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La minaccia anarchica esiste



Il mondo della «A» cerchiata è in fermento. Le condanne ai danni di suoi membri e leader, a partire da Alfredo Cospito, hanno innescato un’ondata di attivismo che si è via via rafforzato e saldato con le proteste per la guerra in Medio Oriente e l’antisionismo, coinvolgendo gli atenei. È un mix che può diventare esplosivo.

Più i nodi arrivano al pettine più gli anarchici alzano il tiro. Le pesantissime condanne per l’insurrezionalista Alfredo Cospito (23 anni) e per la sua compagna Anna Beniamino (17 e 9 mesi), quelle per il processo Scintilla a Torino, quelle per la bomba a Firenze che ferì un poliziotto artificiere, quelle per i due fabbricatori di bombe a Genova e molte altre, hanno innescato un fermento nel panorama della «A» cerchiata che gli investigatori della Digos e del Ros valutano come assai preoccupante. Le prime azioni hanno già evidenziato un livello superiore di organizzazione.

A Torino, per esempio, i manifestanti pro Cospito si sarebbero mossi con una precisa ripartizione dei ruoli: «La copertura di un nucleo centrale si rendeva responsabile delle azioni violente» spiegano gli investigatori, e poi «una copertura circolare garantiva loro l’impunità». Non vengono risparmiate le volanti della polizia: sempre nel capoluogo piemontese una di queste è stata assaltata con l’obiettivo di impedire il trasferimento di un immigrato in fase di espulsione, mentre a Genova una trentina di squatter hanno circondato, strattonato e tentato di picchiare due carabinieri che pattugliavano il centro storico. A Roma gli insurrezionalisti hanno ripreso a danneggiare gli istituti di credito. E negli atenei in rivolta (dove si manifesta per la Palestina libera) l’intelligence ha segnalato il rischio di infiltrazioni anarchiche, soprattutto alla Sapienza. A Pescara, si è scoperto, viveva l’armiere dei militanti dell’area antagonista che, da qualche tempo, sembra avere due sole linee di propaganda. La prima è la solidarietà a Cospito (il blog Autistici.org ha persino ospitato scritti del «profeta» della rivoluzione e su quella base è stata motivata la richiesta di carcere duro avanzata a suo tempo dall’ex procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo) e agli anarchici detenuti, compresa Ilaria Salis, la movimentista anarchica italiana arrestata in Ungheria dopo un’aggressione a due militanti di estrema destra. La seconda è il forte antisionismo. Un mix che potrebbe diventare esplosivo.

E se nel 2023, valutano dal Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), «il mondo anarchico si è fatto notare per le campagne a favore del leader della Federazione anarchica informale/Fronte rivoluzionario internazionale, con mobilitazioni che si sono concentrate in diverse reazioni offensive che hanno colpito diversificati obiettivi, riferibili ai molteplici fronti di attivazione tipici dell’area, dall’opposizione al progresso tecnologico alla lotta alla repressione, ai poteri economico-finanziari, alle devastazioni ambientali e all’industria della guerra», ora il «mondo anarchico ha fatto sua anche la guerra in Medio Oriente, che ha richiamato l’attenzione dei libertari in chiave prettamente anti-imperialista e anticolonialista», orientando la «propaganda verso istituti bancari italiani, con presunti interessi nei territori occupati, e nei confronti di aziende, pubbliche e private, del comparto della difesa».

Da qualche tempo gli analisti che si occupano delle minacce interne stanno monitorando blog e siti di area ed è subito risultata evidente la massiccia azione di propaganda antisionista messa in campo. Per esempio Radio Onda Rossa, megafono di riferimento per gli squatter sin dai tempi dell’autonomia operaia romana (correva l’anno 1977), si è presa la briga di analizzare «come lo Stato ebraico» venga trattato dai media italiani: «Il filosionismo è trasversale», valutano gli attivisti radiofonici, che salvano solo il Manifesto. Mentre sul fronte della propaganda, in un editoriale, vengono espresse queste affermazioni: «La guerra di sterminio che Israele sta portando avanti nei territori di Gaza è lo zenith di un processo in atto da decenni, col beneplacito delle potenze occidentali, ma non rappresenta solo un tragico esempio di colonialismo e apartheid, né una questione locale che riguardi solo israeliani e palestinesi. È piuttosto il punto focale di una dinamica internazionale che vede la sicurezza e l’autodeterminazione delle nazioni e comunità del mondo arabo sotto la minaccia dell’espansionismo sionista, braccio armato e pietra angolare dell’egemonia americana oggi in bilico».

Ovviamente Radio Onda Rossa segue e sostiene anche le azioni universitarie definite antisioniste, come la pesante contestazione che gli studenti hanno messo in atto alla Federico II di Napoli contro il direttore di Repubblica Maurizio Molinari «per il suo posizionamento pesantemente sionista». Il sito web Rivoluzione anarchica, che conserva negli archivi una decina di post in chiave difensiva per Cospito, invece, ha acceso un dibattito perfino sull’esistenza di «un sionismo di sinistra». E dai fiumi di parole che riempivano gli editoriali per ricordare i campi di sterminio nazisti l’area antagonista anarchica è passata di colpo a condannare Israele, accusandolo «di sfruttare l’innegabile recrudescenza dell’antisemitismo dopo l’invasione di Gaza per giustificare i propri crimini». Slogan che sembrano fare breccia tra gli studenti. E infatti, valutano gli analisti del Dis «l’intelligence ha registrato anche attività di proselitismo tra i circuiti più giovanili della militanza antagonista». Questi «attivisti», secondo il Dis, «hanno cercato di serrare i ranghi facendo perno, sia a livello propagandistico che di piazza, soprattutto sull’antimilitarismo che, oltre a ribadire la sua consolidata valenza aggregativa e trasversale, ha trovato nuovo slancio con gli eventi mediorientali». E qui, oltre ai cortei e ai presidi, «si è assistito a iniziative di propaganda e di controinformazione in chiave antisionista, nel più ampio quadro della campagna denominata “Boicotta, Disinvesti, Sanziona”, volta a orientare l’opinione pubblica verso forme di pressione contro Israele».

Dalla propaganda, però, le Brigate Cospito sono subito passate ai fatti. È ritenuta particolarmente pericolosa la saldatura che si è creata tra attivisti anarchici e appartenenti al Partito dell’Unione democratica arabo-palestinese, ovvero la stessa sigla sotto la quale si muove Mohammed Albarq Ali Junmah, lo studente libico arrestato dalla polizia per danneggiamento aggravato che era salito sul tettuccio di un’auto di servizio durante i tafferugli davanti il rettorato della Sapienza. A Roma quel giorno, infiltrato tra i manifestanti, c’era anche il giordano e poi rifugiato palestinese Jehad Othman, 62enne impegnato in campagne antirazziste che in passato ha scontato una condanna a 24 anni di reclusione per aver ucciso a colpi di pistola, il 26 ottobre 1984, la giovane Noushine Montasserim a Grottarossa (Roma), nel corso di un agguato al viceconsole degli Emirati Arabi Uniti Mohammed Al Sowaidi, che rimase ferito. Othman, che ha scontato la pena in Italia, fu accusato di aver rivendicato l’attentato con una telefonata a nome delle Brigate rivoluzionarie arabe. Le sigle ora si sono date tutte un appuntamento: il 1° giugno a Roma per una manifestazione «contro il governo Meloni». Sulla locandina che circola sui social la premier viene raffigurata mentre indossa una tuta mimetica della Nato. Gli slogan di accompagnamento sono questi: «Giù le armi, su i salari» e, ovviamente, «Palestina libera». I collettivi universitari di Opposizione studentesca d’Alternativa e di Cambiare rotta si sono già mobilitati: «Il governo, mentre finanzia le guerre ed è complice del genocidio del popolo palestinese, reprime violentemente ogni forma di dissenso interno». Gli annunci scaldano gli animi: «Portiamo in piazza la reale opposizione alla guerra, allo sdoganamento del fascismo, alla repressione dei manganelli. Al fianco dei nostri fratelli palestinesi che resistono alla barbarie dell’imperialismo». Anarchici e movimenti arabo-palestinesi sono di nuovo pronti a infiltrarsi. Gli ingredienti sono questi. L’intifada studentesca è servita.

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