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Liberazione a Pavia, duemila persone al corteo: la festa in città e in provincia

Liberazione a Pavia, duemila persone al corteo: la festa in città e in provincia

Il monito della storica Ferrando: «L’indifferenza è il rischio principale». Il sindaco Fracassi tra i fischi: «Per tutti noi il 25 aprile rappresenta una data di rinascita, di riscatto morale e civile»

PAVIA. Duemila persone in un corteo festoso che ha attraversato la città per celebrare i 79 anni dalla liberazione della dittatura nazifascista. Tante bandiere, cori partigiani e le note della banda musicale “Santa Cecilia” di Belgioioso. E, infine, il monito dell’orazione ufficiale: l’indifferenza è il rischio principale, la paura di prendere posizione.

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Una preghiera

Il programma prevede la prima tappa, alle 9.45, al monumento che ricorda i caduti della Seconda guerra mondiale, nel cimitero di San Giovannino. Il sindaco, Fabrizio Fracassi, con la fascia tricolore e il presidente della Provincia, Giovanni Palli, con la fascia blu sistemano la corona d’alloro deposta da due agenti della polizia locale. Il vescovo di Pavia, monsignor Corrado Sanguineti, recita una preghiera in suffragio di quanti hanno versato il loro sangue per la libertà.

Poi, alle 10.30, il gonfalone del Comune, della Provincia e quelli delle associazioni d’arma e dei reduci si fermano nel piazzale dedicato a Ferruccio Ghinaglia studente di Medicina, dirigente del Partito comunista d’Italia, assassinato il 21 aprile 1921 da una squadra fascista a 21 anni all’imbocco del Ponte Coperto con un colpo di rivoltella alla testa.

Dopo che due agenti della polizia locale hanno sistemato la corona con il nastro tricolore, il sindaco Fabrizio Fracassi si inginocchia, poggia una mano sulla stele e chiude gli occhi in un momento di riflessione.

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Poi il corteo riparte alla volta del centro. Davanti a tutti, la banda di Santa Cecilia intona “Fischia il vento”. Subito dopo c’è lo striscione dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani. E poi altri striscioni e altre bandiere. Il candidato sindaco di Pavia, Paolo Walter Cattaneo, regge lo striscione di Rifondazione comunista; al suo fianco, una donna gira un breve video e lo posta su Facebook con la didascalia “il profumo buono della parte giusta”.

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Sventolano le bandiere della Sinistra italiana, del Partito democratico, il vessillo giallo e nero di “Libera” che ricorda Lea Garofalo, testimone di giustizia assassinata dalla ’ndrangheta. C’è lo striscione della Rete antifascista di Pavia, e i labari dell’associazione nazionale Alpini e dell’Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra, a monito dei lutti provocati da un conflitto. C’è il vessillo dell’Associazione nazionale insigniti al merito e quello dell’Aned, l’Associazione nazionale degli ex deportati: un drappo a strisce bianche e celesti, come le uniformi imposte ai deportati e la straziante via Crucis laica che elenca Mauthausen, Buchenwald, Auschwitz e tutti gli altri luoghi dell’Olocausto.

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Verso la fine del corteo sventolano anche molte bandiere della Palestina. Alcuni ragazzi reggono uno striscione sul quale si legge “Antifascismo è antisionismo”, mentre i militanti di Potere al popolo alternano i cori di “Free free Palestine” a “Israele fascista, Stato terrorista”. Lungo Strada Nuova, corso Cavour e piazza della Vittoria i pavesi che osservano il passaggio non sono moltissimi. Qualcuno riprende con lo smartphone, qualcuno applaude.

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Scurati, brutto segnale

Alle 11 il corteo raggiunge piazza del Carmine. Dopo la messa celebrata da don Daniele Baldi, sulle scale della chiesa, un esponente dell’Anpi legge il testo del monologo di Antonio Scurati cancellato dalla programmazione Rai, mentre un signore anziano scrolla la testa e dice a un amico: “Brutto segnale”. Infine l’arrivo a piazza Italia. In prima fila, accanto al sindaco Fracassi e al presidente Palli, alcuni esponenti dell’amministrazione comunale uscente, come il consigliere Roberto Mura e l’assessora Chiara Valsini e il candidato del centrodestra, Alessandro Cantoni. Quello del centrosinistra,. Michele Lissia, è rimasto in mezzo alla gente.

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Il sindaco tra i fischi

«Oggi più che mai è importante ricordare il coraggio e la determinazione di coloro che con tutte le loro forze hanno lottato contro i nazifascisti per la nostra libertà – ha detto il sindaco Fabrizio Fracassi, fischiato come da tradizione da una parte del corteo -. Hanno sacrificato le loro vite per un ideale di Giustizia e Democrazia, dobbiamo onorare i loro impegni continuando a difendere i valori di libertà, uguaglianza e solidarietà su cui è fondata la nostra società. Per tutti noi il 25 aprile rappresenta una data di rinascita, di riscatto morale e civile e anche il segno il simbolo della ricostruzione di un paese che ha saputo alzare la testa, ripartire e ricreare fiducia. Oggi celebriamo non solo la Liberazione, ma anche il concetto stesso di libertà quale diritto inalienabile conquistato con grande sacrificio».

«Il pensiero – ha proseguito – va a quei cittadini, bambini, donne e uomini che oggi stanno vivendo in più parti del mondo la tragedia e il terrore della guerra: non ci sono discorsi non ci sono parole che possono esprimere lo sgomento che ognuno di noi prova dinanzi alla guerra».

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