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Travolge e uccide un ciclista, l’automobilista dovrà risarcire le due mogli e gli 11 figli della vittima

MERETO DI TOMBA. La morte di Muhammad Syed, travolto da un furgone l’8 dicembre mentre in bici stava pedalando da Mereto in direzione di Udine, aveva gettato nel dolore non una, ma due famiglie. Che il settantaquattrenne, pakistano da anni trapiantato in Italia, aveva costruito con due connazionali: in Friuli abitava la sua convivente, da cui aveva avuto due figli e grazie a cui era riuscito a ottenere permesso di soggiorno e protezione internazionale; in Pakistan risiedono invece la moglie e altri nove figli. Tutto perfettamente in regola per le leggi dello Stato dell’Asia meridionale, basate sui dettati dell’Islam, che ammette la poliginia, cioè la forma di poligamia in cui l’uomo sposa due o più donne.

La compagnia assicurativa di Alessandro Tomini, sedeglianese di 48 anni che si trovava alla guida del furgone che ha urtato la bici di Syed, dovrà risarcire tutti quanti, le due compagne e gliundici figli. È quanto emerso nel corso dell’udienza preliminare che si è conclusa ieri: Tomini, accusato di omicidio stradale e difeso dall’avvocato Laura Candusso, ha patteggiato un anno di reclusione, una pena sospesa con la condizionale, accordata dal giudice Mariarosa Persico in ragione del comportamento processuale tenuto dal quarantaseienne, incensurato, che tramite la propria compagnia assicurativa aveva già provveduto a risarcire parzialmente la famiglia dell’uomo residente in Pakistan.

L’assicurazione nel settembre dello scorso anno aveva provveduto infatti a formalizzare una proposta di risarcimento, riconoscendo alla famiglia 690 mila euro.

Nel corso dell’udienza preliminare il Gup ha accolto la costituzione di parte civile della compagna residente in Friuli, convivente e considerata coniuge dallo stesso Syed ai fini del permesso di soggiorno. Che dunque andrà risarcita, al pari degli altri due figli del settantaquattrenne: come evidenziato dal giudice nel corso dell’udienza di ieri, la complessità della questione familiare rende impossibile una definizione in tempi rapidi del contenzioso risarcitorio, che sarà definito in sede civile.

L’incidente si era verificato prima dell’alba il giorno dell’Immacolata di due anni fa: Syed, era partito dal centro di accoglienza della Caritas ricavato negli spazi della canonica della parrocchia di San Marco, a Mereto di Tomba, dove era ospitato da qualche anno. In sella alla sua bicicletta aveva imboccato via del Monumento (la provinciale 60) per raggiungere Udine, dove abitavano all’epoca alcuni familiari. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, che avevano effettuato i rilievi di rito, il furgone Iveco su cui viaggiava Tomini avrebbe urtato la bici del settantaquattrenne pakistano, facendolo rovinare a terra.

Come appurato fin dal primo momento, sulla bicicletta di Syed non c’erano luci né catarifrangenti e la stessa vittima non indossava il giubbino ad alta visibilità: alle 6.30 dell’8 dicembre, quando si è verificato l’incidente, era ancora buio. Oltre alla pena patteggiata, il giudice per le udienze preliminari ha comminato una multa di cento euro per il conducente del furgone e disposto la sospensione della patente del conducente del furgone per un anno e quattro mesi.

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