Sanità senza personale: a Padova mancano 330 operatori sociosanitari
Nelle aziende della sanità padovana mancano 330 operatori sociosanitari. La denuncia arriva dalla funzione pubblica della Cgil che per oggi ha promosso un presidio a Venezia (a San Tomà) per chiedere alla Regione che le aziende possano scorrere le graduatorie concorsuali malgrado i tetti di spesa imposti, la copertura di tutto il turnover dei prossimi tre anni e la verifica puntuale dell’extra turnover.
Si parte dalla programmazione 2024-26 espressa dalle due aziende nel Piao (Piano integrato di attività e organizzazione): «In questi documenti è stata prevista una contrazione della spesa per il personale» esordisce la segretaria generale della Fp Cgil di Padova Alessandra Stivali «tuttavia, a noi risulta una criticità dovuta alla alla mancanza di 140 Oss in Azienda Ospedale Università e di 190 all’Euganea».
Nel Piao, invece, a fronte di 1.065 operatori sociosanitari impiegati nei servizi dell’Usl 6 a fine 2023, da quest’anno è prevista una contrazione scendendo a 997 lavoratori a partire da quest’anno; sostanzialmente invariato, invece, il numero degli operatori previsti in Azienda Ospedale Università: 1.050 nel piano fabbisogni rispetto ai 1.047 attuali.
«Dopo l’incremento necessario durante la pandemia, c’è stata una contrazione a livello nazionale della spesa che coinvolge il personale, poiché questo da solo vale il 40% del bilancio. Questo senza contare che gli operatori sociosanitari hanno un costo basso ma son fondamentali per il sostegno alla persona» prosegue Stivali.
Il nodo è tutto nelle pieghe delle mancate sostituzioni di maternità e malattia, dei permessi riconducibili alla legge 104: «Le aziende contano le persone come “teste”, senza tenere conto se un lavoratore ha dei limiti o si assenta per un lungo periodo» sostiene la Fp Cgil «avere una persona che usufruisce della 104 significa, sostanzialmente, avere un lavoratore in meno a disposizione, così come se una donna si assenta per maternità non si può non tenerne conto». Gli Oss guadagnano in media 1.300 euro, cui si aggiungono le indennità a seconda delle mansioni.
«Gli Oss sono figure professionali adeguatamente formate, chiamate a soddisfare i bisogni primari e a favorire il benessere e l’autonomia del paziente» interviene la segretaria provinciale Marika Damiani, referente per il comparto dell’Euganea «pensiamo solo al lavoro che fanno con le persone non autosufficienti, ne supportano l’aspetto igienico, vanno a sostegno della parte infermieristica negli ospedali, ma hanno anche un ruolo educativo nelle psichiatrie: stiamo parlando di figure a trecentosessanta gradi sia sul fronte sanitario che sociosanitario. A fronte di questo non si tiene conto che gli Oss sono i primi che sviluppano condizioni patologiche a partire da quelle osteoarticolari, dovute alla grande fatica che comportano la mobilitazione di persone non autosufficienti, il trasporto dei malati e quant’altro. Per questo servirebbero delle sinergie, in modo da poter impiegare persone con problemi fisici in altre mansioni e ristori temporanei».
Ogni ambito ha le proprie criticità «pensiamo alle sale operatorie dove hanno il compito di ripristino igienico sanitario, con un impegno importante sul fronte della reperibilità, anche considerando il fatto che il numero degli interventi chirurgici è aumentato rispetto al 2019. Se mancano gli Oss, viene meno un pezzo della catena di servizio».
Da qui la richiesta di scorrere tutta la graduatoria – in scadenza a giugno – prima che venga indetto un altro concorso: sia l’Usl 6 che l’azienda Ospedale Università hanno ciascuno 253 posti: circa 140 quelli coperti dall’Euganea e 166 dall’Azienda: «I primi sono spesso professionisti che vengono dal privato, con grande esperienza» conclude Stivali «quindi scorrere le graduatorie consentirebbe anche ai giovani di entrare in servizio portando energie nuove in un lavoro che è fisicamente molto faticoso».