Caso Scurati, il precedente di Terranova: “Anche il mio monologo non andò in onda su Rai3” – Il suo testo sulle cariche sugli studenti
Ora spunta anche un precedente. Non è la prima volta che un monologo scritto per andare in onda nella trasmissione di Rai3 ‘Che sarà‘ condotta da Serena Bortone viene poi tolto dalla scaletta. All’indomani dell’esplosione del caso Scurati, la scrittrice Nadia Terranova racconta in un’intervista a il manifesto che anche il suo discorso scritto dopo le manganellate della polizia sugli studenti in corteo a Pisa per la Palestina non è mai andato in onda. Era inizio marzo scorso: “La redazione mi aveva invitata a scrivere un monologo, che io stessa avrei dovuto leggere – ha spiegato Terranova – L’ho fatto, ma il testo non è stato reputato adatto alla puntata”. E la scrittrice aggiunge: “Sono rimasta abbastanza stupita quando mi è stato chiesto di cambiare il mio monologo”.
La decisione di non mandare in onda il suo monologo non fece lo stesso scalpore che ha avuto oggi il caso legato a un altro scrittore, Antonio Scurati. Sul suo discorso, legato al 25 aprile e cancellato dalla puntata di ieri (sabato), è perfino intervenuta la premier Giorgia Meloni: con un post ha deciso di rispondere personalmente del caso nato in Rai, avallando la ricostruzione dell’azienda (che nega la censura) e che però è stata sconfessata dallo stesso scrittore. Secondo Terranova “evidentemente ci sono dei temi di cui è meglio non parlare. Io l’ho sperimentato con il mio monologo sulle cariche agli studenti di Pisa, ma come vediamo non è l’unico caso“.
La scrittrice, commentando non solo il caso Scurati ma anche la querela al filologo e storico Luciano Canfora (non l’unico querelato da Meloni), ha aggiunto: “A me sembra che quasi ci si aspetti una forma di autocensura. Quando ho raccontato questa vicenda alle persone che conosco mi è stato detto: be’, ma che ti aspettavi?”. Poi Terranova ha proseguito: “Come se si desse per scontato che si possa essere scomodi ma solo fino a un certo punto. Ecco, per paradosso, quasi preferisco chi è dichiaratamente servile a chi accetta di essere scomodo ma solo un po’“.
Ecco il testo del monologo di Nadia Terranova mai andato in onda e pubblicato oggi da il manifesto
Adesso narrerò un apologo ai giudici. Uno sparviero, dopo aver ghermito un piccolo usignolo variopinto, lo trascinò in alto fra le nubi, e quello, trafitto dagli artigli ricurvi, piangeva di dolore. Allora lo sparviero gli disse: “Infelice, di che ti lamenti? Sei preda di uno più forte di te; dove ti porto io, tu andrai, anche se canti; ti divorerò o ti libererò a mio piacere. Stolto è chi combatte i più forti: non riporterà alcuna vittoria e, oltre al danno, dovrà subire la beffa”.
L’apologo dello sparviero e dell’usignolo è la prima favola della storia della letteratura occidentale. Si trova nelle Opere e i giorni di Esiodo, un poema del settimo secolo a. C., ed è curioso che la favola sia anche una delle prime riflessioni della nostra civiltà sulla Hybris, la tracotanza, che tanta parte avrà nel mondo classico. Il potere, si evince dalle parole di Esiodo, è innanzitutto un potere fisico: il più forte, il più grosso, colui che ha più armi – in questo caso, gli artigli – tiene in scacco in più debole. Partendo da qui, da una storia per bambini, la Hybris diventò nel mondo classico la più disdicevole delle violazioni: abusare di una carica, agire dentro un dislivello politico era un peccato disonorevole, la rivelazione dell’incapacità di essere all’altezza del proprio ruolo. Il dovere dell’uomo che governa, proprio in virtù della propria carica divina, è ergersi al di sopra degli istinti e delle passioni proprie del piano umano. Nella Politica, Aristotele elenca i comportamenti che i tiranni devono evitare per non cadere nella Hybris, e ne individua due in particolare: percuotere i sudditi e abusare della loro giovinezza. Monica, madre di uno dei ragazzi colpiti durante la manifestazione in difesa della Palestina a Pisa, ha risposto ai giornalisti che chiedevano se avrebbe accettato delle scuse. È con le sue parole che voglio concludere.
A me delle scuse importa fino a un certo punto. Voglio che queste cose non succedano più. Un’amica di mio figlio è rimasta in osservazione per un trauma cranico, un altro è stato colpito all’addome e aveva sangue nelle urine, si temeva un’emorragia interna. Stiamo parlando di ragazzini, li hanno curati in pediatria.
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