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Antiriciclaggio, riparte l’iter per il Registro dei titolari effettivi: entro l’11 aprile la comunicazione alle Camere di Commercio

Antiriciclaggio, riparte l’iter per il Registro dei titolari effettivi: entro l’11 aprile la comunicazione alle Camere di Commercio

Riparte l’iter per tradurre in realtà anche in Italia il registro dei titolari effettivi, strumento previsto dalla V direttiva Ue antiriciclaggio del 2018 e ancora inattuato. A dicembre, poco prima della scadenza del termine entro cui società, fondazioni, associazioni e trust avrebbero dovuto inviare alle Camere di Commercio le informazioni necessarie per alimentare la nuova […]

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Riparte l’iter per tradurre in realtà anche in Italia il registro dei titolari effettivi, strumento previsto dalla V direttiva Ue antiriciclaggio del 2018 e ancora inattuato. A dicembre, poco prima della scadenza del termine entro cui società, fondazioni, associazioni e trust avrebbero dovuto inviare alle Camere di Commercio le informazioni necessarie per alimentare la nuova sezione del Registro delle Imprese, il Tar Lazio aveva accolto una richiesta di sospensiva congelando tutto. Ora è arrivata la sentenza: il ricorso di Assoservizi Fiduciari contro l’obbligo di comunicazione, con l’intervento ad adiuvandum di Aletti Fiduciaria, è stato bocciato. Con il risultato che i titolari effettivi vanno resi noti entro l’11 aprile, anche se i commercialisti hanno appena scritto ai ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e a quello delle Imprese del made in Italy, Adolfo Urso, chiedendo un rinvio.

Anche quando il Registro diventerà realtà, comunque, società civile e giornalisti non potranno consultarlo. Il problema stavolta dipende solo in parte dal governo italiano. Dietro c’è la sentenza della Corte di giustizia europea che nel novembre 2022 ha bocciato l’accesso delle informazioni al pubblico valutando che “interferisce con i diritti fondamentali al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati personali”. Con il risultato che Roma ha disapplicato l’articolo del decreto del Mef che prevedeva l’accessibilità al pubblico, disponendo che i dati siano resi disponibili solo ai “titolari di un interesse giuridico rilevante e differenziato“. Come aveva fatto notare Transparency International Italia, in realtà la Corte “aveva ribadito che i giornalisti e le organizzazioni della società civile dovrebbero poter accedere a queste informazioni senza dover dimostrare il loro legittimo interesse in casi specifici”. Ma diversi Paesi hanno reagito sospendendo tout court l’accesso pubblico.

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