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Studio sulla cabinovia di Trieste: «Con i giusti correttivi zero danni ambientali»

Studio sulla cabinovia di Trieste: «Con i giusti correttivi 


zero danni ambientali»

foto da Quotidiani locali

TRIESTE Il Comune di Trieste ha una nuova freccia al suo arco in difesa della cabinovia grazie all’Università di Udine, che certifica che, «con le dovute compensazioni», la realizzazione del progetto «non arrecherebbe danni all’ambiente», nello specifico alla fauna del Bosco Bovedo.

L’ateneo friulano ha infatti concluso lo studio, commissionato dal Comune lo scorso autunno, volto a definire l’impatto dell’impianto sugli animali - uccelli, in particolare - che abitano l’area a protezione speciale, che è parte della zona Natura 2000.

Con un esito che, secondo l’Amministrazione guidata da Roberto Dipiazza, è scritto nero su bianco: «Con l’introduzione delle compensazioni previste - spiega lo studio - l’opera non solo non genera un danno significativo all’ambiente, ma al contrario consente un complessivo miglioramento».

Le “compensazioni” si traducono sostanzialmente in un’estensione della Zps (Zona a protezione speciale) che, oltre a Bosco Bovedo, potrebbe includere nuove aree boschive tra Trieste, Muggia e San Dorligo della Valle per totali 205 ettari di superficie.

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Queste aree boschive si trovano a Banne e Conconello, ma anche nel bosco Vignano e nel Biotopo dei laghetti delle Noghere. In sostanza si tratta di boschi che diventerebbero “speciali”, godendo di una nuove, forte, tutela sul fronte ambientale, che consentirebbe, secondo l’ateneo friulano, di «migliorare lo stato di conservazione di alcune specie chiave, quali il picchio rosso mezzano, picchio cenerino, picchio nero, assiolo, succiacapre e torcicollo». Specie che popolano già queste aree verdi, così come il Bosco Bovedo.

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Ora la palla passa alla Regione, cui spetta la parola finale, ma per Giulio Bernetti, direttore del Dipartimento Pianificazione e lavori pubblici del Comune, «il report del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine fornisce tutti gli elementi utili a ottenere il via libera al terzo livello di Vinca (Valutazione di incidenza ambientale, ndr), che rappresenta l’ultimo step necessario per l’approvazione della Variante 12 al Piano regolatore “Accesso Nord: mobilità sistemica e turistica”, ossia il tratto della cabinovia che sorvola Bosco Bovedo».

A tal proposito Bernetti ricorda che «ci sono opere finanziate con fondi Pnrr, come il primo lotto del tratto Alta velocità - Alta capacità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, dove il tracciato interseca, attraverso un viadotto, un’area Zps attraversando i fiume Sele, che è parte anch’esso della zona Natura 2000. In questo caso - ribadisce il dirigente - il ministero dell’Ambiente ha stabilito di dare il via libera all’opera già al secondo livello di Vinca, nonostante un impatto molto più evidente di quello della cabinovia.

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L’Amministrazione di Trieste, che ha sempre messo l’attenzione per l’ambiente al primo piano, ha fornito, avvalendosi dello studio dell’ateneo di Udine, elementi supplementari che certificano come, grazie alle compensazioni e all’estensione della Zps, non solo si evitano impatti negativi sugli animali nel Bosco Bovedo, ma si migliorano complessivamente le condizioni ambientali, di tutela e conservazione della specie interessate.

L’analisi tecnica dell’ateneo friulano, cui abbiamo chiesto un parere tecnico come già fatto in passato con l’Università di Trieste e quella di Padova, individua le compensazioni in modo preciso e siamo fiduciosi che la Regione, ente preposto alle definizione delle zone a protezione speciale, accoglierà la nostra proposta, e ciò ci consentirà - conclude - di approvare la Variante e procedere con l’iter del progetto della cabinovia».

Le specie interessante sono, appunto, quelle del picchio rosso mezzano, picchio cenerino, picchio nero, assiolo, succiacapre e torcicollo, della quali lo studio ha valutato la presenza di habitat in termini di superficie e condizioni ecologiche, presenza di nidificazione potenziale e accertata. La ricerca descrive i criteri per l’individuazione delle aree contigue o prossime alla Zps da integrare alla Zps stessa e gli interventi migliorativi degli habitat di specie, da realizzarsi in alcune di queste nuove aree e in altre aree ricomprese nella Zona a protezione speciale, «al fine del mantenimento e miglioramento dello stato di conservazione soddisfacente delle specie e habitat di specie interessate dall’opera, con particolare riferimento ai picidi (prevalentemente i picchi, ndr).

L’obiettivo del documento è dimostrare come nel bilancio finale, ossia il differenziale dei danni presunti indotti dall’opera e i benefici portati dalle proposte di compensazione, il progetto, a fronte delle compensazioni proposte, in termini di aree da integrare alla Zps e della loro ricchezza specifica, non comporti un danno significativo all’ambiente». Nella relazione sono state proposte, appunto, alcune soluzioni compensative, tra cui strategie e tecniche di miglioramento degli habitat per migliorare lo stato di conservazione delle specie animali citate.

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