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Venezia, lauree in piazza: i genitori devono pagare il ticket per applaudire i figli 

Alla laurea del figlio dopo aver versato i cinque euro e con in tasca il Qr code del contributo d’accesso. Quanto a prime volte, Venezia negli ultimi giorni ne sta sperimentando parecchie. E così dopo l’avvio giovedì scorso del ticket d’ingresso con obbligo di prenotazione per i giornalieri, dopo la prima visita in città di Papa Francesco, il 30 aprile è stata la prima volta in assoluto della cerimonia del tocco a San Marco da quando vige l’obbligo di prenotazione per chi vuole venire in città (e non rientra nel lungo elenco di esenzioni).
Il regolamento che istituisce il contributo d’accesso, del resto, parla chiaro. Che siano veneziani o meno, gli studenti iscritti negli atenei cittadini hanno il diritto di non pagare e di ottenere l’esenzione per il contributo. Non così, invece, per i familiari dei laureati né per i due accompagnatori che, come prevede il regolamento di Ca’ Foscari, possono partecipare alla cerimonia in Piazza. A patto, ovviamente, che non si tratti di residenti a Venezia.
Pertanto, genitori e accompagnatori residenti in Veneto hanno dovuto prenotare il loro arrivo in città. Quelli invece residenti al di fuori della Regione, arrivati in città per vedere il proprio figlio o la propria figlia concludere il percorso universitario, oltre a prenotarsi hanno dovuto anche pagare i cinque euro (ammesso che non si siano fermati a dormire in un albergo cittadino).
Gianfranco Bettin, consigliere comunale di Verde e Progressista, parla apertamente di “inutile gabella medievale”: «Se si vuole un'altra prova del carattere strumentale del ticket, della sua inutilità ai fini della gestione dei flussi, la si può ricavare in modo squillante dall’obbligo imposto ai non esenti per residenza dal pagamento tra i genitori, i parenti e gli amici dei 700 neolaureati di Ca’ Foscari nella sessione straordinaria 2022/2023 che oggi hanno ricevuto il diploma in Piazza San Marco. Cosa di più programmato di un tale evento? Cosa di più gestibile, dunque? Peraltro, non certo un evento di massa, bensì un significativo momento di relazione positiva tra la città e chi vi studia o ci viene per festeggiare l’esito di quegli studi. A cosa serve, in questo caso, il ticket, se non a fare cassa a spese di chi già si è sobbarcato le tasse universitarie e tutti gli altri ingenti costi che comporta studiare in una città come Venezia?».
Pronta la replica dell’amministrazione Brugnaro che, con l’assessore al bilancio Michele Zuin, rispedisce al mittente le critiche: «L’obiettivo della sperimentazione era quello di far arrivare ai visitatori il messaggio che per entrare a Venezia occorra prenotarsi, oltre ad avere dopo anni finalmente dei dati precisi sugli arrivi. Ogni giorno riceviamo decine e decine di richieste su possibili esenzioni. Non dimentichiamoci che sono classificate all’interno di un regolamento comunale, per modificarle dovremmo tornare in consiglio comunale».

A proposito dei genitori in visita alla laure dei figli, per l’assessore al bilancio deve valere la stessa regola dei visitatori giornalieri: «Si presume che i genitori non vadano solo alla laurea ma poi visitino la città. Incomprensibili le critiche dell’opposizione che da un lato critica l’inutilità dello strumento, dall’altro chiede nuove esenzioni».

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