World News in Italian

Prodi a Gorizia: «L’Europa è un pane meraviglioso ma cotto a metà»

Prodi a Gorizia: «L’Europa è un pane meraviglioso ma cotto a metà»

L’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi_ «Riunire insieme tutti i ministri per dare alla Capitale della Cultura 2025 un significato altamente simbolico»

GORIZIA «Bisogna fare in modo che, un giorno, qui a Gorizia e Nova Gorica ci sia tutta Europa: riunire insieme tutti i ministri per dare alla Capitale della Cultura 2025 un significato altamente simbolico».

L’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi oggi, giovedì 9 maggio, è a Nova Gorica per celebrare come ospite d’onore il ventesimo anniversario dell’ingresso della Slovenia nell’Ue e, alla vigilia della Festa dell’Europa, intervenendo ieri a Gorizia in occasione di un incontro dedicato al giornalista ed europarlamentare Demetrio Volcic, ha fatto il punto sulla situazione del Vecchio Continente.

Di fronte anche all’ex presidente sloveno Borut Pahor ha evidenziato, tra le altre cose, il ruolo che le città gemelle possono giocare nello scacchiere internazionale. «Questo è uno dei pochi casi in cui si dimostra che le cose si possono cambiare», ha detto riferendosi alle relazioni transfrontaliere costruite nel corso dei decenni dalle due città.

Prodi è stato il sostenitore e fautore dell’allargamento del 2004 che ha portato a 25 il numero dei Paesi membri, ma ha ricordato che l’Europa ha tradito le sue promesse iniziali diventando «l’Europa dei compromessi». Doveva essere l’arbitro di un mondo bilaterale ma alla fine non ha mai ottenuto quel ruolo perché non ha mai trovato una vera unità in politica estera e a livello di difesa.

«L’Ue è un meraviglioso pane, ma è cotto a metà; e “cotto a metà” non piace a nessuno. Dobbiamo finire di cuocerlo», ha sottolineato ricordando anche che l’allargamento ai Balcani occidentali e all’Albania è quanto mai necessario. «Speravo che la crisi ucraina fosse da stimolo per accelerare i processi, ma non è stato così. Però non si può sempre rinviare», le sue parole.

Prodi ha in ogni caso ribadito che l’allargamento deve essere accompagnato dalla riforma della governance. Il tema dell’unità è però quello alla base di tutto. «Quando gli Usa si sono ritirati dall’Afghanistan non hanno avvisato nessuno. All’inizio mi sono sdegnato, poi mi sono chiesto cosa avrei fatto se fossi stato il presidente americano: sarei andato a spiegare la mia decisione a 30 Paesi? No. Ci vuole una voce comune. Noi riusciamo a spendere senza contare nulla. Senza la “spada americana” siamo troppo deboli. Per questo ci vuole uno scatto in avanti dell’Ue. Non può essere l’Europa del compromesso, deve essere quella delle intenzioni», ha ribadito.

Se da un lato le tante anime del Vecchio Continente rappresentano la ricchezza dell’Ue, dall’altro questo mosaico diventa spesso una zavorra. In tema di governance ne è un esempio il veto sistematico posto su certi temi da parte di alcuni Stati entrati dopo l’allargamento del 2004. «Bisogna avere pazienza. Non tutti i Paesi erano come la Slovenia. La democrazia non si esporta, viene richiesta». Pensare quindi a un’Europa a due velocità, non è più un tabù. «Non mi scandalizzerei se 10 o 15 Paesi andassero avanti con un’altra velocità. L’esercito, per esempio, non devono per forza farlo tutti».

Più che altro per Prodi è una questione di orizzonte temporale: «Nella politica di oggi nessuno guarda al lungo periodo e se non riusciamo ad affrontare i problemi di domani la democrazia è a rischio».

Chi sapeva guardare al futuro era sicuramente Volcic che, da europarlamentare, è stato reporteur per l’adesione della Slovenia all’Ue: relazionava, cioè, sui progressi che venivano fatti da Lubiana per adeguarsi alla normativa comunitaria. «Demetrio mi ha insegnato che cosa succedeva qui: la politica locale, le dinamiche di confine, ed era un uomo che quando parlava di politica estera bisognava ascoltarlo». E quando il 30 aprile di 20 anni fa Prodi scandiva sul mosaico della Transalpina il conto alla rovescia assieme al premier sloveno Anton Rop, a raccontare la cerimonia in televisione c’era proprio Volcic. A lui, Paolo Possamai, direttore editoriale del Gruppo Nem e curatore insieme a Livio Semolič della versione italiana del libro di Volcic “A cavallo del muro-I miei giorni nell’Europa dell’Est”, ha chiesto di intitolare uno spazio pubblico in memoria a Gorizia. «Siamo ad un incrocio dato da un evento. Go!2025 rende materiale una dimensione che è andata costruendosi negli ultimi 20 anni sulle spalle di tanti uomini e uno di questi è stato Demetrio. Non ci sono strade nuove da intitolare e la legge definisce un tempo di 10 anni prima di un’intitolazione, ma queste non possono essere delle esimenti», ha detto Possamai chiamando in causa il sindaco Rodolfo Ziberna che ha convenuto come tale figura vada ricordata al di là della toponomastica. «Se fosse dipeso da lui, non discuteremmo se allargare l’Unione europea ai Balcani: lui l’avrebbe già fatto», ha detto il primo cittadino che questa mattina riceverà Prodi in municipio prima delle cerimonie di oltreconfine. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Читайте на 123ru.net