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Escavo a Monfalcone, maxi barriera antirumore per tutelare i volatili 

Escavo a Monfalcone, maxi barriera antirumore 


per tutelare i volatili 

Dalla Regione variante da 600 mila euro al progetto per dribblare lo stop ai lavori nella fase riproduttiva

MONFALCONE Bisogna velocizzare. E allora tocca intervenire nella “stagione degli amori”. Ma con opportuni accorgimenti: un maxi separé, studiato per non recar disturbo alla riproduzione dell’avifauna. Protagonista l’escavo del canale di accesso a Portorosega e del suo bacino di evoluzione, che dev’esser portato a quota –12,5 metri sul livello del medio mare per agevolare i traffici commerciali e magari pure la crocieristica (se tornerà). La delicata regia è in mano alla Regione, con l’assessore Fabio Scoccimarro, e particolarmente alla Direzione centrale Difesa dell’ambiente, sorretta da Massimo Canali, mentre l’ingegner Andrea Brusadin è il direttore lavori. Si apprende che «gli uffici stanno approvando la variante in corso d’opera per effettuare la bonifica bellica sistematica», ovvero con indagini magnetometriche spinte sino a 3 metri e nella previsione d’una movimentazione di materiale a ogni rilievo.

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Nel frattempo, tuttavia, dal 1° marzo, per decreto della Via nazionale – Valutazione d’impatto ambientale cui soggiace l’iter –, è iniziato il periodo di stop a ogni lavorazione. Compresa quella, appunto, della movimentazione dei terreni alla cassa di colmata, dove si sta perfezionando la “scatola” in cui saranno stoccati i sedimenti, di varia granularità, del dragaggio. Un alt sancito per non causare interferenza, attraverso il rumore, all’habitat del vicino Sic-Sito d’interesse comunitario. E stop prolungato fino al termine di agosto. Quindi neppure la bonifica bellica si può così concretizzare. «Abbiamo predisposto – spiegano gli uffici regionali – formale istanza al Ministero per derogare alla prescrizione. Con una modifica del progetto, cioè ipotizzando di realizzare una barriera anti rumore provvisoria su tutto l’argine est, sul lato Sic». Il maxi separé. Il progetto ha avuto il «parere positivo» di Arpa, per il contenimento del rumore, e del Servizio Biodiversità, in relazione al disturbo all’avifauna. Con tali atti è stata formulata l’istanza al Ministero per strappare la deroga.

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La variante ha un valore di circa 600.000 euro, già finanziati. «Stiamo attendendo la nota di avvio del procedimento ministeriale», sempre gli uffici. Per proseguire il debombing in queste settimane. Non va scordato che il cantiere, ad autunno, aveva subito rallentamenti per il ritrovamento di una granata della Grande guerra da 100 millimetri, a presunto caricamento con aggressivo chimico. Dovesse filare tutto liscio, sarebbe possibile partire direttamente a settembre con l’approfondimento, come da iniziali previsioni. Intanto è stato aggiudicato il servizio di caratterizzazione e bonifica bellica per i sedimenti. I lavori di campionamento dovrebbero iniziare a giugno e concludersi in 40 giorni. Le successive analisi (su oltre 100 campioni) «saranno svolte da Arpa con la restituzione dei dati presumibilmente a inizio autunno».

Un iter autorizzativo complesso, quello dell’escavo, che ha richiesto perfino un commissario straordinariso, Aurelio Caligiore. Al netto di due anni di pratiche e della predisposizione del contenitore, il dragaggio si potrà effettuare tra settembre e marzo, per 7-8 mesi di lavoro. Sempre al fine di non alterare l’equilibrio riproduttivo, qui delle fanerogame e dei mitili in acqua. La draga, aspirante e refluente, entrerà in azione come un maxi aspirapolvere: asporterà e risucchierà sedimenti e acqua. I primi, raccolti, resteranno sotto osservazione per alcuni mesi, nel loro deposito al fondo. Le acque, una volta decantate, saranno invece trattate per il rilascio a mare, secondo percentuale di componente chimica ritenuta regolare e sulla base delle autorizzazioni. Conclusa l’operazione, andranno ridefiniti i pescaggi per l’accesso a Portorosega. Ma di questo se ne dovrà occupare la Capitaneria di porto. Solo allora, arriverà il via libera alle grandi navi. —

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