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Il diario della corruzione e il database con 2mila nomi, l’inchiesta di Bari sui voti comprati partita da un bidone della spazzatura

Il diario della corruzione e il database con 2mila nomi, l’inchiesta di Bari sui voti comprati partita da un bidone della spazzatura

Come in ogni classica inchiesta di corruzione anche questa che arriva da Bari e ha portato a 10 misure e alle dimissioni dell’assessora regionale di Anita Maurodinoia, porta in dote un libro mastro con i nomi. Tra i gravi indizi di colpevolezza contestati dalla Dda di Bari c’è il ritrovamento di due fogli sui quali […]

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Come in ogni classica inchiesta di corruzione anche questa che arriva da Bari e ha portato a 10 misure e alle dimissioni dell’assessora regionale di Anita Maurodinoia, porta in dote un libro mastro con i nomi. Tra i gravi indizi di colpevolezza contestati dalla Dda di Bari c’è il ritrovamento di due fogli sui quali era riportato un elenco di cittadini/elettori già “catalogati” per cognome, nome, data di nascita, cellulare, e sezione elettorale; agli stessi doveva essere versata la somma di 50 euro, quale corrispettivo per l’avvenuto acquisto del proprio voto. In corrispondenza di più nominativi era stato già trascritto un “ok” per certificare l’avvenuto ritiro della somma pattuita.

Il database con più di 2000 nomi – Stando agli inquirenti nella disponibilità di alcuni indagati c’era un “database con più di duemila nominativi con numeri di telefono e fotocopie di carte d’identità e schede elettorali”. Si sarebbe trattato di nominativi di “persone alle quali sarebbe stato dato un corrispettivo in denaro, in cambio del voto. Emerso, inoltre, che Alessandro, detto Sandro, Cataldo, marito dell’assessore della Regione Puglia, Anita Maurodinoia, nei cui confronti è stata disposta una perquisizione, avrebbe escogitato un sistema per “controllare l’effettivo esercizio del voto in favore del suo partito politico e della moglie”. Ci sarebbero state “formule di voto costituite da segni identificativi che venivano imposte agli elettori” e che avrebbero permesso “ex post di verificare l’effettivo voto come concordato”. Si trattava di una sorta di schedatura in elenchi in ordine alfabetico e mediante la raccolta e la catalogazione di copia dei documenti d’identità e delle tessere elettorali, per costituire un database informatico-anagrafico.

La verifica nel corso dello spoglio – Lo scopo della corruzione – secondo le indagini – era la rielezione dell’allora sindaco e di altri due consiglieri comunali, non destinatari dell’odierna misura cautelare. Il primo cittadino Antonio Donatelli, poi effettivamente rieletto, è stato sottoposto agli arresti domiciliari. Le preferenze sono state condizionate anche in cambio di 50 euro per voto e chi accettava l’accordo avrebbe dovuto consegnare copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale per un preciso conteggio dei voti sezione per sezione.

La verifica veniva effettuata nel corso delle operazioni di spoglio dove vari gregari degli organizzatori – che stazionavano stabilmente nei pressi delle sezioni loro assegnate – verificavano se le persone si fossero effettivamente recate al voto. Inoltre, all’atto dello spoglio, controllavano l’effettiva corrispondenza dei voti acquistati. Utile alle indagini è stato quanto scoperto dai carabinieri la sera del 6 ottobre 2021, in un cassonetto per la raccolta indifferenziata nel quartiere San Giorgio di Bari, in cui c’erano frammenti di fotocopie di documenti d’identità, codici fiscali di cittadini triggianesi, un consistente numero fac-simile di schede e volantini di propaganda elettorale.

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