Trapiantato dei due polmoni: ecco la mia nuova vita a 50 anni
«Grazie a tutta l’équipe dell’ospedale universitario di Padova che mi ha dato la seconda possibilità di vivere».
La sua foto con questa dedica campeggia su una parete del reparto di Chirurgia toracica del Policlinico, diretta dal professor Federico Rea.
Sta appesa lì da quando Massimo Rollo, 50 anni il prossimo ottobre, è stato sottoposto al trapianto di entrambi i polmoni.
Era il 2 maggio del 2022 e in questi giorni, avvicinandosi il secondo anniversario di quella che lui considera la sua nuova vita, Massimo sente forte il desiderio non solo di ringraziare chi, in sala operatoria, lo ha letteralmente strappato all’agonia di una morte lenta, ma anche e soprattutto chi, con un gesto di estrema generosità, ha donato i suoi organi.
«Grato a chi mi ha salvato»
«Sono immensamente grato a chi ha mi ha salvato» dice Massimo, «e oggi voglio sostenere e promuovere la donazione di organi. Una volta, quando stavo bene, non era una cosa che mi interessava e, anzi, avevo anche discusso con la mia compagna perché lei era favorevole alla donazione e io invece contrario. Quello che mi è successo mi ha fatto ovviamente cambiare idea e il messaggio che vorrei lanciare è che donare è un gesto di generosità che non costa nulla e che permette il miracolo più bello, quello della vita».
La malattia
Massimo Rollo, nato in Svizzera da genitori originari della provincia di Lecce e oggi residente a Oderzo, nel Trevigiano, ha iniziato a star male nel 2020: «Avevo una brutta tosse e spesso mi mancava il respiro. Fatalità in quel periodo è capitata la visita medica del lavoro e l’esito della spirometria ha insospettito il medico che mi ha prescritto esami più approfonditi. Sulle prime non sembrava emergere nulla di serio. La situazione, però, non migliorava: respiravo sempre peggio, mi mancava il fiato a ogni minimo sforzo, e a seguito di ulteriori indagini, mi hanno mandato in ospedale a Padova».
Il quadro è precipitato: «I miei polmoni non funzionavano: i medici sono stati chiari da subito. L’unica via di salvezza era il trapianto. Quando me l’hanno detto sono scoppiato a piangere: per me era una condanna a morte. Mi hanno inserito in lista d’attesa ed è iniziato un periodo buio, non vedevo speranza. Vivevo attaccato alla bombola di ossigeno. Me la portavo dietro ovunque, non riuscivo a fare nemmeno 50 metri a piedi senza».
La telefonata: «C’è un donatore»
Un pomeriggio arriva la telefonata dall’ospedale di Padova: «Forse c’è un donatore, tieniti pronto». «Non sapevo nemmeno cosa pensare» ricorda Massimo, «da una parte avevo una gran paura, dall’altra ero più felice che mai. Alle 21 mi hanno richiamato per dirmi di andare in ospedale per il ricovero. Alle 2 di notte sono entrato in sala operatoria per l’intervento». L’équipe del professor Rea ha eseguito il trapianto di entrambi i polmoni, perfettamente riuscito: «Oggi sono vivo e sto bene» conclude Massimo Rollo, «e sono infinitamente grato del dono che ho ricevuto».