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Schiaffi, pugni, insulti: patrigno maltratta la sua compagna e il figlio disabile, condannato

PORDENONE. Schiaffi al volto, pugni, insulti, persino una minaccia di morte, nei confronti della sua compagna e del figlio di lei, disabile: era stata proprio la donna a denunciare le condotte, spiegando che si protraevano da nove anni, dopo due episodi subiti dal figlio il 23 gennaio e il 6 febbraio 2023.

Lunedì 25 marzo un cinquantenne pordenonese, difeso dall’avvocato Stefano De Rosa, è stato condannato in abbreviato dal gup Rodolfo Piccin a 1 anno, 9 mesi e 10 giorni di reclusione. Il pm Carmelo Barbaro aveva chiesto la condanna a 4 anni di reclusione, ritenendo particolarmente gravi le condotte poste in essere nei confronti del figliastro, da quando aveva 11 anni.

Gli inquirenti hanno ricostruito che quasi ogni giorno il ragazzo, affetto da un ritardo cognitivo, veniva denigrato per questa sua condizione e coperto di insulti. Anche la convivente ha detto di essere stata offesa e che in una occasione l’imputato avrebbe minacciato di pagare dei rumeni per picchiare il ragazzo disabile. Madre e primogenito, secondo l’accusa, sono stati colpiti con schiaffi, anche al volto, e pugni.

Hanno ricordato una manata in faccia al ragazzino, all’epoca undicenne, perché non voleva fare i compiti, una testata al volto per non aver esaudito subito una richiesta.

Il 22 gennaio 2023, nel parcheggio del Planet Bingo di Fiume Veneto, il patrigno aveva dato una testata in un occhio e uno schiaffo al ragazzo perché aveva detto di voler uscire con gli amici. Il 6 febbraio durante una videochiamata all’ora di pranzo il patrigno ha notato che il primogenito non aveva preparato la tavola per il fratellino (figlio della coppia).

Gli ha ingiunto di farlo, accompagnando la frase con un insulto e poiché il ragazzo gli aveva risposto per le rime, ha lasciato il posto di lavoro per precipitarsi a casa per aggredirlo. Il ragazzo però era riuscito a scappare.

La sospensione condizionale della pena è subordinata a un percorso di recupero per soggetti maltrattanti che l’imputato seguirà con la cooperativa Istrice. L’avvocato De Rosa ha ottenuto la disapplicazione della recidiva (un procedimento per minaccia).

La difesa ha evidenziato che le reazioni del patrigno erano maturate in un contesto familiare conflittuale. La parte civile ha revocato la costituzione, dopo il raggiungimento di un accordo fra le parti su altre questioni familiari. Il gip ha riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti all’aggravante di aver commesso il fatto in danno e alla presenza di minori.

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