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Il Papa a Verona, standing ovation all’Arena per l’abbraccio dei “fratelli” israeliano e palestinese

papa verona

Con la messa allo stadio Bentegodi, con gli spalti al completo come per una partita di finale, si conclude il viaggio di Papa Francesco a Verona. Il Pontefice, che ha compiuto diverse tappe in città, ha catalizzato intorno a sé e ai temi che ha affrontato un abbraccio corale: in oltre 5mila lo aspettavano al […]

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Con la messa allo stadio Bentegodi, con gli spalti al completo come per una partita di finale, si conclude il viaggio di Papa Francesco a Verona. Il Pontefice, che ha compiuto diverse tappe in città, ha catalizzato intorno a sé e ai temi che ha affrontato un abbraccio corale: in oltre 5mila lo aspettavano al suo arrivo in piazza San Zeno, in 12.500 all’Arena di Verona, dove si è celebrato il momento che ha sintetizzato il senso e il messaggio della visita: l’abbraccio fra un imprenditore israeliano e uno palestinese.

La standing ovation dell’Arena per l’abbraccio tra gli imprenditori israeliano e palestinese

“Credo non ci sia bisogno di parole”, ha commentato il Pontefice, quando dopo l’abbraccio tra i due testimonial di pace l’intero pubblico dell’Arena si è alzato per una standing ovation. “Papa Francesco, sono Maoz Inon, vengo da Israele e i miei genitori sono stati uccisi il 7 ottobre”; “Papa Francesco, mi chiamo Aziz Sarah, sono palestinese e questa guerra mi ha strappato mio fratello”, è stata la presentazione che i due imprenditori hanno rivolto a Bergoglio durante l’evento “Arena di Pace 2024” sul tema “Giustizia e pace si baceranno”.

Il messaggio di pace di Maoz e Aziz, che hanno perso i familiari nel conflitto

“Siamo imprenditori e crediamo che la pace sia la più grande impresa da realizzare. Ci rivolgiamo a lei con Roberto Romano del gruppo di lavoro sull’economia. Non ci può essere pace senza un’economia di pace. Un’economia che non uccide. Un’economia di giustizia. Come aiutare i giovani ad essere imprenditori di pace quando i luoghi di formazione sono spesso influenzati dal paradigma tecnocratico e dalla cultura del profitto ad ogni costo?”, è stato l’interrogativo posto da Maoz e Aziz, che il Papa ha definito “fratelli”: “Fratello israeliano e palestinese”. Un discorso interrotto da due minuti di applausi e concluso con un minuto di silenzio per la pace.

Il monito del Papa a Verona: “Uscire dal vicolo cieco con la pluralità di posizioni”

Nel suo discorso il Pontefice è tornato a parlare contro il mercato delle armi e a scagliarsi “contro l’individualismo”, che fa sparire “la comunità” ed “la radice delle dittature”. Il Papa ha rivolto il suo pensiero a bambini, donne, anziani, portatori di pace e prime vittime dei conflitti, e ha ammonito nuovamente contro i danni delle ideologie. “Un suicidio cercare di risolvere le tensioni facendo prevalere uno dei poli in gioco”, ha detto Bergoglio, mettendo in guardia dalla tentazione di ridurre “la pluralità di posizioni a un’unica prospettiva. Ancora una volta si tratta di un vicolo cieco: si cerca l’uniformità invece che l’unità, si ha paura immotivata nei confronti della pluralità”. “La pace si fa col dialogo, riconoscere gli altri”, ha detto ancora il Papa, avvertendo che “nella nostra società si respira un’aria stanca. La pace non si inventa da un giorno all’altro, va curata. Nel mondo oggi c’è questo peccato grave: non curare la pace”.

Il pranzo con i detenuti e l’appello contro i suicidi: “Non cedete allo sconforto”

Prima dell’incontro all’Arena, che è stato anche l’occasione dell’ultima diretta Rai di Amadeus, il Papa ha incontrato i sacerdoti e i consacrati all’interno della Basilica di San Zeno, per poi fermarsi in piazza con i bambini e i ragazzi e i loro genitori e catechisti. Dopo ha raggiunto il carcere di Montorio, dove è stato accolto da striscioni di benvenuto e ha tenuto un discorso agli agenti di Polizia penitenziaria, ai volontari e ai detenuti, con i quali si è fermato a pranzo. Lì il Pontefice ha lanciato un appello per il miglioramento delle condizioni di vita in carcere e uno, ai detenuti, affinché tengano duro: “Non cedete allo sconforto”, ha detto, parlando del suo dolore per i suicidi in cella. “La vita è sempre degna di essere vissuta, e c’è sempre speranza per il futuro, anche quando tutto sembra spegnersi”, ha detto il Papa, che dopo questa tappa ha raggiunto il Bentegodi, pieno già ore prima del suo arrivo.

 

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