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Il cuore bianconero di Jan Koprivec: «I tifosi devono stare vicino alla squadra, l’Udinese ha bisogno anche di fiducia»

UDINE. «Non era facile per il Napoli vincere in Friuli quando giocavo nell’Udinese. Adesso è tutto cambiato, ma i bianconeri possono battere gli azzurri e ricevere così l’energia che serve per affrontare i successivi scontri diretti».

La lettera, ricca di buoni auspici, la spedisce da Capodistria, Jan Koprivec, portiere sloveno del Koper, ancora legato a quella Zebretta con cui esordì in serie A il 22 marzo 2009. Il 35enne istriano legge la volata salvezza, ricorda i suoi trascorsi ai Rizzi e trasmette carica a Okoye dopo l’errore di Bologna: «Deve avere la personalità per mettersi alle spalle quanto successo».

Koprivec, torniamo all’estate del 2008, quando l’Udinese la ingaggiò.

«Dopo l’esperienza di Cagliari si presentò quest’opportunità. Sarei stato un passo da casa. Ricordo che ero in sede col mio agente: si respirava una bella atmosfera. Il livello era al top, dovevo solo pensare ad allenarmi. E poi quella squadra volava. Giocai con tanti campioni in entrambe le stagioni in Friuli».

Aveva 20 anni e l’opportunità di lavorare e crescere con Samir Handanovic.

«Ciò che mi piaceva più di lui era il modo in cui si allenava. Andava sempre al massimo, era professionale dentro e fuori dal campo. Per me è stato un punto di riferimento. Vedendo il suo atteggiamento, ma anche dal mio altro connazionale Oblak, capisci come giocano i campioni. All’Udinese ho giocato poco ma ho imparato tanto, crescendo con i preparatori Lello Senatore, Lorenzo Di Iorio e Adriano Bonaiuti».

Da Capodistria segue certamente l’Udinese. Che idea si è fatto dei bianconeri?

«L’arrivo di un nuovo allenatore, in questo caso Fabio Cannavaro, può dare carica. La squadra si trova a due punti da tre squadre: tutto è ancora in gioco, non bisogna fare calcoli. Lunedì c’è il Napoli, se vince può prendere quella spinta giusta per affrontare al meglio gli scontri diretti che seguono. Ai miei tempi non era facile per gli azzurri vincere ai Rizzi».

Lei conosce bene Matteo Politano, suo ex compagno di squadra a Perugia. A cosa deve stare attento un portiere quando l’esterno del Napoli prende palla?

«È sempre molto bravo a convergere e calciare di sinistro sul primo palo. L’Udinese deve affrontare la gara con carattere, far sentire la sua presenza fisica: i calci d’angolo e le punizioni possono essere un’arma in più a favore dei bianconeri».

Su una palla inattiva, al Dall’Ara, è tuttavia maturato l’1-1 del Bologna di pochi giorni fa con Okoye colpevole...

«Ha commesso un errore di valutazione sulla traiettoria della palla. Ora deve avere la personalità per mettersi alle spalle quanto è successo. In questo processo assume un ruolo importante chi gli sta vicino, che lo può aiutare a uscire da questa situazione: il gruppo dei portieri, la squadra, il club. Io vedo in Okoye un grande potenziale. È all’inizio del suo percorso, diventerà più forte. E può rifarsi già nei prossimi match».

Cosa serve ora all’Udinese?

«Io dico che i tifosi devono stare vicino alla squadra. I calciatori hanno bisogno di fiducia, è un aspetto che può fare la differenza».

La salvezza può trasmettere molto in termini di morale ai suoi connazionali Lovric e Bijol in vista di Euro2024...

«Certamente. Chiudere al meglio la stagione con il club dà quella energia che servirà a loro per affrontare un torneo europeo in cui la Slovenia torna dopo tanto».

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