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Il lascito della Chiesa di Aquileia e il tema della risurrezione: incontro a Venzone

Il lascito della Chiesa di Aquileia e il tema della risurrezione: incontro a Venzone

foto da Quotidiani locali

Un’occasione per esplorare un altro pilastro di quella tradizione nella quale vide la luce il primo nucleo del proprium ideale dell’identità friulana.

È quanto verrà proposto domenica 21 aprile, in sala consiliare a Venzone, dove a partire dalle 15.30, è in programma il secondo dei tre incontri dedicati ai caratteri peculiari del Credo dell’antica Chiesa di Aquileia.

Questa volta sarà Irene Barbotti, del Trinity College di Dublino, a presentare le origini, il significato ma soprattutto il futuro di un frammento di quell’antico lascito ideale, presentando la singolare affermazione aquileiese circa la risurrezione dei corpi: «La risurrezione di questa carne” (Rufino, Spiegazione del Credo 41,2). Corpi santi: la salvezza “di questa carne” come matrice religiosa. Il corpo come identità».

Il tema interseca in modo peculiare la nostra attualità e sembra pensato oggi, per trovare una risposta alle domande che ne animano quella che giustamente è stata definita la “rivoluzione antropologica”: cos’è il corpo di un essere umano? L’involucro della sua verità? Il guscio della sua anima (della sua vita)? La “macchina” del suo esistere? Un limite? Un abito? Una fisionomia? E in che rapporto sta il corpo con l’identità dell’individuo? E con il suo destino?

Si tratta di domande che, a ben vedere, attraversano il tempo, giungendo sino alla filigrana delle ultime pagine delle nostre cronache, echeggiando nelle parole dei dibattiti che oggi disputiamo, intersecando le esperienze delle nostre vite e dialogando spontaneamente con le rivendicazioni e le proteste di molta parte delle generazioni più giovani.

Ed è sorprendente notare che nell’antica Aquileia non si discutesse “del corpo” ma “di questo corpo”, cioè del corpo di ciascuno, per come la sua propria storia l’ha connotato; e forse è ancor più sorprendente osservare che null’altro si diceva in quel Credo circa la risurrezione di ciascuno se non: «Credo la risurrezione di questa carne».

Una carne capace di dire, da sola, il destino di tutto l’individuo.

Il compito che Glesie Furlane ha affidato a Irene Barbotti (e alla Schola Aquileiensis che “dialogherà” con la relatrice) in questa occasione è insieme arduo e stimolante e punta a ricondurre alle radici per ritrovare le risorse ideali con le quali definire il significato e il futuro dell’identità friulana oggi, in questo tempo; fare della conoscenza di ieri il pilastro della coscienza con cui affrontiamo le sfide di domani.

E mi permetto un’ultima riflessione: questo ritorno alle radici (che è radicalità e insieme ingiunge radicalità) non è solo l’occasione per imparare, per conoscere, per riflettere in maniera approfondita, ma può diventare anche un impegno da assumersi di fronte alla storia.

Troppe volte si dice e si pensa – spesso in modo non del tutto peregrino – che la sproporzione tra le dinamiche di questa attualità globalizzata e le concrete possibilità del singolo di incidere è talmente ampia da rendere ciascuno impotente di fronte al tempo e al tragitto che esso ha intrapreso.

Ebbene: essere a Venzone domenica sarà anche un atto di militanza: un’azione concreta per “contare”, in senso etimologico.

Un’occasione, inoltre, per ripetere che l’identità friulana è ancora capace di aggregare una comunità; un’occasione per ripetere che il lascito di Aquileia è innanzi tutto pegno e premessa di futuro; un’occasione per chiedere che questa eredità non venga dispersa e, nel contempo, un’occasione per imparare a custodirla meglio.

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