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Strada Prato Carnico-Sappada in costruzione, gli ambientalisti: “Ci sono rischi geologici”

È muro contro muro sulla contestata strada forestale da Prato Carnico a Sappada, specie fra malga Tuglia e rifugio Cjampizzulon, tratto in fase di realizzazione tra Rigolato e Forni Avoltri.

Nell’audizione in consiglio regionale in IV commissione (Ambiente), presieduta da Alberto Budai, la Comunità di montagna della Carnia, col presidente Ermes De Crignis, ha confermato la necessità di tale viabilità, mentre comitati, associazioni ambientaliste (gruppo spontaneo Salviamo i sentieri Cai 227-228, Cai Fvg, Legambiente Carnia e Fvg, Fareambiente, Fare Verde Fvg, Ecoitaliasolidale, Consumatori attivi Fvg) e geologi hanno evidenziato parecchie criticità. La strada è in avanzata costruzione tra rifugio Cjampizzulon e malga Tuglia, su progetto della Comunità di montagna finanziato dalla Regione con fondi Psr.

L’avvocato Barbara Puschiasis (Gruppo Salviamo i sentieri Cai 227 e 228), sulla «realizzanda camionabile nei comuni di Rigolato e Forni Avoltri, in distruzione del sentiero Cai 227» evidenzia che «tale strada, ancora non conclusa, sta subendo copiosi franamenti».

Rammenta che l’audizione fu chiesta dal consigliere regionale Massimo Moretuzzo (Patto per l’Autonomia-Civica Fvg) ancora a luglio, ma si è svolta solo ieri, mentre «sul Monte Pleros la ghiaia sta già portando a valle la strada e il sentiero 227 non esiste più».

Puschiasis ha indicato le contraddizioni tecniche e amministrative del progetto che avrebbero consigliato il suo abbandono proprio a causa dell’elevato rischio e pericolosità idrogeologica confermata poi nei fatti.

«Si impari dagli errori, basta opere inutili e impattanti – commenta Moretuzzo –. Le preoccupazioni espresse da associazioni ambientaliste, tecnici e persone mobilitatesi negli anni purtroppo si sono rivelate corrette».

«Noi non siamo contrari alle strade forestali – premette Marco Lepre di Legambiente Carnia –, ma quando si interviene in montagna bisogna fare molta attenzione per il mantenimento dell’equilibrio ambientale».

Per Lepre con tale opera, non giustificata da esigenze di utilizzo boschivo né agro-pastorali, si «sfregia uno degli itinerari escursionistici più belli delle nostre Alpi».

Le relazioni geologiche hanno snocciolato forti rischi geologici, pericolosità valanghive e idrauliche. Molte associazioni hanno biasimato la mancanza di condivisione e di ascolto.

«Gli eventi franosi che continuano a seppellire sotto masse di detriti la strada camionabile in costruzione – per la consigliera regionale Serena Pellegrino (Alleanza Verdi e Sinistra), vicepresidente della IV commissione consiliare – sono la dimostrazione di quello che non si deve fare. Approfondiremo a livello parlamentare, se necessario, l’azione intrapresa dal Cai, che ha rivolto una richiesta di intervento al ministero dell’Ambiente per segnalare un danno o minaccia ambientale, sostenendo tra l’altro la violazione delle finalità del Psr e della normativa in materia di Valutazione di impatto ambientale».

«Se vogliamo valorizzare il turismo nella zona – secondo il Dem Massimo Mentil – dobbiamo ritarare i progetti per evitare ulteriori danni al territorio».

Per l’assessore regionale Stefano Zannier «gli incontri ci sono stati e ci saranno, non è mancato il dialogo».

Ermes De Crignis, presidente della Comunità della montagna, ha dichiarato che la decisione di realizzare la strada è frutto delle richieste di quattro sindaci. «Il tratto di strada interessato dai dissesti – ha detto – sarà comunque recuperato».

«Ci troviamo di fronte all’ennesima opera contestata dalle comunità locali e da esperti che rischia – per la consigliera regionale del M5s, Rosaria Capozzi – di diventare una voragine mangia-soldi».

Furio Honsell (Open Fvg) parla di opera sconsigliata dai tecnici e di realizzazione improvvida, non discussa coi cittadini.

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