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Zetti (sindacato dei Carabinieri): “Di Cesare? Pensavo che non dovessimo parlare più di cattivi maestri, e invece…”

“Da dirigente sindacale e da cittadino, assistere a questo innalzamento dei toni mi preoccupa. Servirebbe senso della misura, buon senso”. Massimiliano Zetti è il segretario generale del Nuovo sindacato dei Carabinieri. La vicenda del proscioglimento di Donatella Di Cesare dall’accusa di diffamazione per aver definito “neo-hitleriano” il ministro Francesco Lollobrigida la commenta dunque dal punto di vista del rappresentante delle forze dell’ordine, perché, dice al Secolo, “se il clima si inasprisce, i primi a farne le spese siamo noi. E lo abbiamo già visto in questi mesi”.

Registra un clima preoccupante?

Registro dei segnali.

Il fatto che definire un ministro “neo-hitleriano” non sia considerato diffamatorio è un segnale?

Guardi, io non voglio entrare nel merito della sentenza. Non conosco le motivazioni e immagino che il giudice avrà avuto le sue ragioni per decidere così. Però, certo, non posso dimenticare il post della professoressa su Barbara Balzerani. I Carabinieri, a partire da via Fani, hanno pagato un tributo di sangue altissimo al terrorismo, alla violenza delle Br.  Mi fa specie che una persona con un ruolo di responsabilità come quello dell’insegnamento possa aver fatto un post di quel genere.

La professoressa Di Cesare ha spiegato che la sua era solo “compassione umana”

Ha scritto “la tua rivoluzione è stata anche la mia” e ha chiamato Balzerani col suo nome di battaglia: compagna Luna. Da una professoressa mi aspetterei parole diverse, anche quando va in tv a parlare di un ministro.

Per questa affermazione si guadagnerà l’etichetta di meloniano…

Sono un uomo dell’Arma, credo nelle Istituzioni, nello Stato e tremo all’idea che si perda il senso del rispetto nei confronti di chi lo rappresenta. A partire da noi forze dell’ordine.

C’è una perdita di rispetto nei vostri confronti?

C’è un clima nel quale il “partito dell’anti-polizia” viene alimentato in chiave antigovernativa: attaccano noi per attaccare il governo. In questo contesto, come se non bastasse, emergono voci nostalgiche delle Br, ovvero di gente che si è macchiata le mani col sangue di innocenti e servitori dello Stato: noi, magistrati e, ricordiamocelo, anche professori. Pensavo che non dovessimo parlare mai più di “cattivi maestri”, che il mio compito di sindacalista oggi dovesse essere quello di portare a casa il risultato sul rinnovo del contratto, che stiamo discutendo in questo periodo. E invece eccoci qua a parlare di roba che si pensava seppellita da anni. Io sono sconcertato.

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