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Come è finita la causa contro Google sui dati raccolti in “navigazione in incognito”

Immaginate di navigare liberamente attraverso la modalità “incognito”, convinti che le vostre attività non verranno tracciate e non lasceranno “piste digitali” esaminate da qualcuno. E invece, dalle parti di Mountain View, qualcuno sa esattamente quello che avete fatto durante la sessione di navigazione. Vi abbiamo più volte spiegato cosa significa, effettivamente, navigare in incognito e perché, in presenza di avvisi relativi ai cookies, questa attività – in realtà – impatta solo sulla cronologia (nella quale non verranno mostrati gli ultimi risultati di ricerca). Fino a questo momento, invece, Google aveva a disposizione i dati di navigazione raccolti e, a causa loro, è stato al centro di una class action i cui esiti sono arrivati proprio nelle scorse ore. Se da un lato c’è una certa delusione per il fatto che la class action non abbia portato ai risarcimenti multimilionari che i ricorrenti attendevano, dall’altro – nei fatti – l’obiettivo dell’azione legale è stato centrato in pieno: Google dovrà cancellare i dati raccolti dalle navigazioni in incognito negli ultimi anni.

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Class action contro Google per la navigazione in incognito, cosa è successo

Gli avvocati che hanno guidato la class-action (un’azione partita effettivamente nel 2020) hanno potuto mostrare in un tribunale di San Francisco alcune mail interne a Google: all’interno di queste ultime si evinceva che il colosso di Mountain View utilizzasse i dati di navigazione in incognito attraverso Chrome per la profilazione pubblicitaria dell’utente. Se da un lato non veniva esplicitato all’utente quello che effettivamente Big G sapesse di lui, nel corso delle sue navigazioni in incognito, dall’altro è chiaro che questa modalità trasferiva all’utente stesso un falso senso di sicurezza, alimentato anche dal fatto che i siti visitati durante le sessioni di navigazione in incognito non entrassero negli elenchi della cronologia.

Ovviamente, la causa non si limita ad avere effetti soltanto sul pregresso: Google dovrà aggiornare le proprie policies e non dovrà raccogliere dati (attraverso il meccanismo dei cookies) per i prossimi 5 anni da quegli utenti che faranno uso della navigazione in incognito.

La causa e il suo esito (che andrà confermato a luglio 2024, quando l’accordo diventerà, di fatto, definitivo) sembrano aver messo d’accordo tutti. I legali che hanno guidato la class-action hanno parlato di un accordo storico, non soltanto per Google, ma per tutti i grandi colossi di internet che utilizzano i dati personali degli utenti. Soddisfatto anche Google stesso, che non dovrà pagare i cinque miliardi di dollari che, inizialmente, la causa aveva richiesto. I suoi portavoce affermano che si è semplicemente fatta chiarezza rispetto a una raccolta di dati che «in alcun modo sarebbero stati associati a un individuo e che non avrebbero dato vita a nessun tipo di campagna personalizzata».

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