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Ragazza minacciata col coltello dall’amico: «Temevo che mi sfregiasse con l’acido»

«Avevo paura che mi sfregiasse con l’acido».

La minaccia concreta non c’è mai stata, ma era un periodo in cui se ne parlava nella cronaca nera di giornali e televisioni. Per questo motivo una bellunese di 14 anni temeva che, prima o poi, quell’amico diventato improvvisamente molesto e assillante potesse arrivare a farlo.

Il concittadino N.C. è sotto processo per atti persecutori. La ragazza gli attribuisce anche l’incendio dell’auto della madre, però questo episodio non figura nel capo d’imputazione, anche perché le indagini dei carabinieri su quel rogo datato 2021 non sono mai arrivate all’imputato.

Adesso di anni ne ha 17 ed è stata chiamata in tribunale a raccontare la propria versione, con tutte le garanzie di legge previste per i minorenni. Nel frattempo, c’è stato un risarcimento e la costituzione di parte civile con la tutrice Facchin e l’avvocato Zaglio è stata ritirata, insieme alla querela.

Un’amicizia finita con una lite

«Facevamo parte della stessa compagnia e uscivamo insieme», ha spiegato la ragazza al giudice Federico Montalto, «eravamo amici e, in un giorno d’estate, abbiamo litigato per un motivo talmente banale che non lo ricordo nemmeno. Da quel momento il suo atteggiamento nei miei confronti è cambiato completamente: ha cominciato a tormentarmi con tantissimi messaggini, telefonate in piena notte e scritte minacciose sui muri di casa e in giro per la città, almeno fino al 2022».

Le chiamate erano a qualsiasi ora: «Potevano essere mute oppure piene di sospiri o di insulti che mi permettevano di capire che era lui. Telefonava da un numero sconosciuto: ho cercato di bloccare il suo contatto, ma riusciva sempre ad arrivare a me. Non capivo cosa volesse e non comprendevo cosa lo spingesse a fare certe cose».

La minaccia con il coltello

Ci sarebbero state anche delle minacce: «Nel 2020, mi ha puntato la lama di un coltellino svizzero al collo, nella zona del parcheggio del palasport ed è capitato che mi sputasse dal ponte degli Alpini, accompagnando lo sputo con un insulto a sfondo sessuale. Era l’8 giugno 2022 e me lo ricordo bene. Un anno prima ero a casa con mia madre, quando abbiamo sentito un’esplosione. Solo in un secondo momento, ci siamo accorte che qualcuno aveva dato fuoco alla nostra macchina. Ma non l’ho visto e non saprei dire se sia stato lui, certo mi stava tormentando ormai da tempo: anche con un nido di api, fuori dalla porta».

Capitava anche che la seguisse.

«Si muoveva in sella a una bicicletta di colore arancione e me lo ritrovavo spesso in giro. L’ho visto diverse volte dietro alla cabina dell’Enel, dove aspettava proprio me. Mi sentivo minacciata e impaurita e, a un certo punto, ho temuto davvero che potesse sfregiarmi con l’acido, anche perché vedevo su diversi muri cittadini scritte volgari o minatorie, che mi riguardavano e mi auguravano la morte. Ho cominciato a non uscire più da sola, in quanto avevo tanta paura e, con mia madre, sono andata alla polizia a denunciarlo».

N.C. è difeso di fiducia dagli avvocati Stefano Zallot e Bruno Bristot. Finora sono stati ascoltati solo i testimoni citati dal pubblico ministero Gianluca Tricoli. Nell’udienza del 14 novembre, sarà la volta di quelli della difesa, fino a discussione e sentenza di primo grado. —

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