Movimento LGBT: storia, simbologia e significato della bandiera
Il movimento LGBT (adesso rinominato LGBTQIA+ o comunità LGBTQIA+) è difficile da spiegare a parole. Inizialmente ha rappresentato tutta la comunità LGBT (lesbica, gay, bisessuale e transessuale). Poi col passare del tempo ha inglobato al suo interno anche queer, intersessuali, asessuali e tutti gli altri orientamenti possibili sotto il segno +. Oggi, il movimento rappresenta un baluardo a difesa della propria libertà e un simbolo eterno contro ogni forma di discriminazione e violenza.
Non dobbiamo pensare al movimento LGBT come a un partito o come un’entità con una sede fisica. Fanno parte del movimento infatti decine e decine di associazioni e organizzazioni che lottano per difendere un diritto inalienabile dell’uomo: quello di vivere la propria sessualità in modo libero e sereno. Per capire l’idealismo e le motivazioni che hanno determinato a nascita di questo movimento per la difesa dei diritti dell’uomo e dell’inclusione, bisogna andare indietro nel tempo.
La discriminazione sessuale nel corso della storia
Senza andare troppo indietro nella storia, come data iniziale va messa il primo dopoguerra. Negli anni Cinquanta, gli omosessuali in generale erano ancora discriminati. Venivano chiamati malati o deviati ed erano in molti a pensare che provare amore per le persone dello stesso sesso fosse una specie di malattia contro natura.
Negli anni Sessanta e Settanta, la musica cambia. La rivoluzione culturale di quel periodo creano il terreno fertile per un il cambiamento significativo nelle percezioni e nelle politiche relative all’omosessualità e alle identità di genere. Iniziano i primi movimenti di protesta che trovano allo Stonewall Inn il loro detonatore. Il 27 marzo 1969 infatti, in un bar del Greenwich Village a New York chiamato Stonewall Inn, arriva la polizia. Il bar era un rifugio per quella “comunità libera sessualmente” che ancora non esisteva nella realtà. Tenete presente che nel 1969, l’Associazione Americana di Psichiatria aveva pubblicato un Manuale diagnostico in cui affermava che l’omosessualità andava considerata una malattia mentale.
Quella notte, i gestori del locale non furono avvertiti della retata (come accadeva solitamente) e dopo l’arrivo delle forze dell’ordine, ci fu una reazione violenta dei presenti che andò avanti per giorni. Da quel giorno, nulla fu più come prima e ogni giugno, si celebra un Pride (ovvero la sfilata dell’orgoglio) per ricordare quel giorno e per affermare il proprio diritto ad amare.
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Gli albori della comunità LGBT: la figura di Sylvia Rivera
Sylvia Rivera è diventata una delle figure più emblematiche nella storia dei movimenti per i diritti della comunità LGBTQIA+. La sua presunta azione di ribellione durante i moti di Stonewall, lanciando una bottiglia contro un poliziotto e urlando “it’s a revolution”, è spesso citata come un momento iconico, sebbene ci siano dubbi sulla sua presenza effettiva quella notte. Tuttavia, la sua immagine e le sue azioni simbolizzano la lotta contro l’oppressione e il coraggio di rivendicare i propri diritti.
Rivera, una donna transgender attiva nelle proteste, ha svolto un ruolo cruciale nel portare le questioni transgender alla luce pubblica. Tra l’altro, in un periodo in cui la visibilità trans era minima. La sua militanza non si è limitata agli eventi di Stonewall; ha dedicato gran parte della sua vita a lottare per i diritti di coloro che erano spesso ai margini della comunità LGBTQIA+ stessa.
Cosa accade dopo i moti di Stonewall
Dopo il 1969, il panorama delle organizzazioni per i diritti LGBTQIA+ subì una trasformazione significativa. Si affermarono movimenti come la Gay Activists Alliance, spingendo per un’attivazione più visibile e meno clandestina rispetto a quella della Mattachine Society. Quest’ultima, attiva dal 1950, operava in gran parte in segreto, riflettendo le condizioni sociali dell’epoca che costringevano le persone LGBTQIA+ a nascondere la propria identità.
La dedica di una strada a New York a Sylvia Rivera durante il Transgender Day of Remembrance, nel 2005, è un simbolo del riconoscimento dell’impatto che ha avuto nella lotta per i diritti trans e nella comunità più ampia. Le conseguenze di quelle notti hanno risonato attraverso decenni, trasformando la percezione pubblica e la lotta per i diritti LGBTQIA+ in una rivoluzione globale continua.
Tappe del movimento LGBT
Negli anni successivi, figure come Harvey Milk, eletto nel 1977, hanno portato le questioni LGBT+ al centro dell’attenzione politica in città come San Francisco. Milk è diventato un simbolo del cambiamento possibile attraverso la lotta politica, prima di essere tragicamente assassinato nel 1978. La crisi dell’AIDS negli anni Ottanta ha ulteriormente mobilitato la comunità LGBT, sfidando le percezioni pubbliche e la stigmatizzazione degli omosessuali, mentre si diffondeva la consapevolezza sulla necessità di pratiche sessuali sicure.
Il Movimento LGBT+ in Italia
In Italia, il movimento per i diritti LGBT+ ha radici che risalgono al dopoguerra, con tentativi significativi di organizzazione durante gli anni Sessanta e Settanta a seguito della perdita di potere della Democrazia Cristiana. Associazioni come FUORI! e il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli sono nate in questo periodo, catalizzando l’attivismo e la consapevolezza.
La tragedia a sfondo sessuale di Giarre del 1980, in cui due giovani uomini furono uccisi in Sicilia, ha suscitato indignazione nazionale e ha stimolato la formazione di ARCI Gay. Questo evento è considerato un punto di svolta per il movimento omosessuale italiano. Nasce quindi Arcigay, un’organizzazione che ha giocato un ruolo cruciale nell’advocacy e nella difesa dei diritti LGBT+ in Italia.
L’evoluzione dell’acronimo LGBT: da LGB a LGBTQIA+
Negli anni Novanta, il termine LGB, che rappresentava lesbiche, gay e bisessuali, divenne di uso comune sia nella vita quotidiana che nell’attivismo per i diritti di queste comunità. Tuttavia, il cammino verso l’inclusione di ulteriori identità all’interno di questo acronimo è stato lungo e complesso. Il termine transgender non era stato considerato all’inizio.
Fu con Virginia Prince che si iniziò a comprendere, negli anni Sessanta, che sesso e genere fossero due cose distinte. Il movimento LGB, col passare del tempo, decise quindi di integrare anche la lettera T al suo interno e divenne movimento LGBT.
Non fu una cosa rapida, perché possiamo affermare che per assistere a una totale e riconoscibile integrazione delle persone transgender all’interno della comunità GBT bisogna aspettare gli anni 2000. Negli ultimi anni, l’acronimo ha subìto ancora variazioni. Prima è stata introdotta la Q di queer, che celebra la diversità delle identità sessuali. Poi la I (di intersessuale), la A (di asessuale) e infine la +, che simboleggia tutte le identità e differenze non menzionate in modo esplicito.
La bandiera LGBT: quando è nata e simbologia
Nel cuore pulsante di San Francisco, il 25 giugno 1978 Gilbert Baker, artista e attivista impegnato nella lotta per i diritti LGBT, crea la bandiera arcobaleno. Era l’emblema di una rivoluzione in atto. Originariamente si presentava con 8 colori, ognuno dei quali simboleggiava un diverso aspetto della vita e della comunità. Rosa per il sesso, rosso per la vita, arancione per la salute, giallo per la luce del sole, verde per la natura, turchese per l’arte, indaco per l’armonia e viola per la spiritualità. Successivamente, problemi di produzione portarono alla riduzione a sei colori.
La bandiera arcobaleno ha subito diverse modifiche nel corso degli anni, inclusa l’aggiunta nel 2017 di due nuove strisce (nero e marrone) a Philadelphia, per rappresentare le persone LGBT+ afroamericane. Nel 2021, Valentino Vecchietti di Intersex Equality Rights UK, ha proposto una nuova versione chiamata Progress Intersex-Inclusive. Questa bandiera integra simboli dell’orgoglio intersessuale e i colori della bandiera trans per una rappresentanza ancora più ampia.
Esiste anche la bandiera lesbica, quella bisessuale, quella trangender, quella pansessuale e quella asessuale. Ogni bandiera è un simbolo di visibilità ma rappresenta una storia di lotta, inclusione e riconoscimento. Mentre le identità continuano ad evolversi, anche i simboli che le rappresentano si adattano per abbracciare ogni sfaccettatura dell’umano.
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