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Cent’anni dall’addio alla Divina, il ricordo vibra con Brunello

Cent’anni dall’addio alla Divina, il ricordo vibra con Brunello

foto da Quotidiani locali

“Asolo è bello e tranquillo, paesetto di merletti e poesie, perché è poco distante da Venezia che adoro, perché ci abitano buoni amici che amo e perché è tra il Grappa e il Montello”, diceva Eleonora Duse, “Questo desidero sia l’asilo della mia ultima vecchiaia. Qui desidero essere seppellita”. E, forse, anche ricordata.

Così domenica, nei cento anni esatti dalla morte avvenuta il 21 aprile 1924, in una lussuosa ma fredda stanza d’albergo a Pittsburg, nella sua ultima faticosa tournée, Asolo ha reso omaggio alla Divina. Così era chiamata l’attrice che ha svoltato il modo stesso d’intendere e fare il teatro. La sua tomba nel cimitero di Sant’Anna domina con il suo biancore racchiuso da una siepe di bosso, il panorama abbracciato dal Massiccio del Grappa.

Qui, il violoncellista Mario Brunello le ha dedicato un vibrato – e vibrante – omaggio in musica, nella cerimonia ufficiale organizzata dal Comune di Asolo e iniziata con una messa in cattedrale. Sotto un cielo sempre più plumbeo, ai piedi della tomba della Duse, si sono alzate le note di una sonata di Johan Sebastian Bach, seguite da una toccante Ave Maria dalla scena seconda del quarto atto dell’Otello di Verdi (su libretto di Arrigo Boito), in una trascrizione per violoncello.

Il maestro castellano è salito ad Asolo con il suo Red Cello. Si è accomodato su una sedia ai piedi della tomba di Eleonora e qui ha eseguito i due brani, accompagnato dal frusciare insistente del vento. Poche parole prima di appoggiare l’archetto sulle corde accennando alla musicalità della voce della Duse – così come sottolineato dagli artisti a lei contemporanei – e alla sua passione per l’arte delle note e delle pause.

Boito è stato uno dei grandi amori della Duse, come Gabriele D’Annunzio ieri “rappresentato” da Giordano Bruno Gherri, presidente del Vittoriale degli Italiani. «Dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna» ha esordito quest’ultimo nel suo saluto. Chissà se la Duse, carattere forte, passionale, talvolta contraddittorio e con qualche spigolo, avrebbe approvato questa affermazione. E ha aggiunto Gherri: «é vero anche il contrario». «Eleonora», ha ricordato Brunello, «era presente alla Scala per la prima dell’Otello».

Attorno al violoncellista, sotto il grigio di nuvole sempre più prossime alla pioggia, si è radunata una piccola folla in religioso silenzio, arrivata dalla cattedrale anticipata da banda e majorette di Asolo. Un insolito corteo che ha riportato ad atmosfere di un’Italia anni Cinquanta, forse un po’ stridente con l’eleganza senza trucco della grande Eleonora, ma capace di restituire la venerazione semplice e genuina di una comunità per una delle sue cittadine più illustri.

«Eleonora», l’aveva ieri ricordata poco prima in cattedrale il sindaco Mauro Migliorini, «aveva scelto Asolo, attratta dalla buona qualità di vita del posto e dal profondo rispetto che gli asolani le avevano dimostrato sin da subito, tanto che il 16 ottobre 1923, quando arriva sull’isoletta di Ellis Island (New York), dichiara alle autorità: Duse Eleonora, anni 64, sesso femminile, sposata, attrice teatrale, nazionalità italiana, residente ad Asolo. Desiderava avere una casa tutta sua per ricevere gli amici e, soprattutto, la figlia e i nipoti che vivevano in Inghilterra».

Nel borgo dai cento orizzonti Duse era stata ospitata da famiglie importanti, aveva trascorso giorni di piacevole tranquillità, si era affezionata agli scorci e ai panorami incantevoli. «La Casa dell’Arco dove abitava nei suoi soggiorni in città», aveva aggiunto il sindaco, «con la sua magnifica vista sul Grappa, era il rifugio ideale per lei, che con tanta sollecitudine aveva seguito lo svolgimento della Prima Guerra Mondiale e le sorti dei soldati che combattevano al fronte».

Negli album dei ricordi di famiglia molti asolani conservano ancora gelosamente qualcosa di Eleonora: una fotografia autografata, una cartolina spedita alla nonna che fu la cuoca della Duse o ancora il racconto del nonno che partecipò ai funerali della Divina. Il feretro in quell’aprile di cento anni fa fu “scortato per le vie della città da ali di folla in un silenzio rotto solo dal rumore ritmato degli zoccoli dei cavalli sul selciato”. Ieri le note del violoncello di Brunello hanno suggellato l’amore di Asolo – e non solo – per la Divina nel luogo dove i morti dialogano con i vivi.

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