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Lorenzo, l’udinese primo violino della Sinfonica della Rai: «Una passione nata per caso»

Percorsi naturali, nessuna imposizione e nessuna volontà pregressa. Lorenzo Brufatto, quarantenne, è uno dei violini primi dell’Orchestra Sinfonica della Rai. Stelliniano, nato a San Daniele e con un’adolescenza udinese, è uno di quei friulani che sono stati costretti a emigrare per imporsi altrove. Il Fvg, per chi d’arte vive, sta stretto. Spiace dirlo, ma è così.

«Tutto accadde senza un piano — racconta il maestro — il violino capitò tra le mie mani con una certa casualità. Se non fossi stato in platea al Giovanni da Udine quella sera con sul palco lo straordinario Franco Gulli, forse adesso chissà che farei. Fu in quel momento che quello strumento scelse me, credo sia andata proprio così».

Quando si è ragazzi ci s’innamora facilmente, ma altrettanto rapidamente ci si stanca. Lei, invece, riuscì a dribblare la consuetudine.

«Già. E così dal classico in piazza Primo Maggio mi spostai di un centinaio di metri approdando al Conservatorio Tomadini. Per poco, però: continuai gli studi a Gorizia con Carlo Grandi, trasferendomi quindi Cremona per approfondire Musicologia, e qui mi diplomai, con una tappa intermedia in Svizzera al fianco di Giuliano Carmigliola».

Musicisti in famiglia?

«Macché. Proprio nessuno. Ascoltiamo musica come tutti. Anzi, sono stato io quasi a imporre il metodo, e l’interesse è maturato lungo un percorso direi casuale. E anche loro si sono appassionati. Ecco, diciamo che ci siamo costruiti noi questa passione».

Quindi il suo tratto friulano è stato breve?

«In realtà è un ambiente che ho vissuto poco, ma il caso mi fece incontrare, quand’ero violino aggiunto all’orchestra della Scala, alcuni musicisti conterranei come Renato Duca e Daniele Pascoletti. Alle volte è più facile ritrovarsi altrove che in Patria, almeno per noi che per ragioni ovvie siamo costretti a viaggiare molto».

Lei quindi abita a Torino, sede della sua Orchestra?

«No, a Milano. Diciamo che faccio il pendolare».

Cerchiamo di conoscere meglio il valore di questo complesso Rai del quale si sente parlare molto in varie occasioni.

«La Sinfonica della Rai, assieme alla Santa Cecilia di Roma, è una delle più imponenti orchestre italiane. Fino al 1994 di gruppi musicali targati appunto Rai, Radiotelevisione Italiana, ce n’erano ben quattro: a Roma, a Napoli a Torino e a Milano per poi unirsi sotto un’unica direzione. La particolarità è che siamo legati alla radio: tutti i concerti vengono trasmessi sui canali nazionali e su Rai5, oltre alla normale programmazione annuale di esibizioni in giro per l’Italia».

Si entra per concorso, immagino?

«Esattamente. Come in qualsiasi gruppo orchestrale. Essendo un aggiunto a Milano, seppur alla Scala, per carità, appena uscì il bando sfruttai il momento se non altro per sperare in una stabilità lavorativa. Vinsi ed entrai nella sezione dei violini primi. Ormai sono passati già dieci anni».

Violini primi e violini secondi, che differenza c’è?

«I secondi non sono affatto secondari rispetto ai primi, sarebbe meglio dire complementari».

Lorenzo Brufatto è anche il direttore di un gruppo che si è formato all’interno dell’orchestra.

«Certo, si chiama “La Mole Armonica” che dirigo e sono il primo violino».

Quale genere musicale ama suonare Lorenzo?

«Il barocco resta in cima ai desideri, anche perché non appartiene al repertorio della Rai e, quindi, è un ghiotto invito a traslocare su altri spartiti».

Le piace questa vita raminga?

«D’altronde è quella riservata agli artisti. Adesso cerco di regolare meglio il traffico in quanto sono diventato papà da poco tempo e devo fare i conti pure con un ruolo nuovo».

In Friuli ci torna ogni tanto?

«Alle solite feste comandate, come si dice. Ultimamente sempre meno, visti gli impegni, quindi vengono i miei a trovarci a Milano».

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