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Morta in un incidente a 26 anni, il dolore dei fratelli: «Se ne è andata all’improvviso come la nostra mamma»

SPILIMBERGO. Da un anno i Bassutti – il padre e tre fratelli – avevano scelto di vivere insieme, nella vecchia casa di famiglia che ha accolto il cordoglio dell’intera comunità. «Credo che ci abbia fatto visita almeno un centinaio di persone – spiega Giulio Bassutti, fratello maggiore di Chiara, morta a 26 anni in un incidente a Istrago – senza contare messaggi e chiamate. Prima avevamo due abitazioni diverse ma essere qui oggi insieme ci permette di essere più solidi».

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E quanto sia difficile essere saldi in un dolore così grande, lo può sapere solo chi ci è passato. La famiglia Bassutti lo ha fatto. «Undici anni fa è morta mia madre – racconta ancora Giulio – anche lei in modo improvviso, per un infarto. Era stata una mazzata per tutti, soprattutto per Chiara che con lei aveva un legame fortissimo. Chiara aveva 15 anni, mia madre 54: per lei è stato un trauma importante, probabilmente insuperabile, ma che l’aveva resa più forte. Una ferita che non si rimargina: l’aveva temprata».

Un’energia, un altruismo e una determinazione, quelli di Chiara Bassutti, che traspaiono nelle parole di chi la racconta in tutte le sue sfaccettature. Insieme ai fratelli maggiori Giulio e Daniele, aveva vissuto l’esperienza scout e aveva deciso – fatto non scontato – di continuare a viverla come educatrice «testimoniando a sua volta i valori che le erano stati trasmessi – ricorda Giulio –. Lo faceva con passione, anche se nell’ultimo anno si era affiancato un altro grande interesse, quello per il bartender».

Un settore, quello della miscelazione, con la quale aveva preso contatto frequentando lo Stringher, per la quale era stata anche rappresentante di istituto, e che non aveva accantonato nonostante un lavoro come consulente che la impegnava dal lunedì al venerdì.

«Ha conseguito la laurea in Economia a Trieste – ricorda il fratello – e lavorava alla Cgn. L’impiego come bartender non era legato alla necessità di arrotondare: lo faceva per passione». Ci si dedicava nel fine settimana e spesso le richiedeva di lavorare fino a tardi. «Il paradosso – nota Giulio – è che venerdì sera neppure lavorava. Era in una situazione molto meno rischiosa di tante altre volte, quando alle 3 o alle 4 del mattino sceglieva di fermarsi da amici per non affrontare la strada. Venerdì, dopo il lavoro, non era passata per casa: forse doveva vedere degli amici».

Chiara la scout, Chiara la consulente, Chiara la bartender. Ma c’è ancora tanto da scoprire, in questa ragazza capace di mettere a frutto ogni giorno, ogni ora. «Le piaceva ascoltare musica, tenersi in esercizio e fare attività fisica. Abbiamo condiviso, insieme a lei e a mio fratello Daniele, anche l’esperienza di essere arbitri, oltre allo scoutismo. Io e lei avevamo 18 anni di differenza». Per tre anni Chiara aveva vissuto a Trieste con dei compagni di appartamento di Spilimbergo «che erano come fratelli».

Non una, ma tante famiglie adesso piangono Chiara. Un cordoglio che è giunto alla famiglia Bassutti: al papà Giuseppe, che a 68 anni vive un nuovo grande lutto, ai fratelli. «C’è incredulità – aggiunge Giulio –. Stiamo rivivendo quello che è successo con mia mamma».

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