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Turkish Airlines Euroleague 2023-24: ovvero i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani

Bologna, 5 maggio 2024 – Ieri il CEO di Euolega, Paulius Motiejunas ha rilasciato al giornale spagnolo AS una lunga intervista sulla situazione della massima competizione cestistica europea e, tra le tante cose dette ha parlato delle partecipanti per la prossima stagione specificando quando segue:

Purtroppo tra Alba Berlino, Virtus Bologna, le due squadre di Belgrado e Valencia, una dovrà andare giù perché ci sarà il Paris Basketball. Tutti hanno il 20% di probabilità di andare in EuroCup. Per noi le squadre sono alla pari e saranno gli shareholder a prendere una decisione. Il Valencia ha disputato una grande stagione regolare e sta anche costruendo una nuova Arena molto attraente. È incredibile, un grande passo per il club. Stanno facendo grandi cose, molto positive. Il Valencia è un club con un futuro in Eurolega, ma è vero che l’anno prossimo è quello che è e c’è un’opzione su cinque per lasciarlo fuori.”

Tutto sembrerebbe molto chiaro e lineare, se non fosse che a neanche 4 mesi dall’inizio della prossima stagione ci sono 5 società che non sanno a quale competizione potranno iscriversi il prossimo anno.

Io mi chiedo: è una situazione normale per una lega che si dichiara professionista e che, parole dello stesso Motiejunas, si siederà al tavolo con la NBA, con una Eurolega forte, non indicare le partecipanti alla prossima competizione se non dopo le Final Four di Berlino?

Provate a chiedere ad Adam Silver cosa direbbero gli owners di Bulls, Grizzlies, Rockets, Raptors e Hornets se comunicasse loro che una delle cinque la prossima stagione dovrà giocare in G League, ma lo saprà solamente dopo le NBA Finals?

Oltre agli enormi vantaggi che le cosiddette società fondatrici, con in mano la licenza decennale, hanno già, questa situazione gliene concede altri, come levare alle società in bilico la possibilità di programmare, almeno a medio termine, obbligandole ad attendere l’evolversi della situazione, o obbligandole ad offrire contratti più dispendiosi.

Come se tutto questo non bastasse, vorrei anche ricordare come la possibilità di introdurre una franchigia da Dubai prevedesse un sostanzioso bonus economico da devolvere sempre alle 10 sorelle, aumentando ancora il gap con le altre compagini.

Questa è la situazione di una cosiddetta lega professionistica che altro non è che una pantomima di una semi pagliacciata si ispirerebbe a chi, in 40 anni di programmazione e successi è diventata un’esempio per tutto lo sport professionistico mondiale, ma evidentemente a Barcellona, sede dell’ECA, non si sono applicati bene e la morale è che: i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani.

 

 

 

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