World News in Italian

Gli anziani mantovani e la nostalgia della neve

Gli anziani mantovani e la nostalgia della neve

foto da Quotidiani locali

È la nostalgia il sentimento prevalente tra gli ospiti della casa di riposo Mazzali di via Trento. Nostalgia per i valori che si sono persi, per la solidarietà e l’amicizia, per le fatiche e i sacrifici fatti. E anche per la neve.

L’educazione

«Ho comprato la prima macchina quando ero già sposato: durante la guerra e subito dopo in campagna si andava a piedi o in bicicletta chi l'aveva – racconta Bruno, 92 anni, di Barbasso - Mio papà faceva fatica a darmi i soldi per andare al cinema ma ci divertivamo lo stesso».

Oggi i rapporti tra le persone sono peggiorati

Nessun disagio nemmeno rispetto ai metodi educativi di cui racconta col sorriso. «Ero ancora un bambino, mi avevano mandato col carretto a fare la legna, sulla strada ho incontrato i miei amici mi sono fermato a giocare. Mio papà, di ritorno dal lavoro, mi ha trascinato a casa per un orecchio e mi ha fatto saltare il pasto perché senza legna la famiglia rischiava di stare al freddo».

Il lavoro

Anche rispetto al mondo del lavoro l’oggi suscita perplessità. «In generale i rapporti tra le persone sono peggiorati – racconta Adelelmo - una volta nelle campagne si moriva per il lavoro, che era tutto manuale o quasi. Oggi ci sarebbero strumenti migliori per la sicurezza ma si continua a morire comunque». E poi c'era la neve: il cambiamento climatico, per gli anziani, è rappresentato soprattutto da questo. «Cadeva tutti gli anni e durava mesi – continua Adelelmo - sì, era difficile e complicato ma la vita rallentava, si prendevano delle pause in maniera naturale, si stava in casa».

Mio papà faceva fatica a darmi i soldi per andare al cinema ma ci divertivamo lo stesso

Poi c'è Rosa, 97 anni, che da Antibes, per amore, è venuta a Mantova e ha lasciato un lavoro importante senza pensare all'emancipazione femminile.

«Vivevo sul mare, in un ambiente bello, lavoravo come impiegata alle spedizioni perché avevo studiato – racconta – poi, durante la guerra mi sono innamorata di un mantovano fatto prigioniero dai tedeschi. Quando lo hanno rilasciato abbiamo deciso di sposarci, lui però non aveva più il lasciapassare così, mia mamma e mia sorella mi hanno accompagnato al confine, a Ventimiglia. Qui sono stata bene, ho badato ai miei suoceri e ai miei figli».

C'era un mondo che non c'è più fatto di solidarietà, amicizia, voglia di fare

Le migrazioni c'erano anche allora, dal Sud Italia. «Sono venuta a Sant'Antonio da Lecce, allora là non c'era niente da mangiare – ricorda Immacolata, 87 anni - da bambina facevo la contadina. Poi ho lavorato per tanti anni in pasticceria. Giù c’era una situazione più amichevole, qui ho trovato tanto menefreghismo».

I valori

E i valori? «Si viveva meglio prima, non solo perché adesso ho 94 anni – dice Maria Zuccati che ha dedicato la vita all'impegno sociale e alla politica - c'era un mondo che non c'è più fatto di solidarietà, amicizia, voglia di fare».

Durante la guerra mi sono innamorata di un mantovano fatto prigioniero dai tedeschi

«Oggi ci sono più servizi, ma non per tutti è semplice accedervi. Io e mia cugina avevamo una bici mezza rotta in due, la usavamo per andare a scuola e ci sembrava di fare un gita. Rubare qualche ciliegia lungo la strada era la nostra trasgressione. Si facevano grandi sforzi per arrivare ma poi erano soddisfazioni. Oggi c'è tanta solitudine».

Читайте на 123ru.net