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I «nuovi» conservatori alla conquista di Bruxelles



I conservatori vogliono governare. È molto chiaro il messaggio di Giorgia Meloni alla convention dell’ECR di Madrid. Anche depurando il messaggio dalla retorica elettorale si evince che nella testa della leader italiana c’è l’idea di cambiare l’Unione Europea non mettendosi all’angolo, in attesa che monti la protesta, ma partecipando al rito del potere.

La postura dei conservatori è molto cambiata rispetto al passato: meno euroscettici, più realisti e concreti. Non più la sola lotta contro l’eurocrazia, dismessa l’idea di flirtare con l’uscita dall’euro, le forze dell’ECR appaiono abbastanza forti e mature per entrare nelle stanze delle decisioni di Bruxelles. Tutto questo si può fare senza rinunciare del tutto alle proprie posizioni, senza diventare una copia sbiadita dei popolari. Ambiente, temi etici, decentramento amministrativo, libertà economiche, contrasto all’immigrazione possono essere difesi anche senza rilegarsi all’opposizione come dimostra l’esperienza stessa del governo Meloni. Qualche schema allora?

Il PPE ha già aperto la porta. La conditio sine qua non è il sostegno all’Ucraina, il rispetto della “politica atlantica”, ma per il resto i conservatori non sono più radioattivi, possono essere accolti in una grande coalizione. Persino Charles Michel, presidente del consiglio europeo di estrazione liberale, ha benedetto la linea della presidente della Commissione Europea. Tutti i partiti conservatori sostengono l’Ucraina con con convinzione. Ora dunque la palla passa a loro.

Giorgia Meloni guida l’ala che vuole segnare il punto, ottenendo il massimo da una collaborazione con il PPE. L’idea sembra quella di imporre una maggioranza variabile nel Parlamento europeo, soprattutto se le elezioni come sembra evidenzieranno una crescita della destra e dei conservatori. Cosa significa variabile? Lo scenario più probabile è quello di un ECR che vota per il candidato del PPE come presidente della Commissione e poi ad ogni voto del parlamento europeo si valuta in base alle proposte. Questo tenere i piedi a cavallo tra dentro e fuori punta di fatto a condizionare il PPE, spaventato della crescita a destra e costretto a venire a patti con i conservatori in molte realtà nazionali, al fine di virare a destra l’agenda della grande coalizione.

Possono i socialdemocratici fermare questo piano? Difficile se guardiamo ai sondaggi, il PSE può di certo far mancare la maggioranza a Bruxelles e spuntare qualcosa di sinistra sui provvedimenti, ma è evidente che PPE ed ECR potrebbero avere un grande potere di veto, ad esempio sulle questioni del green deal e dei migranti. Non avverrà in maniera cristallina, ma è quasi certo che nell’UE ci sarà una sterzata a destra. I conservatori non sono più gli outsider, gli euroscettici, gli infrequentabili ma sono pronti a fare il loro ingresso, se andrà bene a livelle elettorale e politico, come attore strategico nel sistema politico europeo.

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