Lampedusa, casi di tumore tra i vigili del fuoco: l’Asp dispone l’indagine epidemiologica per chi è stato in servizio sull’isola dal 2014
Dopo le denunce e gli esposti è arrivata la decisione: il dipartimento prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo ha disposto l’indagine epidemiologica sugli appartenenti ai vigili del fuoco che hanno preso servizio a Lampedusa. UilPa vigili del fuoco da anni chiede di accertare le cause della morte di circa 12 vigili del fuoco dal 1986 ad oggi in servizio al distaccamento dell’isola delle Pelagie: il sindacato aveva, infatti, ipotizzato come causa scatenante dell’aumento dei tumori tra i colleghi, l’attività dal 1986 al 1998 di un radar installato dopo l’attacco missilistico libico e distante circa 400 metri dalla sede di servizio aeroportuale vigili del fuoco di Lampedusa.
La richiesta di un’indagine epidemiologica ha ricevuto così l’ok dell’Asp 6 di Palermo: ma la notizia non soddisfa il sindacato che solleva due criticità. L’Asp, infatti, verificherà le cause dei decessi dei pompieri in servizio sulle Pelagie dal 2014 al 2024, con i dati contenuti nel registro nominativo delle cause di morte (Rencam).
Per Antonello Di Malta, segretario provinciale della Uilpa vigili del fuoco, questo però non basta. Innanzitutto per il periodo preso in esame: “Abbiamo ripetutamente denunciato l’incremento di incidenza di gravi patologie, tumori e malattie cardiache, tra i colleghi a partire dall’installazione dei radar vicino alla sede aeroportuale dei vigili del fuoco, radar che hanno operato dal 1986 al 1998. È insufficiente e privo di criterio – afferma Di Malta – richiedere i nominativi del personale in servizio soltanto negli ultimi 10 anni, considerando che tra i colleghi già a partire dagli anni Novanta sono certificati casi di decessi o di gravi patologie“. Per questo il sindacato chiede “che il registro dei nominativi del personale in servizio da inviare all’Asp copra il periodo 1986-2024“.
In più il segretario della Uilpa vigili del fuoco evidenzia anche una “seconda criticità”: “Il ricorso al registro nominativo delle cause di morte riteniamo non costituisca strumento adeguato. Anche in presenza di gravi patologie (neurologiche, oncologiche, cardio-circolatorie), l’indicazione della causa di morte non riporta spesso alcun riferimento alla patologia principale, limitandosi a indicare la causa ultima del decesso“, conclude Antonello Di Malta.
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