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Creato il condominio che ospita gli insetti: «Una dispensa naturale anche per altri animali»

Ad un occhio non esperto potrebbero sembrare delle cataste di legna da smaltire, ma per picchi e insetti vari costituiscono una sorta di condominio dove andare a vivere, trovando sempre di che mangiare. Sono per loro una dispensa naturale di viveri.

In natura è questa la funzione del legno morto e i volontari della Naturalistica di Cordenons lo sanno bene, tant’è che non perdono occasione – nel loro ultra-trentennale impegno nel ripristino dell’habitat naturale dei luoghi che curano – di recuperare tutto ciò che possono, lasciandolo per l’appunto alla terra.

È quello che hanno fatto anche nel “Bosco di Ottaviano”, l’ultimo “Bosco del cuore” creato in ordine di tempo nelle risorgive del Vinchiaruzzo e inaugurato sabato scorso alla presenza di alcune centinaia di persone, degli amici di Ottaviano Marson, il cordenonese al quale il progetto è dedicato, del parroco della parrocchia di San Pietro don Ivano Zaupa, che ha benedetto l’area, e di tanti benefattori che hanno consentito all’associazione di raccogliere i fondi per acquistare il terreno.

All’ingresso del fondo e sparpagliate anche all’interno si trovano poco meno di una decina di cataste di legno marcito. «Proviene dai tagli degli alberi», ha pensato più di qualcuno, vedendole.

«Assolutamente no – chiarisce ora il presidente dell’associazione, Giuseppe Brun –. Sono rami marciti che abbiamo trovato già a terra, mentre pulivamo l’area dai rovi.

Nella nostra azione preserviamo tutto ciò che la natura mantiene in piedi in modo sicuro: così abbiamo fatto anche in questo caso, recuperando la legna già caduta a terra e accatastandola in più punti così che dia cibo alla flora del bosco».

I volontari, del resto, insegnano che un albero morto ha in sé più vita di uno vivo: il picchio nel suo legno vi fa il nido (è il primo ad arrivare quando la pianta muore) e pure bisce e insetti vi vanno ad abitare. Dice Brun: «Queste cataste le creiamo proprio per loro; poi nel tempo si decompongono, nutrendo anche il terreno». Ogni azione dei volontari non nasce a caso.

«Lasciamo il più possibile gli alberi così come si trovano – prosegue il presidente – liberandoli dai rovi e solamente dalla troppa edera nel caso questa rischi di soffocarli, valutando di volta in volta come intervenire, affinché la mano dell’uomo modifichi il meno possibile l’habitat naturale».

È un’azione di salvaguardia preziosa, che la comunità ha dimostrato di apprezzare: il terreno dove ha cominciato a prendere vita il Bosco di Ottaviano (ottomila metri quadrati) è stato acquistato a febbraio dalla Naturalistica con i fondi raccolti attraverso la piattaforma di crowdfunding “Idea Ginger” (20 mila 365 euro su un obiettivo iniziale di 15 mila). Per giungere in tempo all’inaugurazione è stata ripulita la metà dell’area.

«Sulla restante – dice Brun – interverremo in autunno, rispettando la stagionalità delle piante. In questi mesi hanno lavorato alacremente diciotto volontari per un totale di 162 ore. Altre 13 ore sono servite per passare con una piccola macchina tritatutto.

Abbiamo impiantato 83 piante tra alberi e arbusti, più tre pioppi neri il giorno dell’inaugurazione.

Siamo stati fortunati, dal momento che rifiuti abbandonati ne abbiamo trovati pochi rispetto a ciò che temevamo: qualche bidone di plastica, una piccola stufa a legna degli anni Cinquanta nel rio Selina, un set completo di sanitari di un bagno, sempre nel rio e quale bottiglia qua e là».

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