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Nordio dà buca al congresso dell’Anm: al suo posto andrà Sisto. Sulla separazione delle carriere il ministro teme contestazioni

Carlo Nordio non parteciperà al 36° congresso dell’Associazione nazionale magistrati, in programma a Palermo dal 10 al 12 maggio. Anche se non ha ancora detto no all’invito in via ufficiale, il Guardasigilli ha scelto di non volare in Sicilia dopo i lavori del G7 sulla Giustizia a Venezia, che si concluderà venerdì: al suo posto, delegato da palazzo Chigi in rappresentanza del governo, ci sarà il viceministro Francesco Paolo Sisto. Quello di Nordio è un forfait rumoroso, considerato che all’evento interverrà persino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oltre al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Fabio Pinelli e ai leader dei due principali partiti di opposizione, la segretaria dem Elly Schlein e il presidente M5s Giuseppe Conte. E il contesto rende l’interpretazione obbligata: il ministro vuole evitare fischi e contestazioni da parte dei suoi ex colleghi, nel momento in cui l’esecutivo si prepara a varare il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere, riforma-totem del berlusconismo e da sempre terreno di scontro drastico tra toghe e politica. L’ufficio legislativo di via Arenula è al lavoro da settimane sul provvedimento, che arriverà in Consiglio dei ministri entro fine maggio (improbabile già questa settimana).

Venerdì la premier Giorgia Meloni ha ricevuto per circa un’ora Nordio e Sisto, in un vertice a cui hanno partecipato anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (a sua volta ex magistrato) e i responsabili Giustizia dei partiti di maggioranza. Secondo quanto trapelato finora, il ddl – oltre a introdurre concorsi separati per giudici e pm – dovrebbe prevedere la creazione di due distinti organi di autogoverno, un Csm per la magistratura giudicante e uno per quella requirente. Inoltre, è possibile che la funzione di giudice disciplinare venga tolta a palazzo Bachelet per essere spostata su un organo separato, un'”Alta corte” composta da membri eletti dallo stesso Consiglio (un’idea già partorita dal centrosinistra ai tempi della bicamerale). Un’ipotesi diffusa nelle ultime ore è che il provvedimento modifichi la Costituzione anche eliminando l’obbligatorietà dell’azione penale, cioè il dovere per i pm di perseguire tutti i reati di cui abbiano conoscenza, per sostituirlo con una “discrezionalità” governata da criteri dettati dalla legge.

La scelta di procedere con un ddl governativo, in ogni caso, allungherà di certo i tempi, considerato che alla Camera giacciono quattro proposte di legge collegate sull’argomento (a firma rispettivamente Forza Italia, Lega, Azione e Italia viva) su cui è stato già svolto un lungo ciclo di audizioni in Commissione Giustizia. Per questo il sospetto dei più accesi fan delle separazione delle carriere è che in realtà l’obiettivo nascosto sia il boicottaggio della riforma.

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