World News in Italian

Vuole chiedere i danni per le ore di attesa ai passaggi a livello

Vuole chiedere i danni per le ore di attesa ai passaggi a livello

foto da Quotidiani locali

FERRERA ERBOGNONE. Tempi di attesa infiniti al passaggio a livello ferroviario di strada della Corradina. E ora un imprenditore agricolo medita di ricorrere alle vie legali contro Rete ferroviaria italiana e Ferrovie dello Stato per ottenere il rimborso delle spese aggiuntive causate dal cattivo funzionamento del servizio.

Alessandro Bellone e la sua famiglia sono titolari delle cascine Corradina e Rivolta, nella parte meridionale del territorio comunale verso il torrente Agogna. I terreni, però, si trovano anche in altre parti del territorio di Ferrera, per cui i mezzi agricoli devono oltrepassare il passaggio a livello della linea Pavia-Alessandria che da strada Corradina porta in via Mazzini, nel centro abitato.

«Nei giorni scorsi – spiega Bellone – i miei dipendenti hanno atteso di fronte alle sbarre abbassate da un minimo di 40 minuti a più di un’ora: è una situazione insostenibile, che prosegue mesi. Sembra di essere nella famosa scena del film “Il ragazzo di campagna”, in cui Pozzetto e gli altri compaesani si siedono per ammirare il passaggio del treno».

Bellone ha anche chiamato il numero delle emergenze scritto alla base delle sbarre ferroviarie, ma dalla sede compartimentale di Torino, cui fa capo la rete ferroviaria della Lomellina, hanno fornito «risposte evasive».

«I costi di produzione – aggiunge l’agricoltore – a questo punto aumentano di molto: mi riferisco a quelli per la manodopera, considerato i tempi morti in attesa del treno, e a quelli per il carburante perché, quando abbiamo molta fretta, capita di aggirare i passaggi a livello arrivando da Sannazzaro e rientrando a Ferrera dalla statale 756».

Ma le sbarre di strada Corradina non sono l’unico problema per l’azienda. «Lavorando in campagna – dice ancora Bellone – i passaggi a livello sono presenti anche a cavallo dei terreni agricoli da noi coltivati: in questo caso, non possiamo far altro che attendere che le sbarre si alzino, non essendoci una strada alternativa».

I problemi, comunque, riguardano anche i dipendenti del gruppo Eni che lavorano nelle strutture industriali a lato di strada Corradina: si tratta, in particolare, della centrale termoelettrica Enipower e del bunker informatico Green data center. Ora Bellone si rivolge alle autorità ferroviarie: «Il sistema dev’essere migliorato perché rappresenta un danno per chi lavora in queste zone – conclude – Altrimenti non ci resta che ricorrere agli avvocati». —

Umberto De Agostino

Читайте на 123ru.net