La contessina Guicciardi, l’amore di Beethoven che fu quasi una fantasia e che visse a Trieste
TRIESTE. Aveva i capelli scuri. Li portava corti, alla ghigliottina, come si diceva un tempo. I ricci le arrivavano alla fronte. Aveva occhi azzurri, labbra sensuali e un'aria che, a vederne i ritratti, sembrava un po’ imbronciata. Quando conobbe Beethoven, a Vienna, Giulietta Guicciardi aveva 19 anni. Era nata nel 1782, a Przemyśl, al confine con l'Ucraina, ma alcuni biografi dell’Ottocento hanno avanzato l’ipotesi, destituita di fondamento, che fosse nata a Trieste.
Visse per 4 anni a Trieste
Di certo, a Trieste aveva vissuto per quattro anni, a partire dal 1796, quando suo padre Francesco Giuseppe era diventato il direttore della Cancelleria ed era intervenuto, con suggerimenti di ordine tecnico, alla costruzione di quello che sarebbe diventato il teatro Verdi. Poi, la famiglia si era trasferita nella capitale austriaca e il grande compositore aveva cominciato a frequentarla. Giulietta era la sua allieva di piano: ecco come l’aveva conosciuta, finendo per dedicarle uno dei capolavori della storia della musica: la Sonata “Al chiaro di luna”.
Una cocente delusione amorosa
Beethoven, allora trentaduenne, si era ovviamente invaghito della ragazza, ma non ne ricavò nulla, al di fuori di un’altra, cocente delusione: era solito innamorarsi di donne distanti da lui, per età e per classe sociale, senza trascurare che la sua sordità aveva cominciato proprio allora a manifestarsi, altro elemento che aveva scoraggiato la raffinata Giulietta dall’intraprendere una relazione con un uomo che non brillava per bon ton e che si consolava nelle case di tolleranza. Nei postriboli, probabilmente, Beethoven finì anche per contrarre una malattia venerea al punto che consigliò ai suoi fratelli di far attenzione nel frequentarli.
Gli amori di Beethoven
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Dei suoi amori, comunque, si sa tutto sommato poco. A raccontarli sarà il musicologo Carlo de Incontrera che mercoledì (alla vigilia del suo 87° compleanno!), al Ridotto Victor de Sabata del teatro Verdi di Trieste, alle 17.30 terrà una conferenza sul tema “Beethoven. Quasi una fantasia”, in apertura di un festival con la direzione artistica di Massimo Belli che ha proprio per titolo “Gli amori di Ludwig van Beethoven”. La conferenza sarà corredata dalla proiezione di numerosi documenti iconografici.
Concerto dell’orchestra Busoni
Nella stessa giornata, alle 20, sarà la volta di un concerto della Nuova Orchestra da Camera Ferruccio Busoni che, diretta dal maestro Belli, eseguirà pagine del compositore tedesco in un evento che vedrà la partecipazione del soprano goriziano Claudia Mavilia e del pianista Giovanni Bellucci. Nel corso della serata, Gualtiero Giorgini darà inoltre voce a una lettera di Beethoven.
Naturalmente, de Incontrera si soffermerà a lungo sulla contessa Guicciardi, alla luce del suo legame con Trieste. Del resto, suo padre era stato in regione anche prima della nascita di Giulietta. Era nato a Vienna, nel 1752, ed era arrivato ventenne a Gorizia, conoscendo pure Giacomo Casanova. Quindi, si era trasferito a Leopoli quale vice del conte Strassoldo e in Polonia aveva incontrato Susanna von Brunswik, che sarebbe diventata sua moglie. Insomma, il suo è stato un lungo peregrinare per l’Europa.
Le nozze con von Gallenberg
Per quanto riguarda la contessa, si sposò con Wenzel Robert von Gallenberg, discendente da una nobile casata austriaca proprietaria anche di Castel Lueghi (l’affascinante castello di Predjama, in Slovenia), a sua volta compositore di musiche per balletti. Quella di Giulietta, che anni prima si compiaceva del fatto che Beethoven la corteggiasse, pur rifiutandone le proposte, non si rivelò comunque una vita felice. Gallenberg sperperò presto il suo ingente patrimonio e lei lo tradì spesso. Con una buona dose di coraggio, arrivò persino a chiedere all’ex spasimante un aiuto economico. Ma Beethoven, il cui orgoglio e la cui forza di volontà erano rimasti ineguagliati, la cacciò in malo modo, definendola una scostumata. Altre ombre costellarono poi l’esistenza di Giulietta, terminata nel 1856, a Vienna: venne coinvolta in problemi di spionaggio in favore di Gioacchino Murat, il generale francese re di Napoli e maresciallo dell’Impero con Napoleone Bonaparte.
La Giulietta indicata nelle lettere
«A lungo, nelle prime biografie beethoveniane si ritenne che fosse proprio Giulietta la dedicataria delle lettere dal famoso incipit, forse le più famose lettere d’amore nella storia della musica, “Mio angelo, mio tutto, anima mia” - racconta de Incontrera -. A smontare quell’ipotesi ci pensò il console degli Stati Uniti a Trieste, Alexander Wheelock Thayer, il grande biografo di Beethoven. Si fecero altri nomi: la cugina di Giulietta, Therese von Brunsvik, poi la sorella di questa, Josephine. La teoria più convincente, basata sulle indagini meticolose dello statunitense Maynard Solomon, porta a concludere che l’Immortale Amata sia stata Antonie von Birkenstock, la trentenne consorte di Franz Brentano (fratellastro di Clemens, il poeta, e di Bettina von Arnim). Lei nutriva una autentica venerazione per Beethoven. Ma altro non sappiamo. Forse quelle lettere non furono mai spedite da Beethoven». —