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La divisa di Gloria Frizza, l’ex calciatrice di serie A che ora guida il Nis a Trieste

La divisa di Gloria Frizza, l’ex calciatrice di serie A che ora guida il Nis a Trieste

foto da Quotidiani locali

TRIESTE La passione per il calcio unito a quello per la divisa. È un amore condiviso quello di Gloria Frizza, ex calciatrice di serie A e oggi vicecommissario della Polizia locale di Trieste, dove dallo scorso primo marzo ricopre il ruolo di responsabile del Nis (Nucleo interventi speciali).

Prima, però, ha fatto in tempo a sfidare le big del calcio femminile italiano, costretta a lasciarlo proprio agli albori del professionismo. Un amore, quello per il calcio, sbocciato tardi ma che le ha comunque riservato soddisfazioni notevoli.

«Ho iniziato a 15 anni, nel paesino in provincia di Perugia dove vivevo. Sono cresciuta nella Grifo Perugia dove ho giocato per 7 anni», racconta Frizza. Esperienza alla quale ha fatto seguito il trasferimento a Siena. «Per tre anni, facevo avanti e indietro Perugia-Siena, poi mi sono spostata in Friuli, prima al Chiasiellis e poi per 5 anni al Tavagnacco, all’epoca in serie A, prima dell’ultima esperienza al Vittorio Veneto». A Tavagnacco arriva anche la soddisfazione di giocare allo stadio Friuli di Udine contro la Juventus Women.

Nel frattempo, però, entra nella Polizia locale. «A un certo punto decido di smettere con il calcio, perché la serie A giocava di sabato e quindi diventava sempre più difficile riuscire a conciliare calcio e lavoro». Un impiego nella Polizia locale può, in un primo impatto, sembrare agli antipodi rispetto a quello sportivo.

«Così non è – racconta Frizza – perché entrambi i mestieri hanno molti punti in comune, come la gestione del gruppo e il dover sottostare a delle regole». La seconda grande passione del vicecommissario del Nis è sempre stata la divisa.

«Fin da quando ero piccola speravo di poter entrare in una forza di Polizia. Così mi sono laureata in Giurisprudenza», svela assieme al percorso successivo: «Mi son sempre detta che non mi avrebbe pesato smettere di giocare a calcio se fossi riuscita a realizzare un altro sogno». E così è stato.

Passare dalla divisa da gioco a quella di un corpo di Polizia, quindi, per Frizza è stata una sorta di staffetta. «Nel 2020 ho smesso di giocare a calcio, dopo che gli ultimi due anni sono riuscita a conciliare le due cose. Mi ricordo che una volta, per una partita contro la Fiorentina, mi sono cambiata in auto per poter arrivare pronta sul terreno di gioco dopo aver lavorato la mattina dalle 7 alle 13».

Nel frattempo, infatti, Gloria Frizza vince il concorso per entrare nella Polizia locale di Trieste. «Dove ho avuto il merito di lavorare quasi da subito nel corpo di Polizia giudiziaria per quattro anni, poi ho fatto il concorso per vice-commissario,:è andato bene e da poco sono stata chiamata a ricoprire il ruolo di responsabile dei Nis».

Ma perché Trieste? «In un certo senso l’ho “cercata” perché sapevo che all’interno del Corpo ci sono vari nuclei specialistici dove ci si può specializzare ulteriormente. Il nostro compito principale è il contrasto al degrado urbano. La mia figura prevede il coordinamento di quelli che sono i compiti degli operatori, in pratica di cosa si devono occupare giornalmente le pattuglie rispetto a quelle che possono essere segnalazioni o richieste di intervento».

Un posto di lavoro, ça va sans dire, prettamente maschile. «All’interno del quale non ho mai avuto problemi. Secondo me essere una donna all’interno di un mondo maschile ha dei vantaggi, nel senso che si ha una prospettiva diversa da quella maschile. Io coordino la gestione di un gruppo di 21 persone – racconta Frizza – con diversi caratteri e dalle diverse peculiarità, perciò credo che una figura femminile possa avere una sensibilità diversa nel comprendere o approcciare una persona».

Essere donna, poi, può avere i suoi risvolti positivi anche nel rapporto con i trasgressori. «Può capitare che il “cattivo di turno” sia abituato al poliziotto maschio quindi la figura femminile ha dei vantaggi perché passi maggiormente inosservata», rileva la numero uno del Nucleo interventi speciali. E poi il Nis è stato il primo nucleo della Polizia locale a venire armato. La pistola è stato motivo di esitazione? «Assolutamente no, basta essere consapevoli di possederla e agire di conseguenza».

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