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Treviso resta senza il suo dj in bicicletta, è morto Radiolina

Treviso resta senza il suo dj in bicicletta, è morto Radiolina

foto da Quotidiani locali

Treviso è diventata più silenziosa. Tra le vie del centro non si sentiranno più i brani di Vasco, dei Led Zeppelin o dei Pink Foyd sparati a tutto volume da casse incorporate su una bicicletta ritoccata, che neanche un motorino degli anni ’90. È morto Daniele Abalsamo, conosciuto da tutti come Radiolina, anche se a lui piaceva di più farsi chiamare Danny Fly, il progettista elettronico.

Venerdì scorso, il 19 aprile, ha esalato il suo ultimo respiro uno dei personaggi più emblematici della trevigianità. A trovarlo una vicina di casa, dopo due giorni, che si era preoccupata perché non lo aveva più visto. Radiolina era malato da tempo e negli ultimi mesi aveva fatto più volte visita al pronto soccorso.

Solo una settimana prima si era sentito male mentre stava camminando in centro, all’altezza di ponte San Martino. Il respiro affannoso, un forte dolore al petto e negli occhi la paura di non farcela, tanto che ha chiesto aiuto ai passanti che si sono corsi verso di lui dopo aver prontamente chiamato i soccorsi. Ma davanti all’ambulanza che voleva portarlo al Ca’ Foncello lui si è rifiutato, anche in malo modo, inveendo contro gli uomini del Suem. Libero fino alla fine.

Originario di Senise, in provincia di Cosenza, dove era un costruttore di aerei ultraleggeri, dopo un gravissimo incidente, ha fatto di Treviso la sua città e il portare un po’ di follia tra le calme passeggiate dei trevigiani, la sua missione. «Quando sono arrivato a Treviso è come se avessi sentito dentro di me una canzone dell'Equipe 84 e questo mi ha fatto fermare qui», raccontava quando nelle serate trevigiane qualcuno, meglio se una donna, gli chiedeva come mai fosse arrivato nella Marca e poi spiegava del sistema radio che aveva brevettato e di come avesse costruito la sua Radiobici per diventare il menestrello digitale della città.

Danny era una persona generosa, quando incontrava gli amici lasciava sempre manciate di caramelle e sacchetti pieni di peperoncini calabresi, la sua seconda passione. Fino a qualche anno fa viveva con i suoi cani, ma poi, quando non è più riuscito ad occuparsene, gli sono stati portati via.

Radiolina è morto solo nella sua casa di Borgo Mestre alle porte del centro. Il suo corpo è ancora all’obitorio del Ca’ Foncello, non è stato reclamato da nessuno.

Nel frattempo la città resta stranamente silenziosa.

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