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Hamas-Israele, decisive le prossime 48-72 ore. Netanyahu: “Entreremo a Rafah con o senza accordo”

È bassa la possibilità di un accordo Israele-Hamas che porti alla liberazione degli ostaggi, che da giorni è sul tavolo dei negoziati in Egitto per evitare l’operazione militare a Rafah. La pensa così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Decisive saranno le prossime 48-72 ore in attesa di una risposta di Hamas. I cui funzionari […]

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È bassa la possibilità di un accordo Israele-Hamas che porti alla liberazione degli ostaggi, che da giorni è sul tavolo dei negoziati in Egitto per evitare l’operazione militare a Rafah. La pensa così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Decisive saranno le prossime 48-72 ore in attesa di una risposta di Hamas. I cui funzionari hanno lasciato il Cairo dopo i colloqui con i mediatori egiziani su una nuova proposta di cessate il fuoco a Gaza. Così riferisce il canale satellitare egiziano al-Qahera news, ripreso da Haaretz. Il canale tv, che ha stretti legami con le agenzie di sicurezza egiziane, ha detto che una delegazione di Hamas tornerà al Cairo con una risposta scritta.

Netanyahu: entreremo a Rafah con o senza accordo

“Entreremo a Rafah con o senza accordo”, ha minacciato Netanyahu, secondo quanto riportano i media locali”. “L’idea che potremmo mettere fine alla guerra prima di raggiungere tutti i suoi obiettivi è fuori discussione. Entreremo a Rafah ed elimineremo i battaglioni di Hamas che si trovano lì, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale”. Il primo ministro israeliano ha anche annunciato che in vista dell’operazione militare è già iniziata l’evacuazione della popolazione da Rafah. Il capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane (Idf), Herzi Halevi, avrebbe approvato i piani finali per un’azione militare nel sud di Gaza e nei campi profughi del centro della Striscia, si legge su timesofisrael.com.

Tregua, decisive la prossime 48-72 ore

Nelle prossime 48-72 ore o ci sarà un accordo sugli ostaggi o l’inizio dell’invasione secondo il sito di notizie Ynet. I carri armati israeliani sarebbero schierati al confine con Gaza e pronti a ricevere il via libera per iniziare la controversa offensiva. Nonostante gli avvertimenti di un disastro umanitario se i civili non saranno allontanati dal pericolo e il niet degli Usa.  Sono almeno 34 i morti (26 a Rafah) in seguito ai raid israeliani di ieri nella Striscia di Gaza, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa.

Il governo israeliano aspetterà fino a domani sera

Il governo israeliano aspetterà fino a domani sera una risposta di Hamas prima di decidere se mandare inviati al Cairo per i colloqui sul cessate il fuoco. “Israele prenderà una decisione una volta che Hamas avrà fornito la sua risposta”, ha detto un alto funzionario israeliano all’Afp. “Aspetteremo le risposte fino a mercoledì sera e poi decideremo”.

La bozza di accordo prevede due fasi

L’ultima bozza di accordo tra Israele e Hamas, secondo quanto riporta il Wall Street Jounal citando funzionari egiziani, prevede due fasi. Nella prima il rilascio di almeno 20 ostaggi in tre settimane in cambio della liberazione di un numero imprecisato di prigionieri palestinesi. La durata della prima fase potrebbe essere prolungata di un giorno per ogni altro ostaggio liberato.

La seconda fase includerebbe un cessate il fuoco di 10 settimane durante le quali Hamas e Israele dovrebbero concordare un rilascio di altri ostaggi e una pausa nei combattimenti che potrebbe durare fino a un anno. Sebbene l’ala politica di Hamas abbia inizialmente risposto positivamente, il gruppo – sostengono le fonti egiziane – in seguito ha criticato l’assenza di riferimenti espliciti alla fine della guerra. Anche Israele, che ha contribuito a redigere l’accordo, non lo ha ancora accettato.

Tajani: speriamo che Hamas si convinca

“Siamo tutti impegnati e solidali, ma non è facile; speriamo che Hamas si convinca e che si possa procedere”. Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, all’indomani di una missione in Arabia Saudita focalizzata sui tentativi in favore di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

 

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