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Kuleba fa marcia indietro e apre alle truppe Nato in Ucraina: “Possibile”. Cremlino: “Per ora nessuna ritorsione su Kiev per l’attentato”

È passata meno di una settimana dalle parole con le quali il ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, contribuiva ad abbassare la tensione provocata dalle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron con le quali si ipotizzava un intervento di truppe europee in Ucraina. “Macron intendeva solo dire che c’è l’ipotesi di addestrare soldati ucraini direttamente in Ucraina e non fuori come sta avvenendo ora”, aveva detto. Ma dopo sei giorni stravolge la sua posizione riattualizzando un’eventualità che potrebbe scatenare una guerra mondiale: sebbene l’Ucraina non abbia mai chiesto “truppe da combattimento europee sul terreno”, i leader dell’Ue devono abituarsi all’idea che questo “giorno potrebbe arrivare. Sono perfettamente consapevole che gli europei non sono abituati all’idea della guerra, ma questa è una disattenzione che gli europei non possono permettersi, né per loro stessi né per i loro figli. L’Ucraina può vincere. Ma se l’Ucraina perde, Putin non si fermerà“.

L’obiettivo del ministro ucraino, almeno per il momento, è quello di convincere gli alleati a sbloccare velocemente nuove forniture di armamenti, in particolare missili a lunga gittata e munizioni d’artiglieria: “Dateci quei maledetti Patriots“, ha tuonato Kuleba riferendosi ai famigerati missili terra-aria di produzione americana. “Se avessimo abbastanza sistemi di difesa aerea, vale a dire i Patriots, saremmo in grado di proteggere non solo la vita della nostra gente, ma anche la nostra economia dalla distruzione”, ha aggiunto.

Questo nuovo picco di tensione arriva nello stesso giorno in cui Vladimir Putin, invece, allontana le accuse di voler strumentalizzare l’attentato alla Crocus City Hall di Mosca facendolo diventare un pretesto per alzare il livello del conflitto in Ucraina e compiere rappresaglie. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha precisato che sui fatti “un’inchiesta è in corso, non sarebbe corretto fare speculazioni ipotetiche in questo momento”, ha detto riferendosi, appunto, al paventato coinvolgimento dei servizi di Kiev. Ipotesi che non veniva esclusa anche nelle ultime dichiarazioni del presidente russo di lunedì, quando ha detto che la Russia sa chi ha compiuto l’attacco, cioè “estremisti islamici“, ma ha anche avvertito che le indagini continuano per scoprire “i mandanti”, evocando un possibile ruolo dell’Ucraina. Più nette le parole del segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev, secondo cui “dietro l’attacco terroristico al Crocus City Hall di Mosca c’è l’Ucraina”.

Parole che sono bastate a scatenare la reazione di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino su X ha commentato le parole dell’omologo russo dicendo che “Putin ha parlato di nuovo a se stesso durante una trasmissione televisiva. Ancora una volta ha accusato l’Ucraina. Una creatura malata e cinica. Nella sua mente, tutti sono terroristi tranne lui, nonostante il fatto che sia stato sostenuto con il terrore per due decenni. Putin è la più grande vetrina del terrore. Lui e i suoi servizi speciali. Quando sparirà, sparirà anche la domanda di terrore e violenza”.

Sul fronte militare, la Russia continua a mostrare la propria superiorità momentanea sul terreno, ma a subire duri colpi nel Mar Nero. Anche nella giornata di martedì la Marina ucraina ha reso noto di aver messo fuori combattimento con un missile Neptune la nave russa da sbarco Kostyantyn Olshansky che la Federazione aveva sottratto a Kiev nel 2014. Il portavoce della Marina, Dmytro Pletenchuk, ha dichiarato che “oltre a due grandi navi anfibie, la Yamal e l’Azov, e la nave da ricognizione Ivan Khurs, anche la Kostyantyn Olshansky è stata danneggiata. Non abbiamo avuto scelta. Abbiamo usato un Neptune e il danno è stato inflitto”.

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