Triestina calcio, play-off d’orgoglio, ma stagione gestita male
TRIESTE È finita male, anzi benino. I cento tifosi alabardati dopo quasi duemila chilometri (e chissà quanti durante la stagione) avrebbero voluto passare il turno. Alcuni hanno manifestato a fine gara la loro contrarietà mentre lo speaker del Vigorito augurava loro buon viaggio e il pubblico giallorosso tributava un applauso tanto generoso e nobile quanto irrituale ai giocatori ospiti.
Così come comprensibile ma fuori luogo è stata la mini-contestazione a una squadra alla quale nelle ultime due gare si può rimproverare ben poco. Altre e parecchie sono state le prestazioni sconcertanti nella seconda parte della stagione.
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Contro il Benevento l’Unione nel secondo round ha segnato e poi costruito una mezza dozzina di palle-gol (con 4 pali colpiti tra andata e ritorno). Gli alabardati non solo si sono impegnati a fondo ma hanno anche espresso alcune giocate tecnicamente in grado di creare non pochi problemi ai campani. Piuttosto l’handicap è arrivato dalle difficoltà della retroguardia di gestire la pressione dei giallorossi.
Due palle perse e due reti di pregevole fattura hanno affossato le speranze accese dal gol in apertura di Malomo. Le responsabilità dell’uscita al primo turno nazionale dei play-off, al di là dei meriti di un Benevento eccellente specie da centrocampo in su, vanno ricercate nel passato più che nelle ultime due gare.
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L'Unione ha subito tante e troppe reti nella gestione Bordin e in particolare in quell’ultimo scorcio di regular season nel quale, dopo il terzo posto è sfumata anche l’opportunità della miglior quarta piazza che garantiva i play-off da testa di serie. L’aspetto più delicato è invece la gestione dell’organico, evidentemente non solo da parte del mister ma anche del club, deficitaria perché non ci si può privare dell’apporto prima di D’Urso, poi di Celeghin e morire con il cannoniere Lescano in panchina. Le ragioni sono in parte intuibili (trattative in uscita in primis) ma non giustificano l’azione dell’area tecnica della Triestina.
A gennaio il divorzio con Tesser, scelto a luglio dalla società per il suo pedigree nobile e bravissimo a bruciare le tappe di un gruppo nuovo con un girone d’andata superbo, era stato motivato dal presidente Rosenzweig e dai suoi dirigenti con la necessità di aprire un fase successiva (impropriamente la fase 2).
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Ebbene questa fase, cominciata a gennaio con un nuovo tecnico neofita in C e indebolendo l’organico, è stata ben poco costruttiva o fallimentare. Risultati scarsi, identità e gioco evaporati, rapporto con i tifosi ridotto ai minimi termini. Sull’altro piatto della bilancia la società, la cui solidità e l’investimento (quasi 20 milioni) è indiscutibile, ha rafforzato i rapporti con le istituzioni del territorio (il presidente Fedriga in primis ma anche il Comune di Trieste). Sono mattoni fondamentali per consolidare un’azienda e per un progetto di medio-lungo termine ma se non si vince e non arrivano i risultati il progetto resta sterile.
E allora da oggi la Triestina deve aprire la Fase 3 o se si preferisce quella dello sviluppo del progetto anche sportivo. Al momento a dirigerla ci sono il DG Menta e il Ds Donati che si stanno muovendo da tempo per scegliere un tecnico visto il contratto a termine di Bordin. E da oggi in poi non ci saranno gli alibi reali sui quali si era fondata la Fase 1: acquisizione del club a fine giugno, mercato avviato a metà luglio e poi la devastante grana del Rocco e l’esilio forzato a Fontanafredda.
C’è il tempo per definire gli obiettivi in una stagione non più di transizione, è questo il momento di scegliere strumenti e uomini per sviluppare il programma, è l’ora di avviare iniziative per riavvicinare i tifosi o intercettarne nuovi. Se va dato atto dell’obiettivo raggiunto dagli americani di dare stabilità e solidità alla Triestina altrettanto non è successo sul progetto tecnico.
Perché in un primo anno così oneroso sul piano finanziario (anche per sistemare i debiti ereditati dopo una stagione di gestione da brividi culminata con una salvezza miracolosa) lascia pochissime certezze dalle quali partire. E infatti si ripartirà da un nuovo allenatore, da forse un terzo dei giocatori della rosa attuale incardinata peraltro in molti contratti pluriennali. Non resta che attendere le prime mosse di Menta e degli altri dirigenti alabardati.
Infine l’eliminazione di sabato evita di tornare domani a Fontanafredda, al Comune di non aver noie per le esibizioni di Ultimo e Max Pezzali e alla Triestina di poter impostare la stagione in anticipo. La prossima però dovrà essere un’annata migliore o almeno diversa. —