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L'ex marito non paga la sua quota di mutuo, famiglia eporediese rischia di perdere la casa

IVREA

«Aiutatemi a salvare la casa dei miei figli, non so più a chi chiedere aiuto»: è l’appello che arriva da una donna residente in un Comune dell’Eporediese la cui casa è già andata all’asta due volte. L’ex marito, imputato per maltrattamenti in famiglia in un procedimento in corso al tribunale di Ivrea, ha smesso di pagare la sua parte di mutuo, mettendo così a rischio la casa in cui vivono i suoi figli, di cui uno ancora bambino.

La vicenda è complessa e la mamma dei ragazzi sta cercando aiuto per riuscire a riscattare il debito contratto con la finanziaria che fa recupero crediti che ha acquisito il mutuo dalla banca. «Ho scritto a tutti, alle Iene, a Presa diretta, al Quirinale, anche a Papa Francesco, per raccontare cosa sta succedendo alla mia famiglia - racconta la donna, impiegata dell’Asl/To4 -. Avevo comprato casa con il mio ex marito e avevamo acceso insieme un mutuo, poi la nostra relazione è finita dopo un ennesimo episodio di percosse, che mi ha costretto in ospedale e a curarmi per una grave patologia fisica insorta dopo i maltrattamenti. Con l’inizio del procedimento penale a suo carico, però, lui ha smesso di pagare la sua parte di mutuo, mettendo a rischio il tetto sotto cui vivono i suoi figli, già traumatizzati per quanto hanno visto e subito durante il matrimonio infelice dei loro genitori».

I problemi sono cominciati così: «La banca, anche se io ho pagato la mia parte, non mi ha rinegoziato il mutuo, perché essendo intestato anche al mio ex marito serviva la sua presenza, ma lui non si è mai presentato. Nel frattempo la casa è stata assegnata ai miei figli ma, a un certo punto, al mese di novembre, scoprii che era iniziata una procedura di recupero crediti. Contattai la finanziaria che aveva recuperato le quote dalla banca per trovare un accordo, ma ricevetti come risposta che, a meno di pagare la somma completa, che si aggirava intorno ai 100mila euro o dieci rate da 10.800 euro mensili, non c’era nulla che si potesse fare».

Poco dopo l’amara sorpresa: «Scoprimmo che la casa sarebbe andata all’asta perché fuori c’era ogni giorno un gran viavai di gente - continua la madre di famiglia -. La prima asta risale a gennaio, poi ne è seguita una seconda e la terza è prevista per luglio. La prima udienza per i maltrattamenti si è svolta lo stesso giorno dell’asta, un momento particolarmente “felice”. Dopo mi sono affidata a un legale, sperando di poter concordare con la finanziaria un nuovo tipo di accordo. Posso permettermi di pagare una quota, con il sostegno di chi mi sta vicino, e anche il giudice che segue la vicenda ha confermato che, in caso di accordo con l’ente di recupero crediti, la procedura si sarebbe potuta interrompere. Purtroppo, però, la finanziaria non è voluta scendere a compromessi. Nemmeno sapendo che due ragazzi stanno per perdere la loro casa, quella che gli fa da nido dopo tutte le cose brutte che hanno visto e subito. Il più piccolo, una volta compresa la situazione, non vuole neppure andare a scuola per paura di non ritrovare la sua casa e la sua stanza, il nido che si è costruito e in cui si sente al sicuro dalle brutture del mondo esterno».

Il diritto alla casa è tra quelli sociali tutelati anche dalla Costituzione italiana e la donna vuole provare fino in fondo a trovare una soluzione per non perdere la casa in cui vivono i suoi figli: «Se fossi da sola non avrei problemi a lasciare tutto e trasferirmi, ma i miei due figli ne hanno già passate troppe. Finora non abbiamo perso la casa perché abbiamo incontrato brave persone, che non se la sono sentita di togliere la casa a due ragazzi, ma ho bisogno di aiuto per evitare che accada di peggio. Per colpa del padre dei miei figli, che ha anche fatto in modo di non avere beni e proprietà, risulto anche io nel registro dei cattivi pagatori. E questo soltanto perché il mutuo era cointestato, così non ho la possibilità nemmeno di chiedere un prestito, anche se potrei sostenere le rate. Spero che qualcuno ascolti il mio appello e, magari attraverso una raccolta fondi, mi dia una mano per evitare che questi ragazzi soffrano ancora dopo ciò che hanno già passato per colpa del padre».

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