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Gli effetti della limitazione dei contenuti politici su Instagram

In vista dei grandi appuntamenti elettorali, la strategia di Meta rischia di creare un enorme vuoto informativo

L'articolo Gli effetti della limitazione dei contenuti politici su Instagram proviene da Giornalettismo.

Siamo nel pieno dell’anno delle “grandi elezioni”. Dalle Europee alle Presidenziali Americane, solo per citare le due più importanti. E Meta, come spesso accade in queste occasioni, ha deciso di intraprendere delle azioni per procedere con la limitazione dei cosiddetti “contenuti politici” su Instagram, Facebook, e Threads. I singoli utenti, infatti, potranno decidere se visualizzare nel proprio feed (compresi i “consigliati”) post, reels e stories di questa natura. Qualora si decidesse di non vederli, nel feed solamente i contenuti politici di profili che già seguiamo. L’obiettivo è quello di limitare la disinformazione e le ingerenze, ma il rischio è quello di creare un ecosistema ancora peggiore, dando priorità a chi investe maggiormente nelle campagne di sponsorizzazione sui social.

Limitazione contenuti politici, le scelte di Instagram

Come detto, ogni utente potrà decidere se vedere i contenuti politici. Ma di cosa, nello specifico? «Sono creati da o per conto di o su un candidato a un incarico pubblico, un personaggio politico, un partito politico, un comitato di azione politica oppure sostengono l’esito di un’elezione a un incarico pubblico». Oppure, sono contenuti che «si riferiscono a un’elezione, un referendum o a un’iniziativa elettorale, comprese le campagne di informazione sulle elezioni o per ottenere voti», o ancora che «riguardano temi sociali del luogo in cui l’inserzione viene pubblicata». Praticamente l’intero ecosistema di un’agorà politica sui social viene limitato.

E questo rischia di avere ripercussioni anche sull’informazione. I giornali, infatti, già hanno preso la strada dei contenuti “soft news” da condividere su piattaforme come Instagram e Facebook. L’algoritmo, già prima dell’introduzione di questa limitazione, tende a premiare argomenti di dibattito su tematiche di gossip, sport e spettacolo. Il giornalismo “politico”, dunque, può soltanto contare sulla ricerca organica: da quella che arriva dai motori di ricerca alle visite dirette sulle homepage. È questa la soluzione giusta? Sicuramente no.

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