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Adriatici, per il consulente della procura possibile anche uno sparo involontario

VOGHERA. Lo schiaffo ricevuto «ha provocato un senso di turbamento e stordimento tale» da fargli perdere «la capacità di giudizio e confonderlo». Una condizione di stress che, almeno in teoria, potrebbe avere fatto partire uno sparo involontario. È l’ipotesi del neurologo nominato dal pm, Stefano Tonietti, sentito, tra i vari periti, ieri mattina in aula nel processo a carico di Massimo Adriatici, l’ex assessore leghista alla sicurezza del Comune di Voghera accusato di avere esploso, la sera del 20 luglio 2021 in piazza Meardi, un colpo di pistola dalla sua Beretta calibro 22 provocando l’uccisione del 39enne Younes El Boussettaoui. L’accusa è di eccesso colposo di legittima difesa.

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Il consulente della procura ha ripercorso in aula, davanti alla giudice Valentina Nevoso, la sua relazione attraverso le domande del pm Roberto Valli, dei legali di parte civile Marco Romagnoli e Debora Piazza e dei legali della difesa, Gabriele Pipicelli e Luca Gastini.

La contrazione involontaria

Il consulente, al pari degli altri esperti chiamati ieri mattina a testimoniare, ha ribadito più volte che sulla dinamica dei fatti di quella sera di luglio si possono fare ipotesi, basate sulla letteratura scientifica, ma non si possono dare certezze. Il neurologo, durante le indagini, era stato incaricato dal pm di approfondire la possibilità di un colpo partito in maniera involontaria o comunque condizionato dal contesto che si era venuto a creare quella sera. Dal filmato di una telecamera posizionata in corso XXVII Marzo, vicino a un’agenzia immobiliare, è stato possibile ricostruire i momenti che hanno preceduto lo sparo: Adriatici che parla al telefono nel piazzale del bar Ligure, la discussione verbale con Younes, al quale mostra la pistola che ha in tasca, Younes che colpisce l’ex assessore con un pugno a mano aperta, la caduta di Adriatici e lo sparo, che il filmato però non riprende, perché coperto alla visuale della telecamera dal muro del bar. «Può verificarsi una contrazione muscolare involontaria con un forte spavento – ha spiegato il consulente –. L’aggressione o anche la caduta successiva può avere determinato una contrazione della mano che impugnava la pistola, ma non è possibile stabilire con quale forza e se questa era sufficiente a far partire un colpo».

Lo studio

Il neurologo ha analizzato nella sua relazione uno studio compiuto su 25 soggetti armati e sottoposti a una condizione di stress: tra questi hanno esploso un colpo in 5. «Lo stress è un fattore di rischio per l’azionamento involontario di un’arma», ha spiegato il consulente, che a una domanda degli avvocati di parte civile (rappresentano i genitori, la sorella e i fratelli della vittima), ha precisato: «Non tutti reagiscono allo stesso modo perché incide il vissuto di una persona e anche la competenza». In ogni caso, ha aggiunto, un colpo come quello ricevuto da Adriatici può avere provocato «un blackout della coscienza anche se di poche frazioni di secondo e anche se il trauma cranico era lieve».

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