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Centro di salute mentale di via Gambini a Trieste, sciopero per le 24 ore: massima adesione

TRIESTE. «Dopo due anni e mezzo di chiusura del servizio notturno di questo centro, ci viene da pensare che a determinare la situazione sia una scelta, una volontà, e non l’impossibilità». Allo sciopero indetto giovedì da Cgil e Filas c’è stata la massima adesione da parte degli operatori del Centro di salute mentale di via Gambini, aperto solo sulle 12 ore e quindi privato del servizio notturno dal novembre del 2021. Una decisione dettata dalla mancanza di personale. Tre dipendenti, due infermieri e un operatore socio-sanitario, ieri hanno comunque dovuto restare operativi all’interno della struttura, come contingente minimo, per garantire l’assistenza in emergenza ai pazienti.

Al presidio organizzato all’esterno della struttura, nelle due ore di sciopero sono arrivati anche infermieri e oss degli altri Csm e alcuni familiari delle persone seguite.

Il nodo della protesta è appunto la mancata riattivazione sulle 24 ore di quegli spazi, con promesse di una riapertura notturna già raccolte in passato prima dai familiari degli ospiti (attorno a quel centro ruotano circa 800 utenti) e poi dai sindacati. L’ultima nel marzo scorso, con l’ipotesi di tornare alle 24 ore a fine estate. Fials e Cgil però hanno forti dubbi, vista la mancanza cronica di personale in tutte le strutture sanitarie.

«Il bilancio regionale – ha sottolineato Fabio Pototschnig della Fials – stanzia più di tre miliardi di euro per la sanità: con quel denaro non si riesce a riaprire un centro sulle 24 ore? Asugi ha 5 mila dipendenti, con uno sforzo organizzativo sono certo sia possibile riattivare il servizio».

I familiari degli utenti «stufi di promesse» constatano il fatto che «le nostre richieste vengono accolte come scocciature, invece gli scocciati siamo noi». Segnalando il disagio che la mancata apertura notturna crea agli utenti, Francesca Fratianni della Cgil ha ribadito come «l’accordo dello scorso marzo tra la direzione di Asugi e le sigle Ugl, Nursind e Cisl, con l’impegno alla riapertura sulle 24 ore a fine estate, sia farlocco perché l’Azienda premette che ciò avverrà ammesso che non ci siano criticità in reparti di emergenza a cui dare priorità: quindi è una presa in giro».

Massima solidarietà al personale del Csm che ha aderito allo sciopero arriva anche da Cristina Brandolin, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Trieste: «Serviranno sempre più investimenti sul personale – sottolinea - non solo in termini numerici ma anche sulla formazione specialistica. Per rispondere ai nuovi e più complessi bisogni di salute della popolazione servono interventi strutturali, sui modelli assistenziali e sulla formazione».

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