Scienza e virgola: raccontare Franco Basaglia a cento anni dalla nascita con gli occhi liberi di Rosa
TRIESTE. «Leggere gli scritti di Franco Basaglia mi ha sempre affascinata: ma realizzando in particolare che fosse nato nel 1924, ho subito pensato a Rosa, sua coetanea. Vicina anche geograficamente, lui veneziano, lei di Valdobbiadene. Che strano, ho pensato: tutti e due hanno frequentato il manicomio, da punti di vista, però, completamente diversi. Basaglia come direttore prima e come "distruttore" di questo poi, Rosa come una semplice paziente che il manicomio lo ha subìto. Chissà se invece di coetanea avesse potuto godere della rivoluzione che ha messo in atto! Così, nella mia mente si sono palesate visivamente queste due storie parallele, che non si sono mai toccate: una fondamentale per l'Italia, l'altra totalmente sconosciuta ai più, ma importante per me».
Storie di pazzia, ribellione e libertà
Allora ecco un "pezzettino" proposto al giornale dove collabora, "Il Foglio". E la risposta, immediata: Tu lo sai che questo è già un libro. "Cento giorni che non torno. Storie di pazzia, di ribellione e di libertà" è il contributo che Valentina Furlanetto, giornalista a Radio 24, porterà all'importante panel dii domenica alle 16 all'Antico Caffè San Marco (ingresso libero). "Raccontare Basaglia, 100 anni dopo", vedrà con lei lo psichiatra Mario Colucci, il filosofo Pierangelo Di Vittorio, la storica Vanessa Roghi moderati da Fabiana Martini.
A 100 anni dalla nascita di Basaglia
A 100 anni dalla nascita dal padre della psichiatra moderna Franco Basaglia, come si racconta ciò che ha creato? E cosa resta di quel processo? Un dialogo che metterà a confronto diversi tipi di narrazione, due libri e un podcast. «Chi è Rosa, coetanea di Basaglia? Si capirà alla fine del libro - racconta Furlanetto - : è un gusto che voglio lasciare al lettore ma anche un modo per mettermi al riparo, nella narrazione, dall'idea di essere emotivamente molto coinvolta. Lo dico nelle prime pagine: è una persona ho conosciuto, che fa parte della mia famiglia, di cui mi sono profondamente vergognata, che ho amato e amo tuttora. Col crescere dell'età ho capito che dovevo restituire dignità a questa persona che ci metteva in imbarazzo coi suoi comportamenti bizzarri, in realtà dovuti a problemi neurologici. Negli anni 70 e 80 c'era ancora lo stigma: oltre ai comportamenti, anche il solo fatto che fosse stata rinchiusa in manicomio gettava un'ombra su tutti i discendenti».
Tra le cure anche l’elettroshock
«Il titolo? È una frase che significava molto per lei - continua Furlanetto - che è stata per diversi periodi al Sant'Artemio, il manicomio di Treviso: entrava e usciva, ricoverata quando aveva le crisi. Sottoposta a tutte le cure di allora, elettroshock compreso, che so che l'ha umiliata molto. Quando la figlia andava a trovarla "Cento giorni che non torno" era la frase ricorrente che pronunciava. Per lei la sua vita lì dentro, come per tutti i pazienti, era una vita vuota, fatta di nulla, di attese, di imbottirsi di medicine, di sentire gli altri urlare, al massimo di scrivere lettere che non sai se arriveranno perché censurate dal direttore. Una vita fatta guardando fuori dalla finestra, da reclusa, mentre nulla stava cambiando».
Un libro un po’ ibrido
Né romanzo né saggio, «è un libro un po' ibrido, non c'è fiction ma auto-fiction: non sono fredda nell'approccio al tema della malattia mentale, m'interrogo trattando qualcosa che mi palpitava dentro. Il Lorenzo con cui apro e chiudo? Un paziente psichiatrico di cui le cronache hanno riportato il solo nome di battesimo, morto in costrizione a Roma a maggio 2022: ma è solo uno dei tanti casi di questi ultimi 15 anni».
Nella parte triestina non manca il famoso volo, la nascita della cooperativa, il Salone Vesna. «Avevo il desiderio di raccontare Rosa - evidenzia l'autrice - ma nel contempo di immergermi nel mondo di Basaglia, nelle sue carte, venendo a Trieste e Gorizia. Fisicamente per me è importante andare nei posti: camminando per San Giovanni o Sant'Artemio quelle persone che non ci sono più le senti intorno a te». Nel capitolo «Strappi", anche il Piccolo che dava contro a Basaglia ma «c'è soprattutto una città che ha iniziato a interagire con questa cosa nuova». Domenica la Sissa incontra il Cern di Ginevra: alle 17.30 al San Marco arriverà anche il direttore del Dipartimento di Fisica teorica del Cern Gian Francesco Giudice per raccontare "Prima del Big Bang”, il suo saggio pubblicato da Rizzoli.