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Siamo stati al Garden Party con re Carlo e Camilla (ma non solo) a Buckingham Palace: ecco come è stato e cosa è successo

Sole incredibilmente caldo, 21 gradi con raggi diretti significa almeno 28 percepiti; sciopero dei treni, l’ennesimo qua dove tutto dovrebbe funzionare pragmaticamente, blackout della linea verde, la District Line che collega l’elegante South West con il centro; Harry, duca del Sussex, in città e suo padre, re Carlo III che gli ha voltato le spalle e non lo ha ricevuto perché la sua agenda era troppo fitta di impegni. L’8 maggio, a Buckingham Palace c’era il Garden Party e c’ero anche io. Elegantissimo il re non ha mantenuto le distanze di sicurezza che gli avevano consigliato i medici che lo stanno curando contro il cancro; la folla dei circa 8.000 invitati a corte, gli ha stretto la mano, si è avvicinata mentre lui ha parlato con tutti offrendosi generosamente con ironia ed un’immagine di rinnovata forza. Risultava particolarmente di buon umore il sovrano che stava tenendo a distanza un figlio ma non i suoi doveri. Certo, quello era una argomento tabù, ma non lo erano gli incoraggiamenti per il suo futuro e la sua salute conditi con qualche scambio sull’ottima giornata di sole.

Per quanto mi riguarda, è stata la giornata nella quale la britannitudine più sincera e folkloristico ha aperto le sue braccia alla mia avventura inglese spalancando i cancelli del Palazzo che chiude fuori i turisti che scattano le foto al cambio della guardia mentre I sudditi salutano i loro sovrani sotto al famoso balcone. (Neanche li’ Harry è più ammesso..). Il Garden Party e’ uno degli appuntamenti più importanti per incontrare la famiglia reale, intrattenersi in qualche scambio con i diplomatici e i rappresentanti del mondo più meritevole del regno e, per i più fortunati, stringere la mano al Re. A me è toccata quella ossuta della regina; che mi ha concesso tre dita, senza guanti. Per partecipare all’afternoon tea di corte e’ necessario essersi distinti per merito e valore; le medaglie splendevano generose nel giardino di Buckingham Palace. O, più prosaicamente, si può avere la fortuna di fare il mestiere più bello del mondo, essere membri dell’associazione della stampa estera più antica, la Foreign Press Association (oggi diretta dalla giornalista italiana, Deborah Bonetti) e ricevere a casa l’invito del Lord Ciambellano che da parte del Re ti comunica che quest’anno tocca a te.

Passata la sbornia da effetto “wow”, c’è un vero tema che affligge l’ospite non autoctono chiamato a corte. Chiunque si trovi in Gran Bretagna, prima o poi, si deve arrendere alla “legge del fascinator”, il feather, la piumetta o il cappellino. Dopo essermi ribellata per settimane ho dovuto attendermi alle regole del cerimoniale di casa Windsor scritte didascalicamente in un invito che, tra le altre, consigliava i mezzi pubblici per andare a palazzo. Gli scioperi, ormai una prassi, non sono contemplati nel modello efficientista del regno che fu impero. Ma soprattutto, a Londra nessuno ti considera se alle 4 di pomeriggio giri in abito lungo e con una piuma e un fiore finto in testa. Qui, a pochi passi da casa mia, Vivienne Westwood tinteggiava i punk, figurarsi se si qualcuno si scompone per un fascinator rosa! Dopo essermi arresa, dunque, sono entrata in un charity shop di Chelsea e con una donazione al Royal Trinity Hospital mi sono portata a casa il mio cappellino. Di più, ho scoperto che si regge con un cerchietto. Al party, Camilla, la principessa Anna e la duchessa di Edimburgo, Sophie, indossavano un cappello a falde più larghe, il re, il sorriso e lo spirito più convincente che ogni nefasta diagnosi tumorale potesse appannare.

Per lui, 50 minuti di saluti sotto al sole mentre tutti eravamo raccolti in grandi ovali ordinati nell’atteso di vederlo arrivare al nostro cospetto per uno scambio, ma niente foto. L’argomento più popolare, dopo gli incoraggiamenti per la sua salute, il tempo. Come da tradizione britannica, un tema amatissimo, una metafora che toglie le castagne dal fuoco e supera elegantemente le pause imbarazzate. Sotto le tende si servivano sandwich con prosciutto cotto, pomodorini e formaggio, uova e maionese e gli scones con marmellata e clotted cream. Tea a volontà, tarte ai lamponi o crema di albicocche e gelati. Il giardino, immenso, era un carnevale di colori vivaci e cappellini improbabili, compreso il mio fascinator con piumette. La Banda reale ha intonato anche i Queen, Don’t stop me now. Per un pomeriggio il re che ha aspettato una vita per arrivare su quel trono, si è immerso nella voglia di vivere fino in fondo il suo sogno prendendo linfa da chi ha fatto lunghe ed ordinate file ai lati del palazzo reale per potergli dire: God Save the King.

Ps. Per chi fosse interessato, regalo fascinator rosa antico con fiori finti e piumette.

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