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Lutto a Gorizia, addio all’artista delle vetrine Bardusco

Lutto a Gorizia, addio all’artista delle vetrine Bardusco

foto da Quotidiani locali

GORIZIA Per oltre sessant’anni ci sono state la sua firma, magari invisibile, la sua innata creatività e la sua sensibilità artistica dietro e dentro le vetrine dei negozi della città.

Basterebbe raccontare questo per dire della storia speciale di Mario Bardusco, che se n’è andato il giorno di Pasqua all’età di 88 anni per l’aggravarsi di una patologia con la quale conviveva da tempo, lasciando la moglie Graziella, i figli Roberta, Michela e Roberto, i nipoti. Ma Bardusco, goriziano doc classe 1936, vetrinista conosciuto non solo nel capoluogo isontino, è stato anche molto altro. Un artista, innanzitutto, capace di immortalare attraverso i suoi acquerelli paesaggi del territorio e dell’anima.

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E poi un alpino: fu tra i fondatori del gruppo di Gorizia delle penne nere, nel 1978, a lungo anche consigliere sezionale. Non ha mai mancato a un’Adunata o a un raduno, mettendo a disposizione degli alpini pure le sue capacità artistiche, realizzando volantini o manifesti come quello scelto lo scorso anno per il centenario della sezione Ana isontina. Già, perché l’arte è sempre stata al centro della vita di Mario Bardusco, fin dall’infanzia, se è vero che è cresciuto tra i quadri nel negozio di vetri e cornici di papà Carlo, in via delle Monache in pieno centro storico, iniziando a dipingere a tempera o ad olio a soli otto anni per approdare poi alla tecnica dell’acquerello, quella che ha sentito più sua.

Dipingeva di getto, bagnando la carta e sfumando i colori, senza più intervenire su ciò che le emozioni del momento suggerivano. Già a 17 anni ha avuto a Gorizia una sua personale, ancor prima del diploma conseguito al liceo artistico “Max Fabiani”, dove avrebbe conosciuto la sua Graziella. L’Isonzo, il Carso (in veste autunnale soprattutto) e la laguna di Grado sono stati i suoi soggetti preferiti, ritratti en plein air fino ancora a pochi anni fa.

Ma, ancora giovanissimo, Mario Bardusco ha iniziato pure l’attività che sarebbe diventata il suo lavoro: un mestiere di fatto inventato, allora, precursore e professionista unico in città. Era il 1952 quando realizzò la sua prima vetrina per lo storico negozio di abbigliamento Rosconi di via Oberdan. Ne sarebbero seguite molte, moltissime altre, e sono poche le attività commerciali che negli anni non si sono affidate alla sua creatività: non si limitava a disporre pregevolmente le merci, realizzava lui stesso gli sfondi, dipingendoli, costruiva i soggetti, gli arredi. Spesso, ricorda la famiglia, in primavera o nel periodo natalizio la casa si trasformava in un immaginifico laboratorio, tra cartone e tessuti, modelli e fiori.

Un’arte, la sua, insegnata in seguito anche in corsi specifici nelle scuole professionali, e una maestria che solo pochi anni fa, nel 2017, ha abbellito l’ultima vetrina goriziana. Uomo di passioni, Bardusco è stato calciatore dilettante fino ai quarant’anni con la maglia dell’Audax Sanrocchese e in quell’oratorio Pastor Angelicus a cui a lasciato il bel trittico della cappella di Santa Croce, ed ha frequentato e amato la montagna a tal punto da chiedere che le sue ceneri fossero portate un giorno proprio tra le vette. Quel giorno è arrivato, ma il segno di Mario Bardusco a Gorizia resterà indelebile.

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