Portogallo, il conservatore Montenegro vara il nuovo governo: ma in Parlamento ha soli due voti di maggioranza. E rischia di schiantarsi
I grandi navigatori lusitani hanno scritto la storia delle scoperte geografiche. Ora il nuovo premier del Portogallo, Luís Montenegro, dovrà ispirarsi a loro per evitare che il suo governo, il 24° della Repubblica, si schianti sugli scogli prima di prendere il largo. Con una maggioranza di appena due parlamentari, il presidente del Partito socialdemocratico e capo della coalizione di centrodestra sarà costretto a calcolare la rotta miglio dopo miglio. Il “no” a un’alleanza con la destra populista e reazionaria di Chega, pronunciato subito dopo le elezioni, è stato ribadito dai fatti. Con i socialisti c’è un dialogo aperto su alcuni provvedimenti chiave, ma pensare di ottenere un sostegno più allargato è quasi impensabile: il leader progressista Pedro Nuno Santos ha chiarito di voler restare all’opposizione e di non voler fare da “stampella” al governo conservatore. Mare forza sette e le famose colonne d’Ercole dietro l’angolo: lo scenario del nuovo esecutivo portoghese, al momento, è questo.
La squadra di Montenegro, benedetta dal Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa, è ufficialmente in carica. È composta da 17 ministri, di cui sette donne: l’età-media è di 54,2 anni, il titolo di studio più frequente la laurea in Giurisprudenza. La conoscenza profonda delle leggi, d’altra parte, è un requisito importante per un esecutivo che cercherà di ovviare alla maggioranza risicata a suon di decreti urgenti. Quando non sarà possibile, Montenegro dovrà affidarsi alla diplomazia: sui dossier più vicini alle istanze progressiste dovrà misurarsi con il Partito socialista, su quelli che ammiccano alla destra dovrà confrontarsi con Chega e il suo leader, André Ventura. Ventura, peraltro, è un personaggio che Montenegro conosce bene: ex socialdemocratico, ha scelto l’avventura populista intuendo che la strada tracciata in Europa da Marine Le Pen, Matteo Salvini e Santiago Abascal fosse quella più breve per raggiungere il potere. Così, in cinque anni, Chega è diventata la terza forza politica portoghese.
Sono cinque le emergenze che Montenegro deve affrontare nell’immediato. Le prime tre riguardano la Pubblica amministrazione: servono più dipendenti, aumento dei salari, migliori condizioni di lavoro. Tradotto: maggiori investimenti nel servizio sanitario, nell’istruzione, nella sicurezza e nella difesa. Un altro grande tema è quello della casa: la fiscalità ridotta concessa ai pensionati stranieri ha fatto schizzare alle stelle i prezzi di acquisti e affitti, rendendoli insostenibili per il portoghese medio e per gli studenti. Infine è necessario rimodulare la spesa pubblica, tenendo sotto controllo i costi e incentivando gli investimenti: serviranno autentiche acrobazie finanziarie per abbassare le tasse e aumentare i salari, come promesso dal neo-premier in campagna elettorale. In questo senso sarà difficile ricavare risorse posticipando le grandi opere infrastrutturali già in ritardo, come l’alta velocità Lisbona-Porto e la realizzazione del nuovo aeroporto della Capitale. Un’ulteriore sfida è la privatizzazione della Tap, la compagnia aerea di bandiera: gli sprechi e le opacità nella gestione in questi anni sono costati il consenso ai socialisti, e Montenegro dovrà evitare di ricadere nell’errore.
Anche il Portogallo fa i conti con la famosa coperta corta: la tiri da una parte e ti scopri dall’altra. Dialoghi a sinistra e irriti la destra populista. Parli con Chega e ti ritrovi sotto scacco con i socialisti, fondamentali per l’approvazione di alcune leggi e, soprattutto, decisivi per il voto alla previsione del bilancio 2025. Montenegro e Nuno Santos hanno però un obiettivo comune e questo può incidere non poco sulle fortune del nuovo esecutivo: entrambi, per ragioni diverse, vogliono evitare un’ulteriore crescita di Chega. Nel caso di Montenegro, bisogna scongiurare il rischio che Ventura si proponga come nuovo leader di un centrodestra fondato sulla fusione del suo partito con i socialdemocratici. Pedro Nuno Santos vuole schivare il rischio di un’ulteriore diaspora dei socialisti, attratti dal populismo di Ventura.
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