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Omicidio di Bicinicco, c’era una persona vicino a Silvia Comello: nelle chiamate al 112 una voce maschile al telefono

Omicidio di Bicinicco, c’era una persona vicino a Silvia Comello: nelle chiamate al 112 una voce maschile al telefono

Il giallo delle tre chiamate che la donna, accusata di aver ucciso Stefano Iurigh, ha fatto per denunciare l’accaduto. L’indagata resta in silenzio davanti al gip

C’era una persona vicino a Silvia Comello, durante una delle tre telefonate con cui, sabato scorso, tra le 21.21 e le 21.35, da Bicinicco comunicò al Numero unico per l’emergenza di avere ucciso un uomo.

A svelarlo sono le registrazioni acquisite dai carabinieri del Nucleo investigativo di Udine, nell’ambito delle indagini tutt’ora in corso per chiarire circostanze e responsabilità dell’omicidio di Stefano Iurigh, il 43enne originario di Bolzano di San Giovanni al Natisone che l’indagata, che ha 42 anni e risiede a Reana del Rojale, ha detto di avere conosciuto quella mattina stessa al Sert.

La voce, chiaramente maschile, si coglie in sottofondo. Cosa dica, però, non è chiaro. Né si sa a chi appartenga. Comello non l’ha spiegato e il suo difensore, avvocato Irene Lenarduzzi, ipotizza possa trattarsi di un passante: le chiamate sono state effettuate dalla strada, a poca distanza dal civico 75 di via Roma, dove, tra il tardo pomeriggio e la prima serata, si era consumata la mattanza.

È il gip del tribunale di Udine, Roberta Paviotti, di fronte alla quale l’indagata è comparsa ieri, accompagnata all’udienza di convalida dalla polizia penitenziaria della casa circondariale femminile di Trieste, a evidenziare il particolare nell’ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere emessa a fine mattinata.

L’ipotesi degli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Andrea Gondolo, è che, dopo il delitto, la donna possa avere parlato o contattato qualcuno che avrebbe potuto agevolarne la fuga e, quindi, l’irreperibilità.

Ed è proprio il pericolo di fuga, sommato a quello della reiterazione del reato, vista l’apparente mancanza di una spiegazione logica alla furia omicida scatenata sulla vittima, ad avere convinto il giudice della necessità di lasciare l’indagata in cella.

Tanto più, alla luce delle problematiche di dipendenza e di disagio sociale in cui da tempo versa. Il difensore, non a caso, ha anticipato l’intenzione di chiedere una perizia psichiatrica sulla propria assistita.

Istanza, questa, suggerita anche dal colloquio che aveva avuto con lei martedì, al Coroneo. «In Stefano ho riconosciuto il demonio – le aveva spiegato –. Per questo l’ho colpito alla testa: è lì che si nasconde. Dovevo farlo per liberare il mondo dal male».

Davanti al gip, invece, Comello si è avvalsa della facoltà di non rispondere. «Sta rimettendo insieme i pezzi della vicenda ed è ancora in stato confusionale – continua il suo legale –. Non appena sarà pronta, chiederemo l’interrogatorio al pm».

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Anche perché i punti da chiarire sono ancora diversi. A cominciare dalla dinamica dei fatti. Comello sostiene di avere infierito su una persona già morta, probabilmente – ha detto al difensore – a causa di un’overdose provocata dal mix di metadone e cocaina assunti poco prima».

Il medico legale Lorenzo Desinan, che stamani eseguirà l’autopsia, all’esito dell’esame cadaverico esterno effettuato la mattina di domenica aveva concluso invece per uno choc emorragico a seguito delle ferite inferte con i vari coltelli rinvenuti accanto al cadavere, trovato in una pozza di sangue dietro una poltrona ribaltata, vicino a diverse siringhe: un taglio alla gola e diversi altri sul viso e la testa.

Ai carabinieri, Comello aveva riferito di avere adoperato anche acido muriatico e di avere tentato di dare fuoco alla testa. «Satana mi aveva detto di ucciderlo», la prima versione offerta agli investigatori.

Che, dai vicini sentiti nell’immediatezza dei fatti, hanno a loro volta raccolto conferme in tal senso: una coppia ha riferito di avere sentito forti colpi sulle pareti dell’abitazione attigua tra le 19 e le 20.30 e un altro testimone di averla vista in fondo alla via con le braccia insanguinate e la porta ancora aperta attorno alle 21.40.

All’esame autoptico, con Desinan, incaricato dalla Procura, ci sarà la collega Francesca Sinopoli, nominata invece dalla difesa. L’avviso è stato notificato anche all’avvocato Simona Stefanutto, per conto della figlia minorenne della vittima, e al fratello Giuliano Iurigh.

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