi numeri, con la serie di risultati che si porta dietro, senza più Djokovic in stato confusionale e con Alcaraz e Medvevev ancora scottati dalla sua impetuosa crescita, si comprende perché gli scommettitori lo considerino favorito anche in California per quello che sarebbe il terzo torneo vinto di fila. Come al solito, lui si affida alla filosofia: «La pressione e le aspettative su me stesso ci sono sempre. Io mi sento solo preparato, se sono a posto mentalmente e fisicamente dico “ok sono qua, semi batti ti stringo la mano e domani mi alleno”. Se vinco c’è comunque da lavorare, quindi il risultato è una piccola cosa. Ora gestisco meglio i punti importanti, ma puoi imparare solo perdendoli prima. Ho lasciato tanti punti in questo tipo di match, devi solo accettarlo e poi provare a lavorare. Ho avuto alcune partite difficili in passato, che ho perso, e sto ancora cercando di capire il perché». Ma come un vecchio saggio, sembra già possedere la risposta: «Devi avere una mentalità positiva, e credo di averla in questo momento, e devi essere contento in campo anche se le cose non vanno benissimo. Con Lehecka sarà un incontro molto difficile, lui gioca molto bene ed è molto aggressivo. La cosa più importante, però, è sempre andare alla ricerca di un miglioramento». Via, più veloce della luce.

L’allenamento, la cena con papà e poi una serie tv (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Una serata faticosa, conclusa in gloria con la vittoria su Ben Shelton, lottata per tutto il primo set. E la cosa che più di tutte avrà desiderato Jannik dopo gli impegni con i media e i trattamenti sarà stata tornare a casa, buttarsi sul letto e mangiare qualcosa di leggero, cucinato dal papà Hanspeter che anche quest’anno, come quello passato, è arrivato a Indian Wells col doppio incarico di padre del campione e cuoco della truppa. Un compito che svolge con attenzione e seguendo tutti i dettami di Umberto Ferrara, il preparatore atletico che gestisce anche l’alimentazione e l’integrazione di Jannik studiate attentamente a seconda che si tratti di una settimana di torneo o di preparazione. […] Dopo la partita Jannik ha detto che ama cucinare con il papà, godersi
momenti che in passato non è riuscito a condividere per la lontananza. Dieta leggera, dunque, da atleta. Non c’è
spazio per l’estro culinario di Hanspeter che cucina principalmente pesce leggero cotto al forno, verdure e riso,
anche se Jannik ama molto la pasta al sugo, uno dei primi piatti che gli ha insegnato papà: «La nostra routine di questi giorni è molto semplice: preparare la cena, mettersi a tavola con tutto il team. Poi me ne resto un po’ sul divano con papà a vedere qualcosa in tv, magari su Netflix. Dipende dalla stanchezza» Viene spesso fuori quanto a Sinner siano mancati il nido, la famiglia, la routine che per molti è noiosa abitudine tra le mura domestiche, mentre per lui è coccola, rarità, un piacere che per troppo tempo gli è mancato. Adesso, quando potrebbe colmare tutte le sue mancanze comprandosi oggetti costosi, cerca di recuperare la quotidianità che gli è mancata da quando a 14 anni è andato via da Sesto Pusteria. Di quanto conti essere circondato dalle persone giuste, lo dice in ogni momento: «Sono sempre stato un giocatore a cui non importa molto che cosa dice la gente. O piaccio o non piaccio, non posso controllare tutti. Quello che posso controllare sono le persone che mi circondano, che per me sono molto più importanti di tutto il resto». […] Alla vigilia del match, comunque, le abitudini sono ferree. Le regole sono i binari da cui non si discosta mai, quelli su cui corre il Frecciarossa diretto verso il numero 2 al
mondo in un testa a testa con Alcaraz. E se proprio Juan Carlos Ferrero aveva detto al suo pupillo di essere più professionale e attento alla sua vita fuori dal campo, Sinner è abituato a farlo da sempre. Il giorno dopo la
vittoria, Jannik ha riposato a lungo, forse non come avrebbe voluto, visto quanto il Rosso ami poltrire sotto le coperte. La mattina, dopo la colazione, è iniziata con un po’ di riscaldamento e lavoro atletico prima di fare lavoro sul campo. Un’oretta e mezza di tennis con uno sparring sotto la guida di Darren Cahill, e poi il ritorno
a casa per il pranzo, a cura di Hanspeter. Nel primo pomeriggio, dopo un po’ di riposo entra in scena Giacomo Naldi, il fisioterapista bolognese che segue Sinner da circa un anno e che ieri si è soffermato in particolare sul braccio destro, che Jannik si è toccato qualche volta di troppo contro Shelton.

Sinner gioca al buio (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport Stadio)

La sensazione americana si inchina al campione azzurro. Questo il facile riassunto dell’ottavo di finale di Indian Wells che ha visto Jannik Sinner imporsi su Ben Shelton con il punteggio di 7-6(4) 6-1. Sul Centrale del torneo californiano, sotto lo sguardo attento del pubblico di casa, si è svolto il terzo atto di quella che in futuro potrebbe diventare un’altra rivalità accesa: da un lato il numero 3 del mondo; dall’altro il ventunenne di Atlanta
che nell’ultimo anno e mezzo si è abbattuto sul tour con una rapidità che ha ricordato quella dell’altoatesino e di Alcaraz. Il forte tifo a stelle e strisce è stato però smorzato da un assolo dominante e, al netto di qualche inciampo nel primo set, Sinner ha archiviato a pieni voti quella che, prima di un’eventuale semifinale con Zverev o Alcaraz, poteva essere la pratica più scottante. Prima del fatidico incontro, il bilancio tra i due era in perfetta
parità: un successo a testa nella scorsa stagione. Shelton aveva trionfato su Sinner a Shanghai, quando l’italiano aveva accusato le fatiche della fresca vittoria di Pechino. Poche settimane dopo è poi maturato il riscatto in quel di Vienna. Una volta entrato in campo Shelton ci ha subito messo i muscoli e ha provato a imporre il suo tennis estremamente aggressivo, prestandosi così però anche a diversi gratuiti. Nel quarto gioco l’americano manca la conversione di quattro palle break e nel game successivo cede la battuta trovandosi costretto a inseguire. Il numero uno d’Italia nel giro di poco serve per il set sul 5-4, ma una volta fallito tre set point permette al rivale di rimettersi in carreggiata. Nei dieci minuti successivi riemerge qualche alto e basso del passato, ma quando conta
l’italiano ritrova la trebisonda, mentre il giovane Ben si eclissa dal match. Nel secondo parziale va tutto liscio, allungo già nel secondo gioco e un risultato che evidenzia l’attuale divario tra i due. Temibile sulla partita secca, il tennista di Atlanta adesso si trova al cospetto della Top 10 e, come insegnatoci da Jannik, quando c’è il talento si
tratta di un traguardo che matura con tempo ed esperienza. «La 18a vittoria consecutiva? Io non do nulla per scontato e in ogni partita scendo in campo per dare il massimo. Ogni avversario è diverso: in questo caso Shelton è mancino, serve molto bene ed è un rivale ostico. Adesso giocherò con Lehecka, non lo conosco bene anche se mi hanno ricordato che ci ho giocato cinque anni fa». Correva effettivamente l’anno 2019 quando Jannik Sinner, allora 298° nel ranking mondiale, superò Jiri Lehecka, wild card che il giorno precedente aveva conquistato il primo punto ATP con un solido 6-4 6-2 al secondo turno del Challenger di Ostrava. Nella sfida tra coetanei adesso l’azzurro è la stella, ma il ceco si è affermato come una solida realtà nel circuito, guadagnandosi il suo primo quarto di finale in un Masters 1000. Forte del 32° posto nella classifica ATP e del trionfo di gennaio ad
Adelaide, Lehecka nei due turni precedenti al match odierno ha ottenuto due successi dilaganti su Andrey Rublev […] e Stefanos Tsitsipas […]. A Indian Wells è dunque tutto pronto per un nuovo test, uno di quelli in grado di stimolare Sinner, pienamente lanciato nella rincorsa alla seconda posizione mondiale. In un’eventuale semifinale potrebbe esser proprio lo scontro diretto con lo spagnolo Alcaraz, remake del 2023 dove a vincere fu I’ex numero 1 del mondo. In tema di numeri 1, Jannik ha parlato della vittoria di Nardi su Djokovic, spendendo belle parole per il connazionale: «Ci conosciamo. Non dico benissimo, ma abbastanza bene. Dovevamo allenarci insieme questo inverno, ma si è slogato la caviglia il secondo giorno. Luca è un grande talento e un bravo ragazzo. La prima volta contro un numero 1 ATP non sai cosa aspettarti e batterlo subito è incredibile, no? Sono davvero felice per lui».

Finalmente Berrettini (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport Stadio)

Matteo Berrettini torna e vincere. A distanza di 194 giorni dall’ultimo match disputato sul circuito, il romano supera il primo turno dell’ATP Challenger 175 di Phoenix. Un set per carburare, due parziali per dominare il francese Hugo Gaston, n.95 del mondo, con il punteggio di 3-6 6-3 6-1 in un’ora e quaranta minuti. «Sono semplicemente felice […]. È passato tanto tempo dall’ultimo incontro, quasi sette mesi. Mi sono detto che dovevo apprezzare il solo fatto di tornare a giocare. Avrei accettato tranquillamente anche una sconfitta, ma ho vinto, quindi meglio ancora». Sui social, Matteo ha scritto una breve frase che, però, racconta molto. «It’s been a minute, great to be back». Come fosse passato solo un minuto, anziché infiniti mesi di agonia sportiva. […] Berrettini avrebbe potuto vincere anche in due set. Un po’ di desuetudine al match si è notata nei primi game, nei quali non ha saputo sfruttare alcune occasioni. Nel secondo parziale, a tratti, è sembrato di ammirare il vero ” The Hammer” […], come è stato soprannominato nel circuito: 79% di prime in campo, 4 punti persi al servizio e drittoni veloci e pesanti come ai vecchi tempi. Il terzo set è stato un dominio assoluto. «Sono contento di aver iniziato la stagione a Phoenix […] Ho bei ricordi di quando ho vinto il titolo cinque anni fa […], è sempre un piacere venire qui. Vediamo come mi sveglierò dopo il primo turno, probabilmente un po’ indolenzito. Per fortuna ho il mio fisioterapista con me e un giorno di riposo da sfruttare. Mi sento comunque bene». In Arizona sono presenti l’head coach Francisco Roig, il secondo allenatore Alessandro Bega e il fisio Daniel Pohl. Il team si è spostato in massa per supportare Matteo in un così delicato ritorno in campo. Ogni dettaglio può fare la differenza. […] Quando si rientra, dopo una lunga assenza, il primo match è paradossalmente quello più semplice. Nel secondo può uscire fuori un po’ di indecisione tecnico-tattica o, magari, qualche piccolo doloretto […] dovuto alla mancanza di sfide ufficiali. Il prossimo avversario sarà complicatissimo. Ad attendere oggi Berrettini ci sarà Arthur Cazaux […], uno dei NextGen più forti e in ascesa del circuito. Il ventunenne francese ha appena sconfitto Musetti a Dubai e si
era spinto sino agli ottavi di finale a Melbourne, battendo tra gli altri Holger Rune. […] Matteo sembra essere rientrato nel circuito con un focus ben preciso: ritrovarsi, tornare a divertirsi e a divertire. Il ranking sarà la diretta conseguenza. Berrettini è al numero 154 del mondo ma, da Miami in poi, per alcune settimane potrà usufruire del ranking protetto e partecipare ai tornei del circuito ATP. Ritrovare il proprio migliore tennis sarà un problema relativo. L’obiettivo è ritrovare continuità a livello fisico, evitando infortuni e cercando l’agognata serenità. Dopo Phoenix e Miami la programmazione di Berrettini si sposterà dal cemento all’aperto all’amata terra battuta. E la superficie su cui il romano è cresciuto e, seppur non sia la preferita (come invece l’erba), è certamente quella che diminuisce il rischio di infortuni. Il pensiero fisso di Matteo è tornare a giocare i grandi eventi sul rosso, in particolare Foro Italico e Parigi, in […] buone condizioni fisiche. Berrettini ha dovuto saltare per due anni di fila il Masters 1000 di Roma ed è il momento di tornare a sentire esultare il pubblico di casa.

Sinner. Il tennis corazzato (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Io quella scena l’ho già vista. Al cinema. Era il 1964 e facevamo la fila per “Per un i pugno di dollari”. C’era chi
provava a nascondersi tra le poltrone per vederlo due volte di seguito. Io… La scena finale era superba, l’eroe piegava le gambe sotto i colpi della carabina Winchester di Ramon Rojo, ma non moriva, si rialzava, di continuo, cinque, sei volte di seguito. «Che ti succede, Ramon, ti trema la mano?»… Vabbè, dai, la pianto qui. Ma che posso farci se certe immagini salgono su all’improvviso da chissà dove, solo per il gusto di sovrapporsi a quelle che stai guardando? Sinner nei panni di Joe, e dunque Clint Eastwood… Mica male, eh? E Ben “faccia da impunito” Shelton, che svuota rapido la sua dotazione di cartucce, come Ramon, interpretato da Gian Maria Volonté. Mancava la colonna sonora di Ennio Morricone, ma dite, si può avere tutto? Una scena così te l’aspetti alla fine del film, ma quei due […] l’hanno proposta subito, nei primi giochi del set d’avvio. E se c’è un perché, tranquilli, va a onore del nostro, del Sinner senza fine di queste giornate, che se lo mandi giù, più si tira su. Il Sinner che ha tutti gli occhi puntati addosso, perché il tennis […] si sta interrogando su come faccia, quali siano i segreti, e come sia meglio opporsi a tanta irruente prepotenza concentrata su un’unica racchetta. E allora c’è chi, come Shelton, sceglie di svuotargli subito il caricatore addosso. Hai visto mai? Magari lo becco al primo colpo, di striscio, o di rimbalzo, e lo obbligo a proseguire sotto la scorta dei cattivi pensieri, furioso per essersi fatto sorprendere, avrà pensato l’americano, chissà se da solo o in connubio con papà Bryan, che certo ai suoi tempi non veniva riconosciuto come uno stratega sopraffino, e nemmeno come un intellettuale del tennis. Così, Ben ha progettato di andare in fuga su uno dei primi due servizi di Sinner; quelli giocati ancora a freddo. Ci ha provato sul primo, senza colpo ferire, ma sul secondo […] ci è andato vicino, è schizzato avanti 15-40 e Sinner l’ha rimontato, ma Ben ha avuto altre due palle break. Con bravura, Jannik ha tenuto botta, non ha commesso l’errore di sentirsi spacciato, ha affrontato a viso aperto le conseguenze di quell’attacco e ne è venuto a capo riprendendosi il game al dodicesimo punto. La corazza ha tenuto. Quella mentale ancora di più. Sono i vantaggi delle certezze intervenute nel tennis dell’italiano, che oggi affronta con sicurezza ogni momento dei propri match, anche nelle partiture più complicate, quelle che lo tengono in bilico a un passo dallo strapiombo. Nel game successivo, per tutta risposta, è stato Sinner a centrare il primo break del match e a condurre fino al 5-3. Ma Shelton è un ragazzo coraggioso, si sa, e si è fatto in quattro per pareggiare le sorti. Vi è riuscito riportandosi sul 5 pari e agganciando il tie break. Ha ripreso ancora una volta Sinner, che si era staccato fino al 4-1, e li ha capito che era troppo, davvero troppo anche per uno generoso come lui. Ha deposto le armi e ha decretato la fine del match. Nel secondo set è rimasto in campo solo Clint Sinner, l’Eastwood “de noantri” appassionati di tennis. Diciottesima vittoria di fila, e siamo ai quarti. Si entra nella fase più complessa, che chissà quali altri film finirà per suggerirci. Sinner e l’invasione degli ultracorpi tennistici? Carota meccanica? Mezzogiorno e mezzo di tennis, con Sinner contro Eddie Lamarr e i suoi gaglioffi? Cito a memoria… “La mia mente è un torrente vorticoso, che trabocca cascate di idee in una grandiosa apoteosi di alternative creative”… “Quanta poesia, mister Lamarr. Lei sa usare la lingua meglio di una zoccola da venti dollari!”. È lecito scherzare, ma c’è un dato serio che emerge da questo match con il giovane Shelton, che pure è giunto al terzo appuntamento con Sinner in buonissime condizioni di forma e con il carico di una vittoria non troppo lontana nel tempo […] e certo non ancora dimenticata dal nostro. C’è che il tennis di Jannik si è come espanso, venendo a capo di molte situazioni che prima lasciavano tracce preoccupate nel suo gioco, e ora il livello del nostro […] sembra davvero troppo alto, tale da renderlo immune ai loro tentativi. Vi porto un unico esempio, tratto dal match giocato nella notte italiana. Shelton ha colpito la prima di servizio fino la farla viaggiare a 224 orari, Sinner si è mantenuto a buon livello, undici chilometri sotto, 213 orari. Ma nella media dei primi servizi Jannik è avanti, 195 orari a 193. «Con i migliori devi giocare sempre in termini aggressivi. Lo fanno loro, e lo devo fare anch’io. Se mi sono preparato bene, nella testa, nella tattica, nel tennis, il risultato è importante fino a un certo punto. In questo periodo mi capita di vincere spesso ed è una sensazione che mi rende felice, ma al dunque è il lavoro che c’è dietro a saziarmi di più, perché comunque vada, è da esso che dipendo», dice Jan, ricordando una delle tematiche fisse alle quali è più devoto. Il seguito si chiama Lehecka, Jiri, detto Lehy, allievo dell’antico centro di Prostejov, scuola di decine di campioni. Padre nuotatore, madre professionista nell’atletica leggera. Ventidue anni, best ranking al numero 23, oggi 32 […], Jiri ha affrontato Jannik solo una volta, a livello challenger, perdendo. Negli ottavi ha spazzato via Tsitsipas, e forse ha fatto un piacere al nostro. Ora, però, occorre batterlo. Il rendez vous con Alcaraz è a un passo.

Per Alcaraz esame vero con Zverev (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Ha strappato applausi sullo Stadium 1 dell’impianto di Indian Wells il 37enne francese Gael Monfils.
Non è bastato per proseguire il cammino nel primo Masters 1000 di stagione perché a superare il turno e approdare nei quarti è stato il norvegese Casper Ruud, n° 9 del seeding e già n° 2 del mondo, oltre che finalista Slam e finalista nel torneo dei “maestri”. Gael, seguito in tribuna anche dalla moglie Elina Svitolina, ha fatto suo il primo set per meriti propri e demeriti del nordico. Nella seconda frazione i due si sono giocati tutto al tie-break con Ruud salito di tono con il diritto e Monfils calato invece nell’intensità dei colpi e nella velocità dei recuperi. Il
tie-break lo ha dominato Casper (7-3) che nel terzo set ha capitalizzato il break di vantaggio ed è andato a servire per il match sul 5-4. Ha preso i suoi rischi, come il diritto del 40-15 terminato sulla riga e chiuso i giochi al primo match point Sarà per lui l’11° quarto di finale 1000 in carriera. Monfils ha abbandonato la scena dopo
aver battuto in settimana personaggi di livello come Hurkacz e Norrie e nella prossima classifica ATP rientrerà dopo oltre un anno e mezzo tra i top 50. Tra i testa a testa dei quarti di finale già definiti spicca quello della parte bassa del draw tra Carlos Alcaraz e Alexander Zverev. Sarà la nona volta che i due si confronteranno e nei precedenti comanda 5-3 il tedesco che ha vinto gli ultimi due. Quest’anno nei quarti degli Australian Open, in quattro set, e alla fine della scorsa stagione in occasione delle Nino ATP Finals di Torino, a livello di Round Robin. Zverev si era imposto 6-7 6-3 6-4. Alcaraz, che difende il titolo nel 1000 californiano, ha perso un solo set da inizio torneo, il primo nel match d’esordio contro il sanremese Matteo Arnaldi, cresciuto partita dopo partita ha ormai messo alle spalle il piccolo infortunio di Rio de Janeiro. Anche Zverev ha lasciato per strada un solo set, il primo del testa a testa di ottavi contro l’australiano De Minaur. Non sta servendo un’alta percentuale di prime
palle ma ha dimostrato di giocare bene nei momenti importanti, annullando le molte palle break concesse. Un confronto sulla carta aperto nel quale ha più da perdere il murciano. Nel tabellone femminile la sorpresa è americana e si chiama Emma Navarro, numero 23 del seeding, al terzo vero anno da professionista dopo essere cresciuta nel tennis universitario […] dove ha studiato scienza e arte e nel 2021 si è aggiudicata il titolo NCAA in singolare. Quest’anno Emma, allenata da Peter Ayers, figlia di un uomo di affari e nipote di un ex giocatore di football americano, poi coach, ha centrato il primo titolo WTA, a Hobart. Ieri la vittoria più importante in carriera contro la numero 2 del mondo e due volte campionessa Slam […] Aryna Sabalenka. Che la bielorussa non fosse nella sua forma migliore lo si era capito già in secondo turno, dopo il bye del primo, quando si era salvata con tanto di match point annullato contro l’americana Stearns. Si era ripresa la potente Aryna, contro Emma Raducanu, ma ieri è tornata fallosa, poco efficace al servizio e nervosa anche per il vento che non le ha permesso di impattare la palla con la solita forza. Brava Emma Navarro, 22 anni di New York, a capitalizzare i momenti delicati, vincere il primo set, incassare la reazione della più famosa avversaria nel secondo e rimanere vigile nel terzo. Ha sbagliato poco l’americana e quando ha potuto, soprattutto con il rovescio bimane, ha messo a segno una discreta quantità di vincenti. Al termine misurata la sua esultanza e passaggio nei quarti […] dove troverà la vincente del match giocato nella notte italiana tra la francese Party e la greca Sakkari. Pronostico comunque aperto e prospettive importanti in chiave stagionale.

Idee chiare e serenità zen. Sinner in missione con papà (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

AIla spesa, mentre lui si allena e gioca, pensa papà ma poi, la sera, è bello riscoprirsi famiglia. «Spesso cuciniamo insieme, poi ci guardiamo una serie alla tv: sono tutte piccole cose che mi sono mancate da quando sono andato via da casa a 13 anni. Sto provando a recuperare: è fantastico passare il tempo con mio padre». Nel deserto di cactus, complice la presenza di Hanspeter Sinner […], Jannik è in versione intimista. Respinge le ambizioni mancine di Ben Shelton, che ha servito con punte di velocità di 224 km all’ora vedendosi sempre la palla tornare indietro, poi parla di sé: con l’aiuto di Darren Cahill ha capito che condividere le emozioni, con modo e misura, non prevede gravi controindicazioni. La mozione degli affetti per «normalizzare» la seconda pietra miliare della stagione: la prima è stata piantata a Melbourne, sulla strada del Grande Slam; a Indian Wells è tempo di sorpassi. Su Carlos Alcaraz, che stasera sfida Zverev mentre Sinner affronta la speranza ceca Jiri Lehecka […], per meritarsi il ruolo di viceré di un sovrano […] in rottura prolungata, che sulla soglia dei 37 anni sta raschiando il fondo del barile delle motivazioni. E nelle radici la ragione della serafica tranquillità con cui il barone rosso sta scalando i traguardi. Gli piace viaggiare con un team ristretto […], con cui trascorrere i momenti liberi. E un family man, pochissime distrazioni, ristorante solo se necessario; quando a Montecarlo esce per andare al supermercato gli piace avere in mente una ricetta e, tra gli scaffali, telefonare a Hanspeter per informarsi su ingredienti, pesi, quantità. Ogni dettaglio contribuisce alla maturazione di un uomo risolto, la serenità zen poi si riflette nel tennis. Un esempio? La calma con cui Jannik ha gestito nel tie break del primo set con Shelton il warning per «time violation» che l’arbitro gli ha affibbiato quando ci metteva troppo a scegliere la palla per servire. «Questa rimbalza in modo differente dall’altra […], quindi sono due palle diverse. Lasciami pure il warning se vuoi però, per me, non è giusto». E poi giù un ace. Non ce la fa Luca Nardi, eroe della notte con Djokovic, invece: lo elimina l’americano Paul […]. Lo rivedremo. Lehecka, coetaneo in crescita […], non può impensierire un tennista in missione, che lunedì vuole svegliarsi n.2 del ranking, pronto per il golpe al Djoker. «Conosco poco il mio avversario, e questa è già una sfida […], dovrò rimanere concentrato». La posta in palio è alta. La semifinale di Indian Wells, il ranking, il primo Master 1000 della stagione, l’imbattibilità […]. E mille altre primizie della sua età dell’oro.

Sinner-Alcaraz, fuori il secondo. Indian Wells non aspetta altro (Paolo Rossi, La Repubblica)

Se il deejay di Indian Wells avesse un pizzico di ironia e di cultura musicale sceglierebbe Ennio Morricone per introdurre Sinner-Alcaraz: le note del Maestro in C’era una volta il West, il deserto californiano, il duello finale per essere il numero due del mondo. Ci sono tutti gli ingredienti per una grande storia di tennis […], ma tocca attendere venerdì sera. Il countdown è iniziato, ma Sinner e Alcaraz sono divisi da una sola partita: l’azzurro dovrà liberarsi delle ambizioni del ceco Jiri Lehecka […], lo spagnolo prevenire la foga di Alexander Zverev. Dopo questi ostacoli, previsti per la serata e la notte italiana, il Masters 1000 sarà pronto per la partita che tutti attendono e vogliono, per quella che viene considerata la filale anticipata, soprattutto dopo l’uscita di scena di Novak Djokovic dall’altra parte del tabellone per mano di Luca Nardi […]. Corriamo troppo? Il desiderio è lecito, considerato lo Jannik Sinner in azione. Ieri, per dire, ha mostrato a Ben Shelton le gerarchie. E, pensate, il mancino emergente ha giocato un set a livello XXL, oltre i propri limiti. Bene, nonostante questo, Sinner è parso sempre in controllo. Anzi, ha commesso perfino qualche errore: un contropiede qui, un’accelerazione là. Perfino qualche momento di pausa. Eppure la sua superiorità è stata talmente palese che perfino il padre di Shelton, che ne è coach, appariva frustrato, scambio dopo scambio. «Sì, ma il punto è un altro: posso anche vincere la partita, ma se gioco in modo uguale a un anno fa non sono contento. Non posso esserlo». Sinner dixit e, qualunque essere normale direbbe: ma è incontentabile! No, è semplicemente un fenomeno. Quello che dice lo pensa sul serio, e lo dice con totale naturalezza, perché è il suo essere. «Prima di entrare in campo ci siamo parlati, ci siamo domandati come posso diventare un miglior giocatore, perché è sempre quella la cosa…». In realtà questa è la domanda che si sta ponendo in questi giorni anche Djokovic. E anche Alcaraz sembra essere sulla stessa scia. Il nostro tennista sa come non distrarsi: «Mi sono sempre detto di dover essere intelligente come giocatore, dare la giusta importanza sulle cose che mi riguardano. Sono sempre stato un giocatore cui non importa molto cosa dice la gente: o piaccio alle persone oppure no, non posso controllare tutti. Mala pressione va bene». Intanto ha incassato la diciottesima vittoria consecutiva […] e resta imbattuto. «Tutti vogliono battere chi ha vinto uno Slam, ne sono consapevole. Non ho trucchi, ho imparato dal passato. Ho perso tanti punti in altre partite che ancora oggi cerco di capire perché. Ma, intanto, le ho accettate in qualche modo e poi ci ho lavorato su: sono giovane e ci riesco meglio. Comunque, ci devi passare, in quei momenti, e io ci sono passato: solo perdendo s’impara». Speriamo che abbia imparato tutto…

Sinner, la corsa continua: oltre la rete si vede Alcaraz. Prima c’è la pratica Lehecka (Stefano Semeraro, La Stampa)

Si può avanzare anche cancellando le tracce alle proprie spalle, riscattando i passi falsi, regolando i conti con chi ci ha battuto, ferito, e facendolo involontariamente ci ha reso migliori. Osservare il passato mentre si procede, come faceva l’angelo di Klee, forse è davvero l’unico modo di prepararsi al futuro. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz a Indian Wells avanzano verso una semifinale che ogni giorno sembra sempre più inevitabile, quella che deciderà il prossimo numero 2 del mondo, uno dei tanti crocevia di due carriere destinate a sovrapporsi a lungo […] e strada facendo si sgravano di ricordi spiacevoli. La Volpe si è liberato in due set, uno tosto e uno facile […] di Ben Shelton, il futuro del tennis made in Usa che anche Roger Federer ha voluto come testimonial del marchio di cui è […] azionista. Shelton era stato l’unico insieme a Djokovic capace di battere Jannik dopo gli Us Open dello scorso settembre; ieri ha dimostrato di essere rimasto più o meno lo stesso […] mentre Sinner, nel frattempo, è diventato Sinner. Carlitos invece aveva un conto aperto con l’ungherese de Roma Fabian Maroszan, che l’anno scorso al Foro Italico lo aveva sorpreso con la guardia abbassata, sradicandolo dal torneo già al primo turno. Lo ha congedato in due set, 6-4 6-4, una vendetta consumata fredda come suggeriscono i manuali di bon ton esistenziale, dopo aver pagato il suo obolo all’insicurezza. «Prima della partita ero nervoso, non voglio nasconderlo. Giocare contro qualcuno che ti ha battuto facile non è mai banale, ricordo che a Roma non mi aveva concesso una chance, quindi affrontare il match per me era complicato, e sono felice di come è andata». Il Sinner di qualche mese fa poteva trovare indigesto il tennis estemporaneo e selvaggio di Shelton, come era accaduto a Shanghai. Ora ha elaborato l’enzima. «Prima di entrare in campo ho parlato con Cahill […]. Avevamo preparato la partita però ci siamo domandati come avrei potuto comunque diventare un giocatore migliore. Perché se avessi
vinto giocando uguale all’anno scorso, non sarei stato contento. Invece ho servito meglio la seconda, specie sui punti importanti, e ho reagito bene mentalmente al momento giusto: nel primo set quando sul set point Shelton ha preso il nastro, nel tie-break quando da 4-1 mi sono fatto rimontare sul 4 pari
». Il punto esatto in cui il match è arrivato al bivio e Shelton ha imboccato il sentiero sbagliato. Oggi resta l’ultimo tratto da compiere prima del rendez-vous che darebbe un senso diverso al torneo. Nei quarti Jannik incontra il suo coetaneo ceco Jiri Lehecka […].

Sinner è un rullo: spazzato via Shelton “Vincere non basta, devo migliorarmi” (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Prima si chiamavano punti importanti. Dagli Us Open di settembre, dopo 35 partite vinte su 37, di cui 18 consecutive, e l’imbattibilità stagionale col primo urrà Slam in Australia, il titolo a Rotterdam e ora i quarti a Indian Wells, si chiamano “Sinner moments”. In attesa dello snodo di oggi contro il solido Jiri Lehecka […] ne fa le spese anche Ben Shelton. L’ultimo bum-bum lancia il primo sprint sul 2-1 con 4 palle-break, ma se le vede cancellare 3 volte col servizio del Profeta dai capelli rossi. Subito dopo cede lui la battuta suicidandosi col doppio fallo per l’altissima percentuale di risposte del virtuale numero 1 del mondo. Il mancino yankee dal micidiale uno-due, servizio-dritto, salva con un net fortunoso il set sul 3-5, ma al tie-break gli passa la voglia. Recupera da 1-4 a 4-4, epperò non fa in tempo a caricarsi che incassa il 7-4 decisivo per il set e anche per il match. Svilito, frustrato, sconsolato, scarico di speranza e concentrazione. Morale Sinner: «Mentalmente sono stato forte soprattutto nei punti importanti del primo set. Ho avuto le mie chances, che sono riuscito a sfruttare. Sono sempre stato positivo e aggressivo: devi esserlo sempre contro i più forti». Morale dei numeri: Jannik vince ai punti in tutto, persino negli scambi brevi, confermandosi il secondo dell’Atp nella risposta […] e sotto pressione […], e anche il settimo nel servizio mentre l’anno scorso era a stento top 40. Prima di lui solo un altro under 23 aveva aperto la stagione con 15 successi, Stefan Edberg nel1987. Come Jannik, anche Djokovic l’anno scorso ed Agassi nel 1995 erano andati 15-0, Federer ne siglò 16 nel 2018, Sampras nel 1997 e Djokovic nel 2013 sono arrivati a 17, Nadal era partito con 20 nel 2022, e Nole il “cannibale” ne ha vinti 26 d’acchito nel 2020 e 41 nell’indimenticabile 2011. […] Qual è il segreto dei Sinner moments? «Si impara solo dopo aver perso partite difficili com’è successo anche a me. Devi essere positivo con la mentalità». E il famoso servizio, oggi salvaguai? «Quando sei così giovane è anche molto più facile migliorare. Lavori tanto in palestra e puoi servire più velocemente e più lungo. Lentamente sta diventando un colpo coerente e puoi scegliere se servire molto veloce, kick, slice o al corpo». I dogmi del 22enne azzurro che in California punta a scavalcare Alcaraz al numero 2 del PIF ranking dietro Nole I di Serbia sono semplici e micidiali. «Posso anche vincere, ma se gioco uguale a un anno fa non sono contento della prestazione. Contro Ben ho servito meglio la seconda, soprattutto nei punti più importanti. C’è tanta tensione nei punti importanti: sono i momenti che mi piacciono. Devi essere contento in campo anche se le cose non vanno benissimo. Non prendo niente per scontato, so che ci sono pressione ed aspettative, ma mi sento preparato. Il risultato resta piccolo, il lavoro è grande». Dopo l’impresa contro il numero 1 del mondo, Djokovic, si ferma negli ottavi Luca Nardi. “Giotto”, il 20enne di talento neo top 100 […], dal gran dritto, cede di misura al numero 17 del mondo Tommy Paul. Tradito da servizio ed esperienza per 6-4 6-3. Ma il Rinascimento italiano ha trovato un altro giovane protagonista.

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