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Mercato ortofrutticolo via da Campo Marzio, torna alla ribalta la sede all’ex Manifattura tabacchi

Come in certi giochi di società, dal giro dell’oca al Monopoli, si torna al via o alla prima casella. Nel nostro caso, il Mercato ortofrutticolo, dopo che è sfumata l’operazione D’Agostino per realizzare un polo del freddo a Stazione di Prosecco, dovrà cercare un nuovo sito dove insediarsi in compagnia del collega ittico.

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In questo momento l’Ortofrutta è in Sacchetta, l’ingrosso del pesce all’ex Gaslini in Punto franco nuovo. Lunedì la giunta comunale prenderà atto del fallito trasloco carsolino.

Un’alternativa molto gradita al sindaco Dipiazza, il quale ne discetta apertamente, è l’ex Manifattura tabacchi in via Malaspina, in pratica alla radice del Canale navigabile. Lo spazio non manca, perché la vecchia fabbrica dismessa nell’aprile 1999 può contare su 55.000 metri quadrati e la civica amministrazione avrebbe necessità di riempirne 15.000 scarsi, più o meno 10 mila destinabili a frutta/verdura e più o meno 4 mila utilizzabili per pesce, molluschi, crostacei.

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L’edificio - nonostante l’inevitabile degrado dovuto alla lunga astinenza operativa che dura da oltre vent’anni quando cessò anche il “posteggio” di merce sequestrata - è decisamente interessante, frutto del disegno di Pierluigi Nervi, che ne curò l’esecuzione tra il 1957 e il 1964, tra l’ultimo centrismo e il primo centrosinistra, tra la presidenza di Gronchi e quella di Saragat.

Campate larghe 30 metri, spazi ampi, vetrate luminose, ci lavorarono fino a 500 operai. Nel 2021 la acquistò da Cassa depositi e prestiti Francesco Fracasso, l’imprenditore veneziano che a Trieste ha “rigenerato” l’ex Casa del lavoratore, l’ex Dino Conti, l’ex Maddalena ed è all’opera sull’ex Holt.

Sull’ex Manifattura corsero contatti abbastanza seri tra Municipio e Fracasso: si fecero anche delle cifre - si parlò di circa 18 milioni per ottenere la struttura già preparata -, l’imprenditore aveva saggiato l’interesse dei grandi mercati veronese e padovano, il Comune aveva definito una manifestazione d’interesse, poi nel 2022 il profilarsi del trasferimento in Carso fece naufragare l’ipotesi.

A vantaggio di via Malaspina giocavano la posizione fuori dal centro ma non troppo lontana da esso, la prossimità alla Grande viabilità, l’opportunità di parcheggiare, la possibilità di connettersi alle piazze commerciali della vicina Istria, la prospettiva di usare il Canale. Adesso l’ex Manifattura sembra tornare di moda e si vocifera di uno scambio con l’attuale Mercato ortofrutticolo in riva Ottaviano Augusto, quotato attorno ai 25 milioni: parking, “spa”, residenziale, albergo, si parla da anni di una sua riconversione.

Ma, come sovente accade quando si mettono in moto operazioni di rilevanza strategica, ipotesi chiama ipotesi. Ed ecco sbucare quella dell’ex Sertubi, i cui capannoni sono liberi da quando l’indiana Jindal si è disimpegnata dallo stabilimento di via von Bruck. La proprietà dell’area è in capo alla Duferco pilotata da Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e candidato alla presidenza di Confindustria. Non è finita: c’è l’enorme superficie dell’Italcementi in via Caboto, proprietà di Giovanni Rocelli e Roberto Tassi, che secondo alcuni sarebbe un’ottima sede mercatale. Ma in questo caso i tempi di riqualificazione parrebbero piuttosto lunghi. —

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